Cutting: un fenomeno sempre più diffuso


Il cutting, una delle forme di autolesionismo, è sempre più diffuso specie tra i giovani: ecco caratteristiche, forme e variabili

Il cutting, una delle forme di autolesionismo, è sempre più diffuso specie tra i giovani: ecco caratteristiche, forme e variabili

Il cutting è un fenomeno sempre più diffuso e negli ultimi anni se ne sente parlare sempre più. Il termine deriva dall’inglese ‘to cut’, che significa tagliare, ferire.

Protagonista è il corpo che, soprattutto nella fase adolescenziale, è al centro di grandi cambiamenti, spesso sfugge al controllo, può diventare una zavorra, non sempre ha uno sviluppo sincrono con quello della propria identità e può essere vissuto come estraneo. Per tali ragioni, può diventare il luogo dove agire il proprio dolore, anche perché in una fase di grandi movimenti è più istintivo “fare” piuttosto che trasformare un’emozione in pensiero.

Tagliandosi si tenta di vivere sul proprio corpo un dolore altrimenti indicibile; attraverso il corpo si possono esprimere tutti i sentimenti di frustrazione, rabbia, delusione, che non si riescono altrimenti a contenere.

Il cutting è una delle forme di autolesionismo, che può essere definito come un “comportamento ripetitivo, solitamente non letale per severità né intento, diretto volontariamente a ledere parti del proprio corpo” (Favazza, 1989). Le modalità di autoferimento più comuni sono tagli, incisioni sulla pelle, scavarsi, raschiarsi o grattarsi fino a far uscire il sangue, inseririmento oggetti nella pelle e/o sotto le unghie, tatuarsi da soli, bruciarsi la pelle, strapparsi i capelli. Tutto ciò è spesso l’espressione di un dolore profondo dovuto a una solitudine e una tristezza intollerabili e a cui nessuno è stato in grado di dare senso. Dolore che di frequente si accompagna al processo di crescita e che secondariamente può essere espressione di un bisogno intenso di scaricare le tensioni, comprese quelle sessuali.

Ma il cutting non è solo questo, a volte è anche emulazione, quindi può essere funzionale alla ricerca di attenzioni e permette di accendere i riflettori su di sé. Come fare, quindi, a capire quando è necessario preoccuparsi? La verità è che, in ogni caso, se un ragazzo utilizza l’autolesionismo significa che ha bisogno di essere attenzionato, sia che si tratti di imitazione sia che si tratti di altro. Inoltre, è molto importante osservare i dettagli, paradossalmente se i tagli sono più visibili la situazione è meno allarmante. Dobbiamo preoccuparci maggiormente quando vengono scelti punti del corpo poco accessibili, non svelabili nemmeno in estate, inoltre è bene controllare la profondità del taglio e anche il tipo di strumento che viene utilizzato. Insomma, tutte variabili che danno delle informazioni in più sul malessere di quella persona.

Quindi, evitando allarmismi, come afferma l’agenzia Dire Giovani (www.diregiovani.it), se è vero che dominante è un senso di solitudine, è sempre importante volgere uno sguardo attento e vigile a chi mostra questi segni, ponendosi in una condizione di ascolto reale e mai giudicante e pregiudizievole, solo così è possibile creare una porta d’accesso e raggiungere chi in qualche modo sta chiedendo aiuto, per poi indirizzarlo verso un supporto psicologico specialistico.