Epatite cronica: aspirina riduce rischio tumore al fegato


Epatite virale cronica: l’uso di aspirina a basse dosi riduce il rischio di tumore al fegato secondo uno studio svedese pubblicato sul New England Journal of Medicine

Aspirina a basse dosi riduce il rischio di tumore al fegato secondo uno studio svedese pubblicato sul New England Journal of Medicine

L’uso di aspirina a dosi ridotte diminuisce il rischio di sviluppare un tumore al fegato e il rischio di morte collegata alla malattia epatica nei pazienti con epatite virale cronica. E’ quanto emerso da uno studio svedese condotto a livello nazionale, pubblicato sul New England Journal of Medicine.

In particolare, il rischio di carcinoma epatocellulare (HCC) è stato ridotto del 31% e la mortalità epatica è diminuita del 27% con l’aspirina.

“Abbiamo osservato per la prima volta in una popolazione occidentale e a livello nazionale che l’uso di aspirina a basso dosaggio è associato a una sostanziale riduzione del rischio di sviluppare il carcinoma epatocellulare”, ha spiegato Tracey G. Simon, l’autore principale dello studio, del Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School di Boston.

HCC è la quarta causa di morte per cancro in tutto il mondo. La patologia è associata nella maggior parte dei casi a epatite B (HBV) e C (HCV), ha spiegato Jennifer A. Flemming, della Queen’s University, Kingston, Canada, una esperta non coinvolta nello studio. HCC è anche uno degli unici tumori a mostrare una crescente incidenza negli ultimi decenni, ha aggiunto Flemming.

Tuttavia, i risultati di questo studio non cambiano la pratica clinica. “È prematuro prescrivere basse dosi di aspirina in pazienti con epatite virale per la sola indicazione di prevenzione del carcinoma epatocellulare nella pratica clinica, senza il supporto di dati prospettici randomizzati”, ha detto l’esperto.

Ulteriori studi sono necessari in pazienti con cirrosi compensata e scompensata, per determinare il momento ottimale per iniziare o interrompere il trattamento con aspirina, per massimizzare il beneficio e ridurre gli eventi avversi.

Dettagli dello studio

“Alcuni studi precedenti avevano mostrato un beneficio dipendente dalla durata dell’uso dell’aspirina nella prevenzione del carcinoma epatocellulare in popolazioni più piccole. Questo studio è il primo a confermare una relazione durata del trattamento-risposta con l’uso di aspirina a basse dosi in una popolazione europea non selezionata, con epatite virale confermata”, ha sottolineato Simon.

Per il loro studio, Simon e colleghi hanno utilizzato il database del Registro svedese per la sorveglianza delle malattie trasmissibili, per identificare 50.275 adulti con diagnosi di HBV e HCV acuta e cronica tra il 2005 e il 2015. Circa 13.276 adulti presentavano infezione da HBV e 36.999 da HCV, tra cui 14.205 persone che facevano uso di aspirina a basso dosaggio (75 mg o 160 mg) e 36.070 soggetti che non facevano uso del farmaco.

L’analisi ha mostrato che nei pazienti che utilizzavano l’aspirina, l’incidenza cumulativa a 10 anni del carcinoma epatocellulare era del 4% rispetto all’8,3% dei controlli. Dopo aggiustamento per diverse variabili, i soggetti che facevano uso di aspirina avevano un rischio di HCC inferiore del 31% rispetto ai non consumatori.

I pazienti che assumevano aspirina a basso dosaggio hanno avuto una mortalità epatica a 10 anni dell’11% rispetto al 17,9% dei non consumatori. Il rischio aggiustato di mortalità epatica era del 27% più basso tra i consumatori di aspirina rispetto ai non consumatori.
Non vi è stata alcuna differenza significativa nel rischio di emorragia gastrointestinale a 10 anni tra i pazienti che facevano uso di aspirina e i controlli (7,8% e 6,9%, rispettivamente). Inoltre, l’analisi ha mostrato che i rischi di emorragie gastrointestinali erano simili tra i due gruppi nei pazienti con cirrosi compensata e quelli senza cirrosi (8,3% e 7,5%, rispettivamente).

In particolare, il rischio di HCC era significativamente più basso dopo 3-5 anni di utilizzo dell’aspirina e dopo 5 o più anni di utilizzo (adjusted hazard ratio [HR], 0,66, 0,57, rispettivamente) rispetto all’utilizzo a breve termine (3 mesi a <1 anno; adjusted HR, 0,90) o all’utilizzo intermittente. Quando i soggetti con epatite virale cronica hanno smesso di prendere l’aspirina, il loro rischio di HCC è aumentato del 22% rispetto ai coetanei che hanno continuato a usare l’aspirina.

Anche il rischio di morte per cause epatiche è aumentato del 31% nei soggetti che facevano uso di aspirina e che hanno successivamente interrotto il trattamento rispetto a quelli che non avevano smesso la terapia.

“I nostri risultati sono stati coerenti, indipendentemente dal sesso, dalla causa dell’epatite o dalla cirrosi compensata sottostante”, scrivono gli autori. “Le associazioni durata-risposta danno ulteriore credito a una potenziale relazione causale”.