Quella giustizia sembra una farsa, a Prato debutta “Circo Kafka”


Al teatro Magnolfi di Prato dall’11 febbraio va in scena “Circo Kafka”, con Claudio Morganti diretto da Roberto Abbiati in una rivisitazione de “Il processo” di Kafka per riflettere e ridere sull’ingiustizia della giustizia

Circo Kafka (ph Lucia Baldini)
Circo Kafka (ph Lucia Baldini)

Prodotto dal Teatro Metatasio di Prato e TPE – Teatro Piemonte Europa, in PRIMA ASSOLUTA dall’11 al 23 febbraio al Teatro Magnolfi arriva CIRCO KAFKA, uno spettacolo che riflette sulla giustizia ambientando in un surrogato di un circo Il processo di Franz Kafka, con Claudio Morganti a dirigere Roberto Abbiati (20.45 feriali, 19.30 sabato, 16.30 domenica, lunedì riposo).

La restituzione scenica del testo di Kafka – che vede Josef K. arrestato da due agenti del tribunale, condannato e giustiziato senza essere informato in merito alla natura delle accuse a suo carico e senza alcun riferimento per attuare una vera difesa – è senza parole, una finissima partitura di piccole farse ed episodi fatta solo di gesti, suoni, rumori e oggetti attraverso una mimica semplice e poetica, sempre in bilico tra una trasognata levità e l’inquietante ineluttabilità dell’insensata storia raccontata.

La scena, costruita artigianalmente da Abbiati e Morganti pezzo per pezzo utilizzando oggetti e materiali di recupero, è piena zeppa di studiatissime cianfrusaglie che assumono forme diverse e su cui domina un letto, sovrastato da una testata decorata con un gatto che urla, con accanto un abat-jour, la ruota di una bicicletta, un contrabbasso, una sedia, una stampella…

Abbiati di volta in volta è poliziotto, carceriere, giudice, accusato e accusatore, in un turbinio di facce, ammiccamenti, suoni registrati, strumenti suonati dal vivo – come il didgeridoo di Johannes Schlosser e la cornamusa suonata dallo stesso Abbiati – che ci arrivano come un vero e proprio discorso, un chiacchiericcio indistinto di segni che si fa teatro purissimo, dove i silenzi fanno parte integrante della partitura drammatica.

Poco più di 50 minuti di puro lirismo ‘artigiano’ per riflettere sulla giustizia e per ridere compassionevolmente sul senso di un processo ingiusto che riguarda tutti.