Diabete: fumo e ipoglicemia peggiorano la vista


Negli adulti con diabete di tipo 2 fumo e ipoglicemia grave peggiorano la vista secondouno studio pubblicato sul Journal of Diabetes and its Complications

Negli adulti con diabete di tipo 2 fumo e ipoglicemia grave peggiorano la vista secondouno studio pubblicato sul Journal of Diabetes and its Complications

Gli adulti con diabete di tipo 2 sono risultati essere maggiormente soggetti al rischio di subire una riduzione della capacità visiva se erano fumatori, hanno avuto un grave episodio di ipoglicemia o un elevato rapporto urinario albumina-creatinina, secondo gli esiti di uno studio pubblicato sul Journal of Diabetes and its Complications.

«Il fumo, l’ipoglicemia grave e un rapporto albumina-creatinina elevato nelle urine sono stati associati in modo indipendente a un peggioramento della visione nelle persone che soffrono di diabete di tipo 2, ma sono tutti fattori di rischio potenzialmente modificabili», hanno scritto uno degli autori dello studio Timothy Davis, della University of Western Australia a Perth, in Australia, e colleghi. «Le strategie per smettere di fumare e la gestione ottimale dei fattori di rischio cardiometabolico, inclusi i regimi di riduzione del glucosio nel sangue che riducono al minimo l’ipoglicemia, sembrano essere importanti nel prevenire la perdita della vista associata al diabete di tipo 2».

Per studiare l’impatto del diabete di tipo 2 e dei fattori di rischio associati sulla visione, i ricercatori hanno reclutato 1.732 partecipanti al Fremantle Diabetes Study Phase II (età media 65,1 anni, 37,8% donne, durata mediana iniziale del diabete di 7 anni), 1.551 dei quali avevano il diabete di tipo 2. Sono stati sottoposti a valutazioni face-to-face e dell’acuità visiva al basale e a 2 e 4 anni, misurata tramite la carta Bailey Lovie a una distanza di 3 metri in una stanza ben illuminata.

La visione normale o quasi normale è stata classificata come un’acuità visiva uguale o inferiore a 6/19, il danno visivo come un’acuità visiva compresa tra 6/19 e 6/48, e la cecità come un’acuità visiva superiore a 6/48. Una variazione della capacità di visione è stato definita come una differenza nell’acuità visiva di oltre 10 lettere dalla misurazione di base.

Maggior rischio legato al fumo e all’ipoglicemia grave

Dopo avere escluso un ampio numero di partecipanti, nei restanti 882 pazienti l’incidenza cumulativa di disabilità visiva è stata dello 0,9% senza che nessun paziente con visione normale o quasi normale sviluppasse cecità. L’incidenza cumulativa della riduzione della vista è stata del 2,9% (26), mentre nell’1,9% dei soggetti è stato invece rilevato un miglioramento dell’acuità visiva, di solito legato all’impianto chirurgico di lenti intraoculari. «I soggetti con una migliore acuità visiva avevano maggiori probabilità di essere stati sottoposti dopo il basale all’inserimento di una lente intraoculare per via della cataratta», hanno fatto presente i ricercatori.

Le probabilità di incorrere in un peggioramento della vista risultavano triplicate tra i pazienti che avevano fumato in qualsiasi momento prima del basale rispetto ai non fumatori (OR=3,17, p=0,026). «Il fumo è un noto fattore di rischio per la malattia oculare», hanno aggiunto. «È interessante notare che nella nostra coorte le probabilità di perdita della vista negli gli ex fumatori non erano significativamente più elevate rispetto ai non fumatori, un risultato che suggerisce che il danno oculare causato dal fumo potrebbe non essere permanente».

Le probabilità di una riduzione della capacità visiva sono risultate ancora più elevate in quanti avevano riportato un evento ipoglicemico grave (OR=5,59, p=0,019). «I nostri dati mostrano che una storia di grave ipoglicemia ha aumentato le probabilità di una successiva perdita della vista», hanno spiegato gli autori, sottolineando che questo evento può peggiorare i danni tissutali ischemici preesistenti o contribuire a una lunga durata del diabete scarsamente controllato, ognuno dei quali potrebbe «aumentare il rischio di complicanze oculari che portano alla compromissione della vista».

Un importante fattore di rischio è stato individuato nella compromissione della funzionalità renale, identificata come rapporto albumina-creatinina urinaria (uACR), un parametro associato ad altre patologie oculari, come la retinopatia e l’edema maculare, che può essere un «marker surrogato di una varietà di malattie oculari con fattori di rischio condivisi, come un cattivo controllo metabolico, che hanno implicazioni per la visione» hanno spiegato gli autori.