Coronavirus: prezzi delle mascherine protettive alle stelle


Mascherine protettive per il coronavirus: la psicosi inizia ad avere i primi effetti anche sui prezzi aumentati fino al +400% secondo un’analisi del Codacons

Mascherine protettive per il coronavirus: la psicosi inizia ad avere i primi effetti anche sui prezzi aumentati fino al +400% secondo un'analisi del Codacons

La corsa all’acquisto di mascherine protettive e la psicosi legata al coronavirus iniziano ad avere i primi effetti anche sui prezzi al dettaglio. Lo afferma il Codacons, che segnala anomali rincari dei listini per le mascherine protettive usa e getta vendute in Italia.

“Si tratta di prodotti venduti generalmente in confezioni da 10, 20 o 50 pezzi, il cui costo a singola mascherina è inferiore ai 10 centesimi di euro – spiega il presidente Carlo Rienzi –. La corsa all’acquisto del prodotto che si registra in tutte le città italiane e nei principali aeroporti ha portato ad una riduzione delle disponibilità sul mercato, e potrebbe dare vita a speculazioni a danno dei consumatori”.

“Già oggi sul web è possibile trovare mascherine protettive in vendita a prezzi più alti del normale e fino a 0,50 euro l’una, con un ricarico del +400% rispetto ai listini in vigore prima dell’emergenza sanitaria – prosegue Rienzi –. Si tratta ovviamente di casi isolati, ma il timore è che la psicosi legata al coronavirus e la maggiore domanda di mascherine da parte dei consumatori possa dare vita nei prossimi giorni a rincari generalizzati dei listini di tali prodotti, realizzando una speculazione inaccettabile che sfrutta la paura dei cittadini”.

Per tale motivo il Codacons monitorerà i prezzi di mascherine protettive e prodotti analoghi venduti nelle farmacie e sul web e, in caso di aumenti dei listini, presenterà una denuncia in Procura per il reato di aggiotaggio.

Stop ai viaggi in Cina dall’Italia

“Chi aveva programmato un viaggio di piacere in Cina, può chiedere alle agenzie un cambio di destinazione senza costi aggiuntivi“. A dirlo, in una nota, è Ivana Jelinic, presidente nazionale della Fiavet, la Federazione italiana delle agenzie di viaggio e delle imprese del turismo. Alla luce della situazione di allerta creatasi per il coronavirus, Jelinic spiega che “anche agli operatori è la conferma ufficiale che tutti i viaggi da e per la Cina sono stati fermati e così pure anche gli spostamenti interni”.

Cosa possono fare dunque quei turisti italiani che avevano programmato un viaggio di piacere, magari un viaggio di nozze o qualsiasi altro percorso turistico verso la Cina? Non bisogna allarmarsi, perché è possibile chiedere agli operatori turistici, spiega ancora Jelinic, un cambio di destinazione. Di possibili mete alternative, spiega la presidente degli operatori di viaggio, ce ne sono: “Dal Senegal al Perù, dal Nicaragua al Ruanda”. Altrimenti, resta valida “l’opportunità di vedere un’Italia diversa e sempre bella”.