Un festival a Firenze per raccontare il futuro delle città


Terza edizione fiorentina per “Many possible cities”, il festival che racconta la rigenerazione urbana. Dal 21 febbraio tre giorni di incontri, laboratori e mostre curati da chi progetta le città di domani tra arte, design e green thinking

 

Qual è il futuro delle città? È l’interrogativo guida della terza edizione di Many Possible Cities, il festival dedicato alla rigenerazione urbana ideato da Manifattura Tabacchi.

Dal 21 al 23 febbraio, tre giorni di incontri, laboratori e mostre curati da chi progetta le città di domani tra arte, design e green thinking.

Venti ospiti italiani e internazionali raccontano sfide e frontiere della rigenerazione urbana attraverso le proprie esperienze, offrendo esempi concreti di come le diversità possano essere motore di trasformazione verso le città del futuro. Tra i temi trattati, saranno centrali l’arte, la rigenerazione urbana e la sostenibilità ambientale.

Sono attesi:

Riccardo Valentini, membro dell’Intergovernmental Panel on Climate Change

Adam Thorpe, professore di Socially Responsive Design alla University of the Arts London e creative director di Design Against Crime Research Centre

Kendall Tichner, urban planner Industry City, New York

Johan Nicolas, vicedirettore de La Friche la Belle de Mai, Marsiglia

Indy Johar, co-fondatore di Project 00 & Dark Matter labs, senior innovation associate alla Young Foundation

Valerio Borgonuovo e Silvia Franceschini, autori di Global Tools 1973-1975: Quando l’educazione coinciderà con la vita

Andreas Angelidakis, artista, curatore, architetto e insegnante

Valerio Mannucci, co-fondatore e direttore di NERO Editions, casa editrice nata a Roma nel 2004

Andrea Bartoli, fondatore di Farm Cultural Park, Favara (Agrigento)

Cristiana Perrella, curatrice e critica, direttrice del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato

Ippolito Pestellini Laparelli, architetto e curatore

 

I TALK

Dodici personalità dal mondo della cultura, dell’arte e della scienza si confronteranno con il pubblico in quattro appuntamenti dedicati al ruolo della rigenerazione urbana e del verde nella costruzione delle nostre città.

RIGENERAZIONE

La rigenerazione urbana è l’argomento affrontato da Kendall Tichner (Industry City, New York), Johan Nicolas (La Friche la Belle de Mai, Marsiglia) e Adam Thorpe (Design Against Crime, Londra) che si confronteranno sulle strategie di riutilizzo adattivo degli edifici e degli spazi, su come questi ultimi si trasformino “Da Posti a Luoghi”.

Industry City, uno dei maggiori centri di produzione culturale di New York, La Friche la Belle de Mai, una ex fabbrica di tabacchi a Marsiglia convertita in spazio pubblico multifunzionale e King’s Cross, quartiere di Londra diventato nuovo polo dell’industria creativa e culturale: un confronto tra le strategie di rigenerazione urbana messe in atto in realtà internazionali.

Persa la propria funzione originaria, gli interventi di rigenerazione devono essere sempre più capaci di cambiare le caratteristiche di uno spazio in relazione alla mutazione del contesto.

Poiché il contesto vive una trasformazione continua nel tempo, il progetto di riuso adattivo deve provare a guardare oltre le trasformazioni stesse, oltre il cambio di uso, gettando le basi non solo per la sua sostenibilità, ma anche e soprattutto per generare ulteriore innovazione ed adattamento.

VERDE E SOSTENIBILITA’

“Verde sì, ma per chi?” – È l’interrogativo provocatorio a cui risponderà l’architetto Indy Johar (Dark Matters Labs), parlando degli spazi green come parte fondamentale di un cambiamento nel “futuro delle città tra resilienza, adattamento e accesso”. Sullo stesso argomento interverrà il professore Riccardo Valentini, membro dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, che offrirà il suo contributo parlando di cambiamenti climatici e rischi di Green Gentrification. Le nostre città sono costantemente messe alla prova dai cambiamenti climatici e dal conseguente rischio di disastrose catastrofi naturali. Al tempo stesso le aree urbane sono uno dei principali banchi di sperimentazione di nuove soluzioni, non solo per la messa in sicurezza di spazi ed edifici non pronti a fronteggiare gli shock, ma anche e soprattutto nel contributo attivo che le città possono dare al miglioramento della qualità ambientale a livello locale e globale. Ciò avviene in alcuni casi prevenendo e contrastando gli effetti generati dal cambiamento climatico e dall’inquinamento dell’aria, della terra e dell’acqua, in altri adattando le città ai cambiamenti ambientali che già stanno subendo. Le nuove visioni della città sono caratterizzate da una ritrovata centralità del verde, sia negli spazi esterni degli edifici sia negli spazi interni. Pur non mancando modelli innovativi, il cambiamento climatico inizia a svolgere un ruolo importante nel determinare dove e come viviamo, anche all’interno delle stesse città.

ARTE

L’arte può essere intesa come un vero e proprio medium per ripensare le città, grazie alla sua capacità di apportare nuovi significati su luoghi preesistenti, di alimentare nuove interazioni tra le persone, le comunità e gli spazi. Con il suo linguaggio libero da condizionamenti, l’arte, elemento di inclusione e di coinvolgimento proattivo, agevola la comprensione delle città che oggi viviamo e l’immaginazione di quelle in cui potremmo vivere.

Parleranno di “Arte come strumento di azione, relazione e riflessione sugli spazi nei processi di rigenerazione”Andrea Bartoli (Farm Cultural Park), Andreas Angelidakis (artista e architetto), Cristiana Perrella (Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci) e Ippolito Pestellini Laparelli (architetto e curatore).

DESIGN

Il design sarà protagonista del talk “Global Tools 1973—1975: Quando l’educazione coinciderà con la vita”, titolo del volume realizzato da Silvia Franceschini e Valerio Borgonuovo che documenta l’omonima esperienza di radical design e il suo programma multidisciplinare di didattica del design fondato a Firenze nel 1973. Gli autori racconteranno la genesi di questo commentario e imponente archivio visivo che unisce saggi di autori internazionali e documenti originali, raccontando le origini dell’iniziativa che fu guidata da gruppi e figure afferenti all’architettura radicale italiana, all’arte povera e a quella concettuale, e si concluse a Milano tra il 1975 e il 1976, dopo oltre tre anni di intensa sperimentazione da parte dei suoi cinque gruppi di ricerca e di lavoro (Comunicazione, Corpo, Costruzione, Sopravvivenza e Teoria).

ART PROJECTS

Durante i tre giorni del festival Many Possible Cities la riflessione sul futuro delle città sarà approfondita attraverso il linguaggio dell’arte, con mostre, performance, open call e talk dedicati che vedranno coinvolti più di 20 attori della scena indipendente dell’arte contemporanea.

PONTE

Andreas Angelidakis, “l’architetto auto-definito che non costruisce”, sarà il curatore di Ponte, una open call che ha l’obiettivo di creare una grande mostra collettiva sul tema che dà il nome all’opera. Firenze è infatti famosa per uno dei ponti più radicali di sempre, Ponte Vecchio, che collega le due sponde di un fiume ma connette anche le persone che lo attraversano e lo abitano. Angelidakis chiede alla comunità di partecipare alla mostra inviando entro il 19 febbraio il disegno di un ponte, un modello, un collage. Qualsiasi ponte che si possa immaginare o ricordare, un ponte da attraversare, sotto cui dormire. La mostra è solo il punto di arrivo, l’occasione per generare una comunità temporanea, un momento di incontro e discussione, all’interno del quale la voce di un artigiano o di una bambina abbiano lo stesso valore di quelle di un ingegnere o un architetto.

Quella di Angelidakis è una voce artistica che cambia tra i linguaggi dell’architettura, della curatela, della scrittura e di Internet. Parla spesso di spazi, edifici e delle persone che li abitano, con il formato espositivo che funge da veicolo per le sue idee e mezzo per la sua pratica artistica. Il progetto di Ponte è a cura di NERO Editions e Fabio Quaranta, in collaborazione con Archivio Personale. 

NIB2019

Un racconto immaginato da Architetti e Paesaggisti che ha come protagonisti la Casa, la Città e l’Ambiente è il tema della mostra NIB2019. L’esposizione è una raccolta di idee e di scenari legati agli spazi che abitiamo. I materiali sono stati prodotti in occasione della XI edizione di “NEW ITALIAN BLOOD”, premio promosso dall’omonima organizzazione no-profit e assegnato tra i migliori venti Studi italiani Under 35 nelle sezioni di “Architettura” e “Paesaggio e spazio pubblico”. Fra questi vi sono Abp Architetti, Fernweh Architettura, ND Studio e Studio Totale, quattro giovani realtà che operano nel territorio fiorentino e che hanno curato l’allestimento di NIB2019.

PORTAFORTUNA

Many Possible Cities è lo scenario perfetto per festeggiare il primo anno di apertura di TOAST Project Space, lo spazio indipendente di 4 m2 ricavati nell’ex casotto di Manifattura Tabacchi, oggi aperto al confronto e alla sperimentazione delle pratiche artistiche contemporanee. TOAST Project Space celebra il suo primo anno di attività con Portafortuna, una mostra collettiva diffusa nel quartiere di Piazza Puccini a Firenze, che include visite guidate e tre giorni di talk, creando una connessione tra la città e la Manifattura. Il progetto è a cura di Stefano Giuri, Alessandra Fredianelli e Martina Aiazzi Mancini.

MUSICA E CINEMA

Durante i tre giorni di Many Possible Cities il pubblico sarà invitato a riflettere sul futuro delle città anche attraverso cinema e musica.

Sabato 22 febbraio (dalle ore 18.00) la rassegna cinematografica “New York Metamorphosis”, curata da Emmanuel Lefrant (Light Cone, Parigi) esplora le metamorfosi paesaggistiche della città di New York nel corso del XX secolo. Sei film, dal 1921 al 2009, compongono questa rassegna in cui la grande Mela è l’unica protagonista, che vediamo evolversi nel tempo. Dal documentario allo sperimentale, ogni film cerca di catturare un flusso effimero di sensazioni, impressioni fugaci, nel tentativo di catturare la geografia urbana di New York: una visione modernista attraverso il carattere geometrico dell’architettura newyorkese degli anni Venti (P. Strand/C. Scheeler), viaggiatori filmati con i colori sgargianti del Kodachrome, accompagnati dalla musica di Duke Ellington (D. A. Pennebaker), i rituali degli immigrati lituani a Williamsburg (J. Mekas), il balletto dei viaggiatori nella hall di Grand Central (J. Scher), infine le visioni notturne (P. Clipson) e caleidoscopiche (T. Nishikawa) per concludere la sessione. Il cinema diventa allora ritmo puro e genera nuove visioni della città.

 

Sul fronte musicale, invece, l’etichetta Bosconi Records, in co-produzione con Manifattura Tabacchi, presenta “Big Mob at Manifattura Tabacchi”. Jam session live attesa venerdì 21 febbraio dalle ore 22:00 con gli artisti, i dj e i producer: Dukwa, Ennio Colaci, Fabio Della Torre, Herva, Mass Prod, Rufus, The Clover (Antonio Pecori e Andrea Giachetti).

Questi sono alcuni dei principali eventi e temi che saranno affrontati all’interno del programma di Many Possible Cities.

Tutte le informazioni sul festival e le modalità di partecipazione sono disponibili su: www.manifatturatabacchi.com