Asma allergico, omalizumab efficace in adolescenti


Asma allergico non controllato, omalizumab si conferma efficace per il miglioramento della funzione polmonare negli adolescenti secondo 8 trial clinici registrativi

Asma: colpiti oltre 2,5 milioni di italiani, 300.000 alle prese con la forma grave della patologia. Secondo il registro italiano solo 3 pazienti su 10 si curano adeguatamente

Il trattamento con omalizumab si associa ad un miglioramento della funzione polmonare e della conta degli eosinofili circolanti negli adolescenti affetti ad asma allergico non controllato, di grado moderato-severo.

Sono queste le conclusioni di un’analisi post-hoc di 8 trial clinici registrativi sull’impiego di omalizumab per questa condizione, che sottolineano la necessità di ottimizzare precocemente il trattamento di questi pazienti durante il corso di malattia.

Lo studio

“L’insuccesso terapeutico nel controllo dell’asma durante l’infanza e l’adolescenza potrebbe influenzare negativamente sia gli outcome clinici, sia la qualità di vita che il consumo di risorse sanitarie – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio -. L’asma non controllato, infatti, si associa ad una ridotta evoluzione della funzione polmonare durante l’infanzia, nonchè ad una funzione polmonare insufficiente e ad un’accelerazione del declino della stessa durante l’età adulta”.

“L’adolescenza – continuano i ricercatori – riflette un periodo cruciale per intervenire nel trattamento dell’asma, in quanto la funzione polmonare raggiunge il picco durante la pubertà e gli adolescenti sperimentano i vantaggi di entità maggiore da un trattamento contro l’asma rispetto agli adulti. Queste variazioni di funzione polmonare hanno un impatto significativo nel lungo termine, con i pazienti adolescenti che mantengono i vantaggi acquisiti in termini di funzione polmonare quando diventano giovani adulti”.

Le IgE giocano un ruolo centrale nell’asma allergico e sono frequentemente elevate nei pazienti asmatici con malattia severa e in quelli con storia di atopia.

Omalizumab, un anticorpo monoclonale umanizzato contro le IgE, è stato approvato per il trattamento dell’asma nel 2003 e si è dimostrato efficace nel migliorare la sintomatologia asmatica, ridurre la frequenza di riacutizzazione e ridurre sia il consumo di risorse economiche sanitarie che l’assenteismo scolastico.

Alcuni studi, inoltre, hanno dimostrato come omalizumab sia in grado di migliorare la funzione polmonare.

“Per quanto alcuni studi real-world presenti in letteratura avessero già documentato miglioramenti significativi della funzione polmonare negli adolescenti, fino ad ora non era stato caratterizzato in maniera approfondita l’effetto del farmaco sulla funzione polmonare in questa fascia d’età nei trial clinici controllati vs. placebo – spiegano i ricercatori”.

Di qui la messa a punto della nuova analisi post-hoc che ha valutato, in pool, le misure spirometriche  effettuate in 8 trial clinici che prevedevano l’inclusione di adolescenti trattati con omalizumab o placebo, allo scopo di valutare l’effetto del trattamento sulla funzione polmonare in adolescenti affetti da asma allergico non controllato di grado moderato-severo.

Disegno e risultati principali
In questa analisi, sono stati presi in considerazione i dati relativi a 340 adolescenti, di età compresa tra 12 e 17 anni, provenienti da 8 trial clinici randomizzati registrativi sull’impiego di omalizumab nell’asma (studi 008, 009, 011, SOLAR, INNOVATE, ALTO, ETOPA e EXTRA).

I ricercatori hanno valutato le variazioni dall’inizio alla fine dello studio relative ad alcuni parametri spirometrici (FEV1, ppFEV1, FVC) e alla conta di eosinofili nel sangue.

Di questi, 203 (pari al 59,7%) erano stati trattati con omalizumab e 137 (pari al 40,3%) con placebo.

Dai risultati è emerso che il farmaco ha migliorato tutte le variabili di funzione polmonare in misura maggiore rispetto al placebo alla fine dello studio: lo scarto quadratico medio delle differenze di trattamento è stato pari al 3% (IC95%= 0,2-5,7%; p=0,035) per la ppFEV1, a 120,9 ml (30,6-211,2 ml) per la FEV1 e a 101,5 ml (8,3-194,6 ml; p=0,033) per la FVC.

Lo studio ha mostrato anche una riduzione maggiore della conta eosinofilica con omalizumab vs. placebo, con uno scarto quadratico medio pari a -85,9 cellule/mcl (-137,1; -34,6 cellule/mcl; p=0,001).

In sintesi

I risultati dello studio sono i primi, a conoscenza degli autori, ad aver dimostrato la capacità di omalizumab di migliorare in modo significativo la funzione polmonare degli adolescenti con asma non controllato di grado moderato-severo rispetto al placebo.

I miglioramenti sono stati documentati per tutte le funzioni spirometriche e si sono accompagnati ad una riduzione della conta di eosinofili periferici nel sangue.

“Presi nel complesso, questi risultati sono sovrapponibili alle osservazioni di riduzione dell’ostruzione delle vie aeree respiratorie, al miglioramento della funzione polmonare e alla riduzione dell’infiammazione a carico delle vie aeree respiratorie legate all’impiego di omalizumab, e sottolineano le potenzialità dell’effetto terapeutico del farmaco nei pazienti nei quali la condizione asmatica non è ancora sotto controllo, a fronte delle terapie attuali – concludono i ricercatori”.