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Bpco: la dieta può influenzare la malattia

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Nei pazienti affetti da Bpco la dieta può influire sulla riduzione della severità di malattia secondo uno studio pubblicato su COPD

Un recente studio pubblicato su COPD suggerisce che, nei pazienti con Bpco in età più avanzata, un’assunzione appropriata di fibre, proteine, carboidrati, vitamina C, niacina e riboflavina si associa ad un coinvolgimento meno severo delle vie aeree respiratorie, suffragando studi già pubblicati sull’importanza dello stato nutrizionale nelle malattie delle vie aeree respiratorie ma lasciando ancora senza risposta anche alcune domande, come quella sulla natura di tale associazione (causa-effetto o casuale?).

Razionale e disegno dello studio
In letteratura è stata suggerita da tempo un’azione protettiva antiossidante di alcuni nutrienti contro la degenerazione delle vie aeree respiratorie.

Lo studio coreano recentemente pubblicato ha voluto approfondire l’associazione esistente tra la severità di malattia e l’assunzione di nutrienti con la dieta da parte di pazienti con Bpco, servendosi dei dati di un’ampia survey di popolazione (the Korea National Health and Nutrition Examination Survey: KNHANES).

I ricercatori, nello specifico, hanno analizzato i dati relativi a 702 partecipanti alla survey affetti da Bpco (418 uomini e 284 donne).
Questi sono stati inizialmente stratificati sulla base della compromissione delle vie aeree respiratorie, valutata mediante pFEV1 in:
– Pazienti con compromissione lieve (FEV₁≥80%)
– Pazienti con compromissione moderata (50%≤FEV₁<80%)
– Pazienti con compromissione severa (30%≤FEV₁<50%)
– Pazienti con compromissione molto severa (FEV₁<30%).

I ricercatori hanno raccolto, contestualmente, informazioni sull’abitudine al fumo, le misure antropometriche, i fattori socioeconomici e l’assunzione di nutrienti di questi pazienti.

La relazione tra l’assunzione di nutrienti e la severità della Bpco è stata determinata grazie all’utilizzo del test di Jonckheere-Terpstra (un test statistico non parametrico), mentre l’associazione tra l’assunzione di determinati nutrienti e p FEV₁ è stato oggetto di analisi multivariata, che ha utilizzato come covariate l’età, la statura, il genere di appartenenza, lo stato di fumatore, il livello di istruzione, l’area di residenza e il tenore di vita.

Associazioni documentate di rilevanza statistica solo nel sesso maschile
Dai risultati è emerso che in tutti i pazienti di sesso maschile andavano incontro ad una riduzione significativa della severità di malattia in concomitanza con l’incremento di assunzione di vitamina A (p=0,019), retinolo (p=0,043), beta-carotene (p=0,039), tiamina (p=0,009) e riboflavina (p=0,004).

Dopo aggiustamento dei dati, è stato osservato che la vitamina A era il solo nutriente la cui assunzione si associava in modo positivo la pFEV1 (p=0,034).

Nei pazienti anziani di sesso maschile, inoltre, la severità di malattia è risultata significativamente associata con un aumento di assunzione di carboidrati (p<0,001), fibre (p=0,006), proteine (p=0,020), tiamina (p=0,002), riboflavina (p=0,018), niacina (p=0,008) e vitamina C (p=0,021).

Nel sesso femminile invece, nessuna delle associazioni sopra riportate ha raggiunto la significatività statistica.

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici dello studio, quali il disegno osservazionale (che non consente di stabilire la causalità delle associazioni rilevate), la mancanza di test di risposta alla broncodilatazione e, per contro, la presenza di bias di selezione dei pazienti da includere nello studio.

Ciò premesso, il nuovo lavoro pubblicato sottolinea l’importanza della nutrizione nel contrasto all’infiammazione delle vie aeree respiratorie e auspica un “supplemento d’indagine”, mediante previa implementazione di uno studio longitudinale ad hoc, finalizzato ad approfondire i meccanismi sottostanti l’associazione esistente tra l’assunzione di alcuni nutrienti e la severità di Bpco.

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