Sindrome del bimbo scosso: parlano i pediatri


Prevenire la Sindrome del bimbo scosso è possibile secondo i pediatri della Sip: tutto parte da una corretta informazione per i genitori

Il test genetico preconcepimento è consigliato perché permette di scoprire diverse patologie genetiche, alcune anche gravi, che potrebbero essere trasmesse al piccolo per via ereditaria

La prevenzione della “shaken baby syndrome” (Sbs), la sindrome del bimbo scosso che potrebbe essere costata la vita a un bimbo deceduto nei giorni scorsi a Padova dopo giorni di coma, può essere effettuata attraverso il ricorso a diversi strumenti, tra cui: corsi di formazione per i genitori sul pianto dei neonati, per imparare a riconoscerlo e a gestirlo; una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questi argomenti; un piano di sostegno/intervento di sollievo per le famiglie sopraffatte e per i genitori che si sentono in difficoltà nel prendersi cura del loro neonato. E’ quanto sottolinea la Società italiana di pediatria (Sip), che sul suo sito ricorda anche quanto messo in evidenzia da Terre des hommes nella campagna ‘Non scuoterlo’.

La Sindrome del bimbo scosso – si spiega – è la conseguenza di una grave forma di maltrattamento fisico prevalentemente intra-familiare ai danni di bambini generalmente al di sotto dei 2 anni di vita: il bambino viene scosso violentemente per reazione al suo pianto inconsolabile, con conseguente trauma sull’encefalo e successive sequele neurologiche. Nei primi mesi di vita, infatti, i muscoli cervicali del collo dei neonati sono ancora deboli e non riescono a sostenere la testa; se un bambino viene scosso con forza, dunque, il cervello si muove liberamente all’interno del cranio, provocando ecchimosi, gonfiore e sanguinamento dei tessuti; in una parola, lesioni gravissime. Il picco di incidenza della Sbs si ha tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, periodo di massima intensità del pianto del neonato ed età in cui il bambino non ha ancora il controllo del capo e la struttura ossea è purtroppo molto fragile.

Scuotere il bambino, in genere, è la risposta a un pianto inconsolabile, di cui gli adulti spesso non riescono a cogliere il significato. Sentendosi quindi impotenti, possono attivare – anche inconsapevolmente – dei comportamenti inappropriati (come lo scuotimento) nel tentativo di calmare il neonato. Spesso, lo scuotimento avviene proprio per mano degli stessi genitori, o delle figure educative con cui si condivide l’accudimento dei bambini: nonni, babysitter, educatrici del nido.

Secondo i dati resi noti dalla Società italiana di neonatologia (Sin), i principali fattori di rischio che potrebbero aumentare la probabilità di Sbs sono: famiglia mono-genitoriale, età materna inferiore ai 18 anni, basso livello di istruzione, uso di alcool o sostanze stupefacenti, disoccupazione, episodi di violenza in ambito familiare e disagio sociale. Tuttavia, nei casi più frequenti, è solo l’esasperazione di genitori inconsapevoli e poco informati a spingere nella direzione di una ‘manovra consolatoria’ errata, qual è appunto lo scuotimento violento.

Lo scuotimento violento, anche se solo per pochi secondi, è potenzialmente causa di lesioni molto gravi, soprattutto per i bambini al di sotto dell’anno di età. È difficile stabilire con esattezza quanto violento o protratto dovrebbe essere lo scuotimento per causare un danno; tuttavia dalle ‘confessioni’ dei responsabili si evince che in genere il bambino vittima di Sindrome del bimbo scosso viene scosso energicamente circa 3-4 volte al secondo per 4-20 secondi. Giochi abituali o comportanti maldestri dei genitori non provocano invece lesioni da scuotimento, così come non le generano il far saltellare il bambino sulle ginocchia (gioco del cavalluccio); fare jogging o andare in bici con il bambino; fare frenate brusche in auto; o cadute dal divano o da un altro mobile.

Le conseguenze della Sindrome del bimbo scosso possono essere di diversa intensità e gravità. I danni di tipo neuro-psicologico provocati dallo scuotimento possono manifestarsi, nei primi mesi di vita del bambino, sia da un punto vista motorio che del linguaggio. Le conseguenze più gravi riguardano: disturbi dell’apprendimento, dell’attenzione, della memoria e del linguaggio, disabilità fisiche, danni alla vista o cecità, disabilità uditive, paralisi cerebrale, epilessia, ritardo psicomotorio e ritardo mentale. In genere, le conseguenze dipendono molto dalla gravità dell’abuso. Si stima che solo nel 15% dei casi non ci sono ripercussioni sulla salute del bimbo. Scuotere un bambino può provocare gravi ed importanti esiti anche a livello psicologico, dando vita a problematiche relative allo sviluppo psico-motorio, come ad esempio i già citati disturbi del linguaggio, dell’apprendimento e della memoria, ma anche disturbi comportamentali. La Sindrome del bimbo scosso – concludono gli esperti – può portare anche al coma o alla morte del bambino fino in 1/4 dei casi diagnosticati.