Psoriasi a placche, 4 anticorpi monoclonali efficaci


Psoriasi a placche, alti tassi di risposta con quattro anticorpi monoclonali: brodalumab, guselkumab, ixekizumab e risankizumab

Psoriasi a placche, alti tassi di risposta con quattro anticorpi monoclonali: brodalumab, guselkumab, ixekizumab e risankizumab

Nel trattamento sia a breve che a lungo termine della psoriasi a placche da moderata a grave, i farmaci biologici brodalumab, guselkumab, ixekizumab e risankizumab hanno ottenuto i tassi di risposta più elevati, in base ai risultati di una metanalisi pubblicata di recente sulla rivista JAMA Dermatology.

Numerosi trattamenti sia biologici che orali hanno dimostrato di comportare benefici sostanziali nei pazienti con psoriasi a placche, ma sussistono ampie variazioni nella risposta del paziente alle diverse terapie e non sono disponibili degli studi di confronto diretto tra queste molecole, motivo per cui i medici hanno difficoltà nel comparare l’efficacia tra questi farmaci.

Il team guidato da April Armstrong, della University of Southern California a Los Angeles, ha comparato l’efficacia dei trattamenti sistemici per la psoriasi, compresi i farmaci biologici di recente sviluppo, in una metanalisi che ha interessato 60 studi su agenti anti-TNF, anti-IL-23, anti-IL-17, apremilast e ustekinumab.

Risposte sovrapponibili nel breve e nel lungo termine

I tassi di risposta stimati per lo Psoriasis Area and Severity Index (PASI) 75, 90 e 100 in un periodo compreso tra 10 e 16 settimane dal basale (breve termine) sono risultati più elevati con brodalumab, guselkumab, ixekizumab e risankizumab, senza differenze significative tra i trattamenti.

A titolo di esempio, i risultati relativi al PASI 90 erano circa del 70%. In particolare i tassi PASI 90 più alti sono stati osservati con risankizumab (71,6%), brodalumab (70,8%), ixekizumab (70,6%) e guselkumab (67,3%).

Alle settimane 44-60 (lungo termine), i trattamenti con i tassi PASI 90 più elevati sono stati risankizumab (79,4%), guselkumab (76,5%), brodalumab (74,0%) e ixekizumab (73,9%).

«In assenza di trial clinici randomizzati testa a testa sui trattamenti per la psoriasi a placche da moderata a grave, questo studio fornisce quella che riteniamo sia una valutazione completa dell’efficacia comparativa a breve e lungo termine tra diversi nuovi trattamenti» hanno riportato gli autori.

«I confronti sull’efficacia emersi dalla meta-analisi sono utili per identificare i livelli di efficacia a breve termine dei farmaci disponibili, classificandoli in molto elevati, elevati, modesti e scarsi» hanno scritto Bruce Strober della Yale University School of Medicine, a New Haven, nel Connecticut, e Kenneth Gordon del Medical College of Wisconsin, a Milwaukee, in un editoriale di accompagnamento.

«Al lettore resta da determinare la rilevanza clinica delle piccole differenze nei risultati di queste molecole. Le classifiche di efficacia emerse dalla meta-analisi offrono un prezioso punto di partenza da cui iniziare discussioni con i pazienti e migliorare il processo decisionale condiviso relativo alla scelta del trattamento più appropriato per la psoriasi», hanno concluso.

Farmaci biologici vs metotrexato
In uno studio di coorte pubblicato sempre su JAMA Dermatology, i ricercatori hanno confrontato i miglioramenti a sei mesi del PASI tra 234 bambini con psoriasi a placche da moderata a grave trattati con metotrexato o agenti biologici.

Il metotrexato è stato usato tre volte più spesso dei biologici nel Nord America e due volte più spesso in Europa, secondo il primo autore Inge Bronckers dell’Università di Radboud, a Nimega nei Paesi Bassi, e colleghi.

Dopo sei mesi, ha raggiunto il PASI 75 un numero significativamente superiore di pazienti trattati con farmaci biologici (71,4%) rispetto al metotrexato (40%). Inoltre, più pazienti trattati con agenti biologici (48,6%) rispetto al metotrexato (35,6%) ha ottenuto una pelle libera da lesioni o con segni minimi di malattia, un dato che non ha però raggiunto la significatività statistica, a indicare che il metotrexato rimane un trattamento efficace per la psoriasi pediatrica.

Il 35,3% dei pazienti sottoposti a metotrexato ha interrotto il trattamento (19,3% per inefficacia, 11,8% per eventi avversi e 3,7% per non aderenza), rispetto al 22,5% dei pazienti trattati con farmaci biologici (15,5% per inefficacia e 5,6% per eventi avversi).

La “drug survival” del farmaco dovuta alla mancanza di efficacia era sovrapponibile tra i gruppi di trattamento, ma le interruzioni del trattamento legate agli effetti collaterali sono risultate quasi cinque volte più frequenti con il metotrexato.

L’efficacia dei farmaci biologici nel trattamento della psoriasi di solito si attenua nel tempo. La drug survival, nota anche come “persistenza dei farmaci”, è il tasso e la durata dell’aderenza al trattamento, che ne rappresenta l’efficacia e la sicurezza a lungo termine nel mondo reale. È un riferimento utile per la scelta di un biologico per la terapia della psoriasi.

«Il metotrexato e i farmaci biologici sembrano essere associati al miglioramento della psoriasi in età pediatrica, anche se i secondi sembrano comportare una maggiore riduzione dei punteggi di gravità della psoriasi e tassi di drug survival più elevati rispetto al metotrexato, nel contesto del mondo reale» hanno concluso gli autori dello studio. «Per avere una conferma dei risultati è necessario condurre ulteriori studi che confrontino direttamente queste opzioni terapeutiche».