Cura Helicobacter pylori riduce rischio di cancro allo stomaco


Il trattamento per eradicare l’infezione da Helicobacter pylori ha ridotto il rischio di sviluppare un cancro allo stomaco in alcuni soggetti secondo un nuovo studio

Helicobacter pylori: una singola capsula che contiene sali di bismuto, tetraciclina e metronidazolo è efficace nell'eradicazione dell'infezione

Il trattamento per eradicare l’infezione da Helicobacter pylori ha ridotto il rischio di sviluppare un cancro allo stomaco nei soggetti con una storia familiare per questa neoplasia, secondo i risultati di uno studio randomizzato pubblicato sul New England Journal of Medicine.

«Circa la metà della popolazione mondiale è infettata da questo microrganismo. La maggior parte delle persone contrae l’infezione durante l’infanzia e di solito non presenta sintomi o segni», ha dichiarato il primo autore dello studio Il Ju Choi, del National Cancer Center in Corea del Sud. «Circa il 10-15% delle persone sviluppa ulcera peptica (duodenale o gastrica), dolore epigastrico o dolore quando ha fame. In coloro che sviluppano un’ulcera gastrica possono verificarsi sanguinamenti gastrici o duodenali, come anche sintomi ostruttivi. Se invece una persona si infetta in età adulta, di solito sviluppa gastrite acuta, che comporta dolore epigastrico, nausea, dolore e/o anoressia».

L’infezione da H. pylori è anche un fattore di rischio primario per il tumore allo stomaco, insieme alla storia familiare per questa neoplasia. «Un’infezione cronica da H. pylori che dura da decenni provoca un’atrofia della mucosa gastrica, compresa la perdita della struttura ghiandolare della mucosa o la metaplasia intestinale», ha aggiunto Choi. «Queste alterazioni della mucosa predispongono all’insorgenza del cancro gastrico e sono considerate un fattore di rischio coerente per lo sviluppo di questo tumore».

Quale legame tra H. Pylori e tumore?
Anche se diversi studi hanno confermato l’associazione tra l’infezione e il cancro gastrico, non ci sono dati che chiariscano se il trattamento dell’infezione possa ridurre il rischio di tumore.

Per questo motivo, Choi e colleghi hanno sottoposto casualmente un totale di 1838 pazienti con H. pylori e una storia familiare di cancro allo stomaco nei parenti di primo grado alla terapia di eradicazione (n=917), che consisteva in 30 mg di lansoprazolo, 1000 mg di amoxicillina e 500 mg di claritromicina, da assumersi due volte al giorno per 7 giorni, o al placebo (n=921).

I gruppi avevano caratteristiche basali simili, inclusa l’età media (48,8 anni) e la percentuale di uomini. Lo sviluppo del cancro gastrico rappresentava l’endpoint primario dello studio, mentre lo sviluppo del tumore in funzione dello stato di eradicazione, valutato durante il periodo di follow-up, era l’endpoint secondario.

Trattare l’infezione riduce il rischio di tumore gastrico
Dopo un follow-up mediano di 9,2 anni, 10 individui nel gruppo di trattamento e 23 nel gruppo placebo hanno sviluppato il cancro gastrico (HR=0,45). Tra i 10 partecipanti nel gruppo di trattamento che hanno sviluppato la neoplasia, cinque (50%) avevano un’infezione persistente da H. pylori.

Il tumore si è sviluppato in cinque dei 608 partecipanti (0,8%) che hanno raggiunto l’eradicazione batterica e in 28 dei 979 partecipanti (2,9%) con infezione persistente (HR=0,27). Trenta hanno sviluppato una malattia di stadio I e tre una malattia di stadio II.

Ci sono stati 16 decessi nel gruppo di trattamento e 18 nel gruppo placebo e non sono state osservate differenze significative nelle percentuali di sopravvivenza (OS, overall survival) tra i gruppi.

Gli eventi avversi, per lo più lievi, si sono verificati nel 53% dei partecipanti nel gruppo di trattamento e nel 19,1% del gruppo placebo (p<0,001). Gli effetti collaterali più comuni nel gruppo di trattamento erano alterazione del gusto, nausea, diarrea e dolore addominale.

«Riteniamo che le persone con una storia familiare di cancro allo stomaco dovrebbero essere testate attivamente per la presenza di H. pylori e, se positive, essere sottoposte a trattamento», hanno concluso gli autori. «Gli attuali rapporti di consenso statunitensi hanno opinioni contrastanti su questo problema, ma il nostro studio suggerisce chiaramente che l’infezione dovrebbe essere trattata».