Scarpe vegane: una raccolta fondi per produrle


La startup “ID.Lab” che ha presentato le sue scarpe vegane ribattezzate “ID-Eight”. L’idea è nata da una coppia italo-coreana

La startup “ID.Lab” che ha presentato le sue scarpe vegane ribattezzate "ID-Eight”. L’idea è nata da una coppia italo-coreana

Da pochi giorni è possibile sostenere la startup “ID.Lab” che ha presentato le sue scarpe ecosostenibili “ID-Eight”. L’idea è nata da una coppia italo-coreana, la product manager napoletana Giuliana Borzillo e lo stilista sudcoreano Dong Seon Lee, che hanno l’obiettivo di lanciare sul mercato una calzatura a basso impatto ambientale, Made in Italy, realizzata con materiali innovativi ed ecosostenibili, provenienti dagli scarti dell’industria alimentare, caratterizzata da un design casual e unisex con richiami agli anni ’90.

I materiali utilizzati sono principalmente tre tipologie di simil-pelle derivanti da sottoprodotti delle attività agricole o industriali che lavorano la frutta: Pinatex realizzato con foglie di scarto dell’ananas, Vegea textile e Pelle-mela che si ricavano rispettivamente dalla vinaccia e dalle parti non commestibili delle mele. Anche la suola, i lacci e tutti i dettagli sono realizzati in materiali riciclati.

Lo stesso packaging delle scarpe vegane, spiega Garantitaly, è pensato come uno strumento per incidere positivamente sull’ambiente: la scatola è realizzata in carta riciclata e al suo interno il cliente troverà una bomba di semi da piantare in un vaso o da lanciare in un giardino della propria città per attrarre le api, un piccolo gesto per una biodiversità migliore.

Dalla settimana scorsa è partita la campagna di raccolta fondi sulla piattaforma Kickstarter a sostegno dei costi di produzione dei modelli di scarpe vegane. Il team che supporta i due fondatori della startup è composto da giovani professionisti impegnati nella difesa dell’ambiente. Tutta la filiera del prodotto è controllata ed anche il trasporto sarà affidato a ditte che non sfruttano i lavoratori e che rispettano i diritti sindacali.
Il tutto per qualificarsi come un piccolo progetto green che vuole tentare la strada della sperimentazione di una economia diversa, condivisa, partecipativa, circolare e del dono, attenta ai valori della difesa dell’ambiente e delle relazioni fra le persone.