Sudan: i leoni dello zoo di Khartoum sono salvi


Sudan, i leoni dello zoo di Khartoum salvati grazie a una campagna online: le immagini degli animali denutriti e scheletrici hanno commosso il mondo

Sudan: i leoni dello zoo di Khartoum sono salvi

È davvero straordinario vedere i cittadini mettersi insieme per aiutare gli animali, soprattutto nell’attuale situazione in cui il Sudan è ancora in fase di ripresa; abbiamo un nuovo governo di transizione, l’inflazione ha colpito il Paese duramente, tutti i prezzi sono aumentati”. La voce, spiega l’agenzia di stampa Dire (www.dire.it), è quella dell’attivista Osman Salih, che per primo ha postato le immagini dei leoni denutriti, scheletrici, allo zoo di Khartoum, poi diventate virali e riprese dalla stampa internazionale.

La risposta, virtuale e reale, è stata “incredibile”, racconta Salih in un video diffuso attraverso i social network. Tutto è iniziato sabato. “Ho visto gli animali in quello stato e ho deciso che bisognava fare qualcosa” afferma l’attivista: “Ho fatto tanti video, scattato fotografie e ho iniziato una campagna on-line. In poche ore è diventata virale, sia qui che all’estero e nell’arco di 12 ore abbiamo ottenuto un incontro con le autorità locali e i responsabili del parco”.

Ancora Salih: “In questi giorni i comuni cittadini non riescono a comprare da mangiare, ma nonostante questo siamo stati subissati dalle donazioni di cibo. Pensavamo che fosse il problema più grave, invece in poche ore lo abbiamo risolto e possiamo nutrire regolarmente sia i leoni che altri animali del parco. Ora il problema principale sono le cure mediche, stiamo lavorando per cercare di curare gli animali e riabilitarli”.

In questa vicenda hanno un ruolo anche le sanzioni imposte al Paese dal governo degli Stati Uniti. A causa di queste ultime, gli attivisti non hanno potuto avviare una raccolta fondi on-line né dal GoFoundMe, basato in California, né dalle altre maggiori piattaforme di “crowdfunding”. “Le sanzioni ci stanno impedendo di ottenere aiuto dall’estero – ha detto Salih – ma stiamo cercando altre soluzioni legali per ovviare a questo problema”.