Cirrosi: ecco quanto influiscono dieta e microbiota


Cirrosi: i cambiamenti nella dieta e nel microbiota possono essere collegati a encefalopatia epatica minima e ricoveri secondo un nuovo studio

Cirrosi: i cambiamenti nella dieta e nel microbiota possono essere collegati a encefalopatia epatica minima e ricoveri secondo un nuovo studio

I cambiamenti nella dieta, soprattutto per quanto riguarda la quantità di grassi e proteine, e nel microbiota possono essere collegati a encefalopatia epatica minima e ricoveri in pazienti messicani con cirrosi rispetto a pazienti americani. E’ quanto evidenzia uno studio pubblicato su Liver International, suggerendo che la composizione del microbiota intestinale, che impatta sulla salute epatica, è influenzata da vari fattori quali alimentazione, genetica e fattori socio-economici.

Come già mostrato in uno studio precedente degli stessi autori, di istituti di ricerca inglesi e americani, la diversità microbica è più alta nei cirrotici provenienti dalla Turchia rispetto a pazienti degli Stati Uniti, ed è associata a un minor rischio di ricoveri per 90 giorni. Quindi l’etnia e la dieta hanno un peso elevato sull’andamento della malattia.

Il microbiota intestinale è influenzato dalla dieta e dall’etnia, che influiscono sulla cognizione e sui ricoveri nei pazienti con cirrosi.

In questo studio gli autori hanno cercato di confrontare il microbiota salivare e intestinale e le loro relazioni con la dieta, i ricoveri e le funzioni cerebrali in persone, americane e messicane, con e senza cirrosi.

I ricercatori hanno evidenziato che nonostante il Messico sia un paese a medio reddito, è unico per l’elevata prevalenza di obesità che è parallela agli Stati Uniti. Inoltre, l’intolleranza al lattosio e l’assunzione relativamente bassa di proteine nella dieta messicana rendono importante il confronto con la tipica dieta occidentale in US.
Nello studio sono stati inclusi controlli e pazienti bilanciati per età (n=275) con cirrosi compensata/scompensata che sono stati seguiti per 90 giorni.

Sono stati analizzati i parametri dietetici, salivari e fecali del microbiota tra e all’interno dei paesi e un sottogruppo di pazienti è stato anche sottoposto a test di encefalopatia epatica minima (MHE, cioè quella forma che non porta a disfunzioni cognitive clinicamente evidenti).

Lo studio ha incluso 133 pazienti negli Stati Uniti (40 controlli, 50 con cirrosi compensata e 43 con cirrosi scompensata) e 142 pazienti dal Messico (41 controlli, 49 con cirrosi compensata e 52 con cirrosi scompensata).

I ricercatori hanno scoperto che la dieta di tutti i pazienti con cirrosi scompensata presentava una minore assunzione di proteine e grassi animali. Tuttavia, l’assunzione era peggiore nei pazienti messicani. La diversità era più bassa nelle feci e nella saliva tra i pazienti con cirrosi scompensata e, di nuovo, era peggiore nei messicani. Infine, i batteri appartenenti alla famiglia delle prevotellaceae erano presenti in quantità minore tra i pazienti con cirrosi scompensata, in particolare tra i pazienti con minore assunzione di grassi e proteine animali in entrambi i paesi.

I ricercatori hanno scoperto che i pazienti provenienti dal Messico avevano tassi di ricovero più alti rispetto ai pazienti degli Stati Uniti (26% contro 14%; p=0,04). Nella loro analisi, Bajaj e colleghi hanno scoperto che la presenza delle famiglie di batteri prevotellaceae, ruminococcaceae e lachnospiraceae riduceva il rischio di ricovero in ospedale indipendentemente dal modello di malattia epatica allo stadio terminale o la presenza di ascite.

Il tasso di MHE era simile tra i 120 pazienti. I ricercatori hanno scoperto che l’aumento del MELD e lo scompenso aumentavano il rischio di MHE, mentre il rapporto di disbiosi della cirrosi e la presenza di prevotellaceae riducevano il rischio di MHE.

“Questo studio e il nostro precedente confronto con i dati provenienti dalla Turchia mostrano che ogni paese rappresenta una combinazione unica di dieta, genetica dell’ospite e sfide socio-economiche che influenzano il microbiota intestinale e la prognosi della cirrosi”, ha detto Bajaj. “Pertanto, quanto riscontrato in un paese non può essere adattato a pazienti di altre provenienze, ed è necessaria una prospettiva globale nella ricerca sull’asse intestino-cervello e sulla cirrosi.”