Pubertà precoce aumenta rischio diabete di tipo 2


La pubertà precoce potrebbe essere un nuovo fattore di rischio per il diabete di tipo 2: importante monitorare altezza e peso degli adolescenti

La pubertà precoce potrebbe essere un nuovo fattore di rischio per il diabete di tipo 2: importante monitorare altezza e peso degli adolescenti

Nei giovani maschi la pubertà precoce, caratterizzata da aumenti importanti della crescita in altezza, è risultata associata a un maggior rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 in età adulta, secondo gli esiti di uno studio svedese basato sulla popolazione e pubblicato sulla rivista Diabetologia.

In particolare, i ricercatori hanno scoperto che i ragazzi che avevano avuto un picco di crescita puberale tra 9,3 e 13,4 anni (il gruppo più giovane) avevano circa il doppio delle probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2 precoce (a un’età pari o inferiore ai 57 anni) rispetto a quelli con un picco di crescita tra 14,8 e 17,9 anni (il gruppo più vecchio), una volta che i dati sono stati adeguati per l’indice di massa corporea (BMI) dei soggetti prima della pubertà.

«La pubertà precoce potrebbe essere un nuovo fattore di rischio per il diabete di tipo 2 e il monitoraggio di altezza e peso durante l’adolescenza è importante per identificare le persone più a rischio», ha dichiarato l’autore principale dello studio Jenny Kindblom, direttore medico al Pediatric Clinical Research Center presso il Sahlgrenska University Hospital, in Svezia. «Questo studio non rivela i meccanismi alla base di questa associazione. Sono necessari studi meccanicistici per capire in che modo la prima pubertà conferisce un aumento del rischio».

Uno studio osservazionale svedese
Kindblom e colleghi hanno analizzato i dati relativi a oltre 30mila soggetti maschi che partecipavano allo studio BMI Epidemiology Study Gothenburg (BEST Gothenburg), una coorte composta da uomini nati tra il 1945 e il 1961 e seguita fino a dicembre 2016 (follow-up medio di 30,7 anni).

«In questo studio di coorte, abbiamo ipotizzato che l’età precoce alla velocità di picco dell’altezza, indipendentemente dal BMI prepuberale, è associata a un aumento del rischio di sviluppare diabete di tipo 2 negli uomini» hanno scritto gli autori. «Il nostro obiettivo era valutare l’associazione tra i tempi puberali e il rischio di malattia negli adulti svedesi, indipendentemente dal BMI infantile».

Hanno calcolato l’età alla velocità di picco dell’altezza (Peak Height Velocity, PHV), un metodo per valutare i tempi della pubertà negli uomini, e hanno determinato lo stato del diabete di tipo 2 collegando i dati con il Swedish National Patient Register, per poi stimare l’associazione tra l’età puberale e lo sviluppo della condizione.

«Abbiamo osservato violazioni dell’assunzione dei rischi proporzionali per l’associazione tra età alla PHV e il rischio di diabete di tipo 2, pertanto abbiamo diviso il periodo di follow-up all’età mediana della diagnosi di diabete di tipo 2 (57,2 anni) per definire la diagnosi precoce (≤ 57,2 anni) e tardiva (> 57,2 anni) del diabete di tipo 2», hanno spiegato i ricercatori.

Associazione tra età alla PHV e diabete di tipo 2
All’interno della coorte, 1.851 uomini hanno sviluppato diabete di tipo 2, con un’età media alla PHV di 14 anni, inversamente associata al diabete precoce di tipo 2. Per ogni età alla PHV inferiore di 1 anno, il rischio di sviluppare la malattia precoce era del 28% superiore, mentre era del 13% più elevato nel caso della malattia tardiva.

Il rischio di sviluppare il diabete precoce di tipo 2 è risultato quasi doppio (HR 1,97) tra gli uomini nella fascia di età nel quartile più basso della PHV (9,3 – 13,4 anni) rispetto a quelli con età alla PHV compresa tra 14,8 e 17,9 anni. I rapporti di rischio erano pari a 1,5 per gli uomini nel quartile 2 (età 13,4-14,1 anni) e 1,26 per i soggetti nel quartile 3 (età 14,1-14,8 anni) rispetto a quelli nel quartile 1.

Le associazioni tra l’età alla PHV e il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 precoce e tardivo erano più simili una volta effettuati gli aggiustamenti in base al BMI, con un HR di 1,24 per il diabete di tipo 2 precoce e di 1,11 per quello tardivo. Non sono invece cambiate dopo gli aggiustamenti per il peso alla nascita e il livello di istruzione.

È inoltre merso che un’età più giovane alla PHV ha predetto la probabilità di dover ricevere la terapia insulinica per il diabete di tipo 2, con una riduzione del rapporto di probabilità (OR, odds ratio) di 1,25 per ogni anno di riduzione dell’età alla PHV.

«Supponendo un rischio più elevato tra i soggetti con un’età alla PHV inferiore alla mediana, il fattore attribuibile alla popolazione indica che avrebbe sviluppato la malattia il 15% in meno degli individui con una diagnosi di diabete di tipo 2, se non avessero raggiunto la pubertà in anticipo», hanno aggiunto gli autori.

«Questi risultati rafforzano il concetto che la pubertà precoce fa parte di una traiettoria avversa durante l’infanzia e l’adolescenza e che a questo contribuisca un elevato indice di massa corporea, sia prima che dopo la pubertà», ha concluso Kindblom. «Un monitoraggio continuo delle variazioni di altezza e peso non solo durante l’infanzia, ma anche nell’adolescenza, è importante e potrebbe aiutare a identificare le persone a maggior rischio di sviluppare il diabete di tipo 2».