Tumore al seno: sacituzumab govitecan promosso


Tumore al seno triplo negativo: sacituzumab govitecan promosso nello studio randomizzato di fase 3 ASCENT. Ecco i risultati

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Il trattamento con il coniugato anticorpo-farmaco sacituzumab govitecan ha fornito «schiaccianti evidenze di efficacia» in pazienti con carcinoma mammario triplo negativo (TNBC) nello studio randomizzato di fase 3 ASCENT, tanto che il trial è stato interrotto in anticipo, come raccomandato all’unanimità dal comitato indipendente per il monitoraggio della sicurezza dei dati (DSMC). Lo ha annunciato in una nota Immunomedics, l’azienda che sta sviluppando il farmaco.

«Il carcinoma mammario triplo negativo è una malattia per la quale le opzioni di trattamento al di là della classica chemioterapia sono estremamente limitate. I notevoli risultati che abbiamo osservato su più endpoint nello studio ASCENT hanno giustificato l’interruzione anticipata della sperimentazione e sono indicativi di un passo avanti fondamentale nel trattamento di questa malattia devastante che colpisce maggiormente le donne più giovani e le afroamericane. Non vedo l’ora di pubblicare le analisi complete e finali di questi dati, quando saranno disponibili» ha dichiarato la presidente del DSMC, Julie R. Gralow, della University of Washington School of Medicine e del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle.

Sacituzumab govitecan e lo studio ASCENT
Sacituzumab govitecan è costituito dal metabolita attivo dell’irinotecan, SN-38, collegato con un anticorpo IgG umanizzato diretto contro TROP-2, una glicoproteina della superficie cellulare espressa in oltre il 90% dei casi di TNBC.

Lo studio ASCENT è un trial multicentrico interazionale nel quale sacituzumab govitecan è stato confrontato con un trattamento scelto dal medico, in un gruppo di pazienti con TNBC metastatico. Lo studio è stato avviato per confermare i risultati positivi di efficacia e sicurezza già ottenuti con questo farmaco in pazienti con TNBC, in un precedente studio di fase 1/2 pubblicato sul New England Journal of Medicine.

Nel dicembre 2019, infatti, la Food and drug administration ha accettato la domanda di approvazione accelerata per sacituzumab govitecan come trattamento per pazienti con TNBC metastatico già sottoposti ad almeno due precedenti linee di terapie per la malattia metastatica. L’approvazione accelerata si baserebbe sui dati già pubblicati di fase 2, ma richiederebbe dei risultati confirmatori, che ora Immunomedics è in grado di fornire proprio grazie ai dati dello studio ASCENT. L’agenzia Usa dovrebbe decidere se dare o meno il via libera al farmaco entro il 2 giugno 2020.

Studio di fase 2 come base del dossier registrativo
Lo studio di fase 1/2 sulla base del quale l’Fda ha accettato la domanda di approvazione di sacituzumab govitecan ha coinvolto 108 pazienti con TNBC, con un’età media di 55 anni (range: 31-80) e nella maggior parte dei casi (l’80%) con metastasi viscerali.

Il coniugato anticorpo-farmaco è stato somministrato con un dosaggio pari a 10 mg/kg nei giorni 1 e 8 di ciascun ciclo di 28 giorni.

Il 30% dei partecipanti aveva un performance status ECOG pari a 0 e il 70% pari 1. Complessivamente, 57 pazienti presentavano un’espressione di TROP-2 da moderata (2+) a forte (3+) secondo l’immunoistochimica, mentre in cinque la colorazione del marker era debole o assente e per i restanti pazienti i dati non erano disponibili.

Il campione era formato da soggetti altamente pretrattati; infatti, il numero mediano di regimi a cui i pazienti erano stati sottoposti in precedenza era pari a 3 (range: 2-10) e il 16,7% di essi era stato trattato con inibitori dei checkpoint immunitari. Inoltre, il 41% aveva già fatto un trattamento di terza linea e il 59% un trattamento di quarta linea o un linea successiva. Le terapie precedenti assunte più comunemente erano taxani (98%), antracicline (86%), ciclofosfamide (85%) e platino (75%).

Il tempo mediano intercorso fra la diagnosi di malattia metastatica e inizio del trattamento in studio è risultato di 1,5 anni.

Un terzo dei pazienti risponde al trattamento
Nei 108 pazienti trattati, il tasso di risposta obiettiva (ORR), valutato dagli sperimentatori, è risultato del 33,3%, con un tasso di risposta completa del 2,8% e di risposta parziale del 30,6%. Il 37% dei pazienti ha ottenuto una stabilizzazione della malattia, per cui il tasso di beneficio clinico è risultato del 45,4%, mentre il 25,9% ha mostrato una progressione del tumore.

Nei 39 pazienti che hanno risposto al trattamento, il tempo mediano di risposta è stato di 2 mesi (range: 1,6-13,5) e la durata mediana della risposta (DOR) di 7,7 mesi.

Non si sono osservate differenze rilevanti di risposta nei vari sottogruppi analizzati, anche se questi dati vanno interpretati con cautela, perché il numero dei pazienti in ciascun sottogruppo era limitato.

La sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana è stata di 5,5 mesi e la PFS stimata a 6 mesi è risultata del 41,9%, mentre quella a 12 mesi del 15,1%. La sopravvivenza globale (OS) mediana è risultata, invece, di 13,0 mesi, con un’OS stimata a 6 mesi e a 12 mesi rispettivamente del 78,5% e 51,3%.

I dati di sicurezza
Sul fronte della sicurezza, eventi avversi di grado 3/4 si sono manifestati nell’85% dei pazienti trattati con sacituzumab govitecan e il 35% dei pazienti ha sviluppato eventi avversi gravi. Complessivamente, solo tre hanno dovuto interrompere il trattamento a causa di eventi avversi, due dei quali a causa di eventi avversi ritenuti correlati al farmaco in studio. Il 25% dei pazienti ha dovuto ridurre la dose di sacituzumab govitecan a 7,5 mg/kg, mentre il restante 75% ha potuto continuare con 10 mg/kg.

Gli eventi avversi più comuni di qualsiasi grado sono stati nausea (67%), neutropenia (64%), diarrea (62%), spossatezza (55%) e anemia (50%), mentre gli eventi avversi più comuni di grado 3/4 (aventi un’ incidenza ≥10%) sono stati neutropenia (41,7%), anemia (11%), riduzione della conta dei globuli bianchi (11%), ipofosfatemia (9%), diarrea (8%) e affaticamento e astenia (8%). Dieci pazienti (9,3%) hanno sviluppato neutropenia febbrile nel corso dello studio. Inoltre, si sono verificati quattro decessi durante il trattamento.