Tumore del polmone: nuove prospettive di cura


Nuove prospettive terapeutiche per il tumore del polmone secondo un nuovo studio pubblicato sul Journal of Thoracic Oncology

Nuove prospettive terapeutiche per il tumore del polmone secondo un nuovo studio pubblicato sul Journal of Thoracic Oncology

I cosiddetti inibitori della proteina ERK potrebbero rappresentare una nuova prospettiva terapeutica per un sottogruppo particolarmente aggressivo di tumori del polmone, cioè i tumori non a piccole cellule con mutazioni del gene LKB1, anche in associazione con mutazioni del gene KRAS. Lo suggeriscono i risultati di uno studio pubblicati sul Journal of Thoracic Oncology dal gruppo di ricerca di Mirko Marabese dell’Istituto Mario Negri di Milano, in collaborazione con altri due gruppi milanesi, quelli di Marina Chiara Garassino (Istituto nazionale dei tumori) e di Eugenio Scanziani (Università degli Studi).

“Ci occupiamo da tempo di tumori polmonari con mutazioni di KRAS, perché per queste neoplasie non sono ancora disponibili terapie mirate a bersaglio molecolare” spiega Marabese, che ha lavorato con il fondamentale sostegno di Fondazione AIRC. “Nella speranza di trovare bersagli farmacologici più ‘facili’ da aggredire, abbiamo cercato di individuare mutazioni in altri geni che potessero rendere più vulnerabili i tumori con mutazioni di KRAS. Siamo così arrivati a mutazioni del gene LKB1, codificante per una proteina coinvolta nel metabolismo cellulare.” A seguito di mutazioni, la proteina risulta assente in circa un terzo dei tumori del polmone non a piccole cellule e nel 50 per cento dei casi con mutazioni di KRAS.

Il passo successivo è stato sviluppare linee cellulari tumorali prive di LKB1: per riuscirci, i ricercatori hanno utilizzato le più avanzate tecniche di editing genomico disponibili, basate sul sistema CRISPR-CAS9. Le cellule modificate geneticamente sono quindi state trattate con varie molecole, scoprendo una particolare sensibilità al trattamento con inibitori della proteina ERK, sia in assenza sia in presenza di mutazioni di KRAS. “In pratica, quando manca LKB1 la crescita delle linee cellulari tumorali trattate con questi farmaci rallenta, a differenza di quanto accade nelle cellule tumorali che hanno LKB1 funzionante” chiarisce Marabese. Effetti antitumorali simili sono stati confermati in animali di laboratorio che presentano tumori del polmone analoghi a quelli umani.

I ricercatori non sanno ancora quale sia il legame preciso tra LKB1 ed ERK, ma ritengono molto importanti i risultati ottenuti, per vari motivi. Intanto perché per la prima volta è stata descritta la vulnerabilità di cellule di tumori polmonari con mutazioni di KRAS e LKB1 a una terapia miratae poi perché si tratta di una terapia che, in base ai dati disponibili, sembra avere un basso profilo di tossicità. Inoltre, poiché gli inibitori di ERK sono già in sperimentazione clinica, c’è la speranza che si possa arrivare presto a una sperimentazione specifica per questo tipo di tumore. Per farlo, tuttavia, serviranno ulteriori conferme da studi preclinici.