Diabete di tipo 2: scoperta una nuova causa


Diabete di tipo 2: un nuovo studio mette sotto accusa l’accumulo di grasso epatico che porterebbe alla disattivazione dei geni che regolano la produzione di insulina

Diabete di tipo 2: un nuovo studio mette sotto accusa l'accumulo di grasso epatico che porterebbe alla disattivazione dei geni che regolano la produzione di insulina

L’accumulo di grasso epatico sarebbe responsabile dell’aumento del grasso intra-pancreatico, con conseguente disattivazione dei geni che regolano la produzione di insulina e sviluppo del diabete di tipo 2. Sono gli esiti di una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Cell Metabolism, che spiega anche come la condizione possa essere invertita attraverso un corretto stile di vita.

Tra il 1980 e il 2014, il numero di persone con diabete nel mondo è passato da circa 108 milioni a 422 milioni, nel 90% dei casi nella forma di tipo 2. Lo sviluppo di terapie sempre più efficaci non è bastata ad arrestare quella che alcuni hanno definito la pandemia di diabete. Gli interventi sullo stile di vita, tuttavia, possono avere successo laddove altri approcci hanno fallito.

Un paio di anni fa i primi risultati di una sperimentazione clinica hanno dimostrato che i programmi intensivi di perdita di peso potrebbero aiutare le persone con diabete di tipo 2 a raggiungere la remissione senza assumere alcun farmaco. Si trattava dello studio DiRECT (Diabetes Remission Clinical Trial) e uno dei responsabili era Roy Taylor dell’Università di Newcastle, in UK.

Per comprendere come si verifica questa remissione, se può durare a lungo e perché alcune persone raggiungono una remissione duratura mentre in altre la condizione si ripresenta, Taylor e il suo team hanno utilizzando i dati dello studio DiRECT applicando tecniche di imaging e di monitoraggio del sangue all’avanguardia.

Verifica dell’ipotesi del “doppio ciclo”
Lo studio aveva l’obiettivo di testare e confermare la cosiddetta ipotesi a doppio ciclo, che il gruppo di Taylor ha avanzato oltre un decennio fa. La teoria proponeva che il diabete di tipo 2 derivi dall’accumulo di grasso nel fegato, responsabile di indurre la resistenza all’insulina e di aumentare la produzione di zucchero nel sangue. Questi effetti, a loro volta, aumenterebbero i livelli plasmatici di insulina, provocando un ciclo che si autoalimenta in cui l’insulina stimola la produzione di grasso.

L’aumento del grasso epatico causerebbe la fuoriuscita dei lipidi che si riverserebbero in diversi tessuti, incluso il pancreas dove si trovano le cellule beta, responsabili della sintesi di insulina. «L’esposizione a lungo termine agli acidi grassi saturi è dannosa per le cellule beta», hanno scritto gli autori.

Nella nuova sperimentazione hanno studiato le previsioni dell’ipotesi del doppio ciclo nel corso di due anni. Volevano descrivere i processi fisiopatologici alla base della recidiva del diabete di tipo 2 nel gruppo di soggetti che avevano inizialmente raggiunto la remissione ma nei quali il diabete si era ripresentato.

Hanno quindi quantificato il grasso addominale e all’interno degli organi utilizzando scansioni alla risonanza magnetica a 12 e 24 mesi, esaminando in particolare il grasso nel pancreas e nel fegato. L’analisi ha incluso le misurazioni dei livelli di glucosio, emoglobina glicata (HbA1c), lipoproteine ad alta densità (HDL) e trigliceridi. Il team ha anche analizzato gli acidi grassi, la secrezione di insulina e la funzione delle cellule beta.

Troppo grasso influisce sulla produzione di insulina
Lo studio ha rivelato che la maggior parte dei partecipanti alla sperimentazione ha mantenuto la remissione per due anni, ma soltanto in quanti i livelli di trigliceridi e di grasso epatico sono rimasti bassi. In particolare, quasi 9 soggetti su 10 che sono riusciti a perdere 15 kg o più nello studio DiRECT sono riusciti a invertire la loro condizione di diabetici.

Dopo due anni, oltre un terzo di questi soggetti era libero dal diabete e non aveva avuto bisogno di assumere farmaci ipoglicemizzanti per almeno 24 mesi. Un piccolo gruppo ha tuttavia avuto una ricaduta, che è stata associata a un innalzamento dei trigliceridi epatici e di grasso intra-pancreatico.

«Abbiamo visto che quando una persona accumula troppo grasso, che di norma dovrebbe essere immagazzinato sotto la pelle, viene dirottato in altre sedi corporee. La quantità che può essere immagazzinata sotto la pelle varia da persona a persona, come se ci fosse una sorta di soglia di grasso personale al di sopra della quale il grasso può causare dei problemi» ha spiegato Taylor. «Superata questa soglia, viene immagazzinato all’interno del fegato e si riversa nel resto del corpo, incluso il pancreas, dove disattiva i geni che regolano un’efficace produzione di insulina e causa il diabete di tipo 2».

Dieta e perseveranza per invertire il diabete
«Le nostre conclusioni implicano che ora possiamo considerare il diabete di tipo 2 come una semplice condizione in cui l’individuo ha accumulato più grasso di quello che è in grado di gestire» ha continuato. «È importante sottolineare che questo significa che, attraverso la dieta e la perseveranza, i pazienti sono in grado di perdere grasso e potenzialmente invertire la loro condizione. Quanto prima vengono adottate queste misure una volta ricevuta la diagnosi, tanto più aumentano le probabilità di raggiungere la remissione».

«Per la prima volta siamo in grado di segnalare i cambiamenti fisiologici alla base di un ciclo completo di inversione e riemersione della malattia» hanno concluso gli autori.