Emis Killa bestemmia su Instagram: tha Supreme risponde


Emis Killa bestemmia su Instagram e tha Supreme risponde: “Purtroppo la mancanza di rispetto verso chi crede è vista come una cosa normale”

Emis Killa bestemmia su Instagram e tha Supreme risponde: "Purtroppo la mancanza di rispetto verso chi crede è vista come una cosa normale"

Una questione culturale e di rispetto. Si è accesa nelle scorse ore la discussione sulla bestemmia nel rap grazie a un post di Esse Magazine (che potete leggere per intero QUI) nel quale Michele “Wad” Caporosso spiega i motivi che portano il rap al suo punto più basso.

Il punto più basso che il rap possa raggiungere. Per tanti motivi che non c’entrano con la religione. Quando un rapper bestemmia o allude alla bestemmia la sua musica muore un po’, perché perde di valore artistico. Azzera il suo peso culturale. Dovrebbe far ridere? Che roba è? Dà virilità all’artista? Vorreste dirmi che è come quando un rapper americano dice “goddamn”?”

L’argomento, spiega la Dire Giovani (www.diregiovani.it), è delicato e difficilmente i diretti interessati sono intervenuti a commentare nel tempo. Lo ha fatto tha Supreme, che prima ha risposto alla bestemmia scritta da Emis Killa nei commenti al post con un semplice “cringe” e poi ha scritto un lungo post nelle sue storie di Instagram.

Il post di tha Supreme

“Per i 1000 messaggi che mi stanno arrivando: non ho nulla contro Emis Killa e avrei risposto allo stesso modo se avesse commentato un artista con cui ho collaborato. Vengo da una famiglia credente (ma non cattolica) e odio fare i pipponi ma purtroppo la mancanza di rispetto verso chi crede è vista come una cosa normale, quel commento non era una semplice bestemmia lanciata per un qualche motivo concreto ma una risata in faccia a tutti i credenti che hanno quell’appiglio nella vita e affrontano i problemi così. C’è chi lo fa con alcol, donne e psicofarmaci, chi con la droga e chi chiude gli occhi e prega senza rompere il ca∗∗o a nessuno. Non c’è tanto da riderci sopra raga, ora con questo non voglio dire che se un mio amico bestemmia lo inizio ad odiare e non ci parlo più, ma un conto è un mio amico, un conto è un rapper verificato e con 1,6 milioni di followers che fa capire a chi lo prende come riferimento che ci crede non merita rispetto, perché vista nel complesso è così (il post in parte cercava di spiegare che nella musica la bestemmia non dovrebbe esistere dato che arriva alle orecchie di chiunque). Mi sembro mio nonno a fare queste storie però se avete davvero libertà di pensiero ragionateci un po’. Spero con tutto il cuore che questa storia arrivi alle persone giuste ma anche ai boomer per farmi due risate, vvb”.

Una spiegazione semplice che arriva dritto al punto, che fatta da un ragazzo di soli 18 anni acquista ancora più valore. Che confine ha il rispetto dell’altro? Quando è valicabile? Domande che non ci si fa più e che, invece, come dimostra tha Supreme dovremmo avere sempre di fronte.