Fase 2: arrivano chiarimenti del Governo sui congiunti


Fase 2: polemiche roventi sul termine congiunti a cui si potrà fare visita dal 4 maggio. Il Governo chiarisce: sì anche a fidanzati e “affetti stabili”

Fase 2: polemiche roventi sul termine congiunti a cui si potrà fare visita dal 4 maggio. Il Governo chiarisce: sì anche a fidanzati e "affetti stabili"

Anche fidanzati e “affetti stabili” rientreranno tra i “congiunti” a cui sara’ possibile far visita, secondo quanto previsto dal nuovo Dpcm firmato ieri dal premier Giuseppe Conte.

Questa e’ l’interpretazione che sta emergendo a Palazzo Chigi. Nei prossimi giorni, si spiega, saranno pubblicate le nuove Faq che spiegheranno l’applicazione concreta delle norme.

Per quanto riguarda le seconde case, come riferisce l’agenzia Dire (www.dire.it) la ministra De Micheli specifica: “Non si possono raggiungere le seconde case nell’ambito di questo dpcm. Bisogna rimanere nella casa di residenza”.

Il web insorge, boom di ricerche sul termine congiunti

“Se tecnicamente siamo tutti figli di Dio, rientra questa definizione nella visita ai congiunti? Chiedo per un’amica”. L’Italia insorge cosi’ sul web dopo la conferenza stampa serale di domenica 26 aprile, che lancia il presidente del Consiglio in un parapiglia crescente. Imperversano nei trend topics di Twitter gli hashtag #Contedimettiti (oltre 12.000 tweet), #fase2 e #congiunti che sfonda di gran lunga i 5.200 tweet dalla notte in cui viene rilasciato il nuovo Dpcm.

Ma Laura non si scoraggia e scende direttamente in campo con il dizionario Zingarelli che riporta: “Congiunti: legato da parentela, amicizia e simili”.

Si possono vedere i fidanzati? I fidanzati sono congiunti? È questa la domanda che impazza sul web e trova subito risposte ironiche: “No, potresti essere fidanzato con piu’ persone”, scrive qualcuno mentre qualcun’altro consiglia: “No, pero’ puoi sempre sposarla“.

L’Italia sui social parla chiaro e si schiera contro “la sciocca scelta familista del governo“, commenta qualcuno, mentre Davide ammonisce: “Si e’ scoperto che il virus fa distinzione tra congiunti e amici. Interessante”. Luca dal canto suo non si fa trovare impreparato e riflette: “Puoi andare a trovare la zia che non vedi da 20 anni, ma non puoi rivedere dopo 50 giorni il tuo compagno o compagna perche’ non sei sposato o unito civilmente. No, non e’ giusto. No, non va bene”.

È un grido corale e unito quello che si alza dal web per indicare al governo cio’ che ha sbagliato, e c’e’ perfino chi fornisce spunti alternativi per l’applicazione delle nuove misure: “Bastava chiedere di indicare una o due case di persone a cui si e’ legati che si vuole poter visitare– propone Mauro- Cio’ avrebbe permesso di non continuare a discriminare le coppie”. Non e’ un caso, infatti, che alle 20.40 di domenica sera Google Trends rilevi il picco massimo di ricerche per il termine ‘congiunti‘, raggiunto, ancora, attorno alle 22.30 per ricominciare a crescere dalla prima mattina di oggi.

Google riporta inoltre che e’ la Sardegna la regione che ha fatto il pieno di click sul termine, seguita da Abruzzo, Lombardia, Sicilia e Umbria. Aumentano, poi, del 900% le ricerche ‘Corte di cassazione’ correlate alla parola ‘congiunti’ e oscilla tra il 200 e il 160% la percentuale di associazioni relative a ‘unione civile’, ‘ragazza’ o ‘congiunti fidanzati’.

A incuriosire, inoltre, e’ l’impennarsi del 250% delle ricerche relative all’articolo 307 del codice Penale, che definisce ‘l’Assistenza ai partecipi di cospirazione o di banda armata’. Qual e’ la ragione per cui tutti lo ricercano? Cosa c’entrano cospirazioni e bande armate con la fase 2? La risposta e’ presto servita: l’articolo 307 del codice penale italiano sembrerebbe essere l’unico in cui viene fornita una chiara definizione di ‘prossimi congiunti’. “Gli ascendenti, i discendenti, il coniuge, la parte di un’unione civile tra persone dello stesso sesso, i fratelli, le sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti”.

Cammineremo “col vocabolario aperto sulla parola congiunti- rilancia Rosy- Perche’ tu vallo a spiegare alle forze dell’Ordine che una cara amica e’ piu’ di un congiunto”. Simona non attende e rincara la dose: “Penso a tutte le persone che non hanno piu’ una famiglia di sangue, perche’ credetemi ne esistono tante, penso a quelle che invece li hanno ma sono troppo lontani- twitta- E penso che ancora oggi fare differenza fra legami di sangue o no, a me fa venire i brividi”.

C’e’ chi non perde l’umorismo e rilancia l’appello a Conte, ormai divenuto virale: “Giuseppe cioe’ ci puoi fare due colonne tipo: si puo’ e non si puo’? Perche’ cosi’ e’ troppo difficile”. E chi invece rispolvera vecchie battute scherzose rivolte ai membri del governo, e sotto una foto del ministro Di Maio scrive: “Per i congiunti e’ fatta! Per i congiuntivi ci stiamo ancora lavorando”.

Congiunti, aggiunge Ale, “secondo il Corriere include i fidanzati. Secondo Repubblica no. Conte forse intendeva i congiuntivi”. Certo e’ che, conclude Francesca attaccando, “ci voleva proprio una task force per stabilire che la fase 2 e’ praticamente uguale alla fase 1, piu’ la presa in giro su congiunti e parrucchieri”.

Arcigay: “Riferimento inaccettabile”

“Le disposizioni illustrate dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in merito alla fase 2 della gestione dell’emergenza Coronavirus e contenute nel Dpcm pubblicato ieri sera sul sito del Governo ci lasciano sconcertati“. Così Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. Che prosegue: “In particolare, il fatto che l’allentamento delle restrizioni sulle relazioni sociali sia circoscritto alla definizione di “congiunti”, che nei nostri codici è riferita inequivocabilmente alla dimensione formale della parentela, di sangue o acquisita, rappresenta un inedito e inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti dei cittadini e delle cittadine, che taglia fuori ciò che lo Stato non vede o non riconosce, come ad esempio i genitori sociali non ancora riconosciuti all’interno delle famiglie omogenitoriali o le relazioni elettive che in alcuni casi sostituiscono addirittura quelle determinate dai legami biologici”.

Rivendichiamo con forza e senza disponibilità ad alcuna trattativa sul tema- prosegue Piazzoni-, una definizione di famiglia plurale e sociale, che sia in grado di includere tutte le formazioni elettive che costituiscono la rete di sostegno reale di tutte le persone, in primis le persone lgbti”. Continua la nota: “Sia chiaro: condividiamo senza dubbio la prudenza con cui ci sia avvia al superamento del lockdown della fase 1. A questo proposito, anzi, ci preme ricordare che i morti e le persone contagiate dal Coronavirus e ricoverate nelle terapie intensive sono i nostri amici, i nostri conoscenti, i nostri nonni e le nostre nonne, i nostri genitori, le persone che abbiamo amato e ancora amiamo. Insomma, il lutto e la paura hanno toccato i cittadini e le cittadine nell’intimo, producendo una drammatica consapevolezza, che non può essere confusa con noncuranza o leggerezza. Pertanto respingiamo qualsiasi rappresentazione che faccia pensare ai cittadini e alle cittadine come irresponsabili o peggio ancora incuranti delle conseguenze di una nuova eventuale ondata di contagi. Nessuno e nessuna di noi vorrebbe vedere un persona cara finire intubata a causa delle leggerezza o dell’incoscienza di contatti e relazioni”.

Prosegue ancora Piazzoni: “Questo allora deve essere il punto di partenza, il presupposto condiviso di qualsiasi strategia. Ci deve essere fiducia reciproca e responsabilità da tutte le parti. Quindi: benissimo che il Governo normi in maniera stringente e prudente la quantità di contatti e la modalità con cui essi debbano avvenire, cioè mantenendo la distanza prescritta e indossando gli appositi ausili. Ma nessun Governo può indicarci chi incontrare e chi no. Non si può continuare a ignorare il benessere psicologico di milioni di persone che vivono sole e che non hanno famiglia o che non hanno relazioni con i congiunti. Inoltre, ci rifiutiamo di pensare che il Governo non si preoccupi delle necessità relazionali dei giovani, che con scuole e università chiuse vedono completamente preclusa ogni possibilità di vita fuori dalla famiglia. La situazione è complessa, ed è indubbio che la ripresa della normalità debba passare da interventi ben ponderati, ma questo non può avvenire attraverso forzature che surrettiziamente promuovono alcune formazioni sociali a scapito di altre, infierendo ulteriormente sull’equilibrio psicofisico e sul benessere delle persone”.

Chiediamo con forza che gli esperti consultati riformulino tempestivamente la proposta contenuta nel Dpcm firmato ieri, senza concedere quantitativamente di più ma astenendosi dal tentativo torbido di distinguere affetti di serie A e di serie B, prescindendo dalle esperienze dei singoli e perfino della fotografia che i servizi demografici danno della nostra società. Diversamente, le tante persone colpite dai limiti del provvedimentorischiano di essere costrette a disubbidire per garantire quel minimo di relazioni e contatti sociali che sono necessari e indispensabili per il benessere degli individui”, conclude Piazzoni.

Puoti (Unicusano): “Sui congiunti quante carenze avvocato Conte…”

Da chi sono i congiunti a quante volte si può andare a trovarli, “quante carenze avvocato Giuseppe Conte”. A tirare le orecchie al presidente del Consiglio dei ministri, all’indomani dell’annuncio sui contenuti del nuovo Dpcm, è Giovanni Puoti, ex rettore e preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Niccolò Cusano, ora rettore vicario e componente del Cda dell’ateneo, intervistato dall’agenzia Dire. Il quale ha spiegato: “Non è stato individuato il grado di parentela. Abbiamo la famiglia ristretta dove ci sono ascendenze, discenze e coniuge, quindi nonni, genitori e figli. Poi ci sono i parenti che non fanno parte della famiglia ristretta, come zii, fratelli del padre e della madre, cugini, ecc… Quindi ci sono da notare due aspetti- ha continuato- Il primo è che non hanno identificato giuridicamente il grado di parentela: se voglio girare avrò sicuramente uno zio, un cugino o un parente di terzo, quarto o quinto grado sparso per la città. Altro punto, quello di consentire di vedere i parenti senza una indicazione anche della sequenza delle visite. Dopo 50 giorni di reclusione è chiaro che c’è un’esigenza di rivedersi, salutarsi, soprattutto in riferimento alla famiglia ristretta. Ma non è che si può andare ogni giorno a visitare i parenti. Sarebbe un controsenso“.

Su queste cose, “le indicazioni nel decreto sono carenti. E l’avvocato Giuseppe Conte è anche professore universitario di Diritto civile, proprio la materia che deve essere applicata in questa situazione...” ha concluso Puoti.