Settanta volte sette arriva al Teatro Argot Studio


Debutto romano di Controcanto Collettivo con Settanta volte sette, spettacolo che sarà in scena al Teatro Studio Argot dal 5 all’8 Dicembre

Debutto romano di Controcanto Collettivo con Settanta volte sette, spettacolo che sarà in scena al Teatro Studio Argot dal 5 all'8 Dicembre

Reduce dal successo di Sempre Domenica (premio In-Box 2017 e miglior spettacolo di Dominio Pubblico 2018), Controcanto Collettivo, debutta a Roma al Teatro Argot Studio dal 5 all’8 dicembre con l’ultima produzione Settanta volte sette, dopo aver ottenuto numerosi consensi da parte di critica, operatori e pubblico nelle precedenti repliche nazionali, vincendo l’edizione Teatri del Sacro 2019. All’interno della stagione 2019/2020 ARGOtNAUTICHE – Cronache dal mondo sommerso, la formazione artistica, nata nel 2010 per volontà e urgenza di Clara Sancricca, una regista trentenne, e di un gruppo di giovanissimi attori, porterà nel cuore di Trastevere, un altro intenso lavoro di riflessione sulla condizione dell’essere umano.

Settanta volte sette racconta la vita di due famiglie i cui destini s’incrociano in una sera.  Racconta del rimorso che consuma, della rabbia che divora, del dolore che lascia fermi, del tempo che sembra scorrere invano. Eppure racconta anche la possibilità che il dolore inflitto e il dolore subito parlino una lingua comune, che l’empatia non sia solo un’iperbole astratta e che l’essere umano, che conosce il contagio del riso e del pianto, dietro la colpa possa ancora riconoscere l’uomo. Una drammaturgia originale di Controcanto Collettivo, ideazione e regia di Clara Sancricca, con Federico Cianciaruso, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero, Clara Sancricca. Una produzione di  Controcanto Collettivo, in coproduzione con Progetto Goldstein.

Note di regia

Con Settanta volte sette il nostro collettivo affronta il tema del perdono e della sua possibilità nelle relazioni umane. Nella sua gloriosa storia questo concetto ci sembra essere giunto ad un inglorioso epilogo, che lo vede soccombere alla logica – attualmente vincente – della vendetta. Un tempo ritenuto il punto di arrivo di un percorso destinato a pochi spiriti eletti, appare oggi, nell’opinione comune, come il rifugio dei più codardi e la scappatoia dei meno arditi, in una società che riconosce e accorda alla vendetta il primato nella risoluzione dei torti e dei conflitti. Chi perdona sembra sminuire il torto, giustificare l’offesa, mancare di rispetto alla vittima, farsi complice del colpevole. Eppure il perdono protesta per innescare pensieri diversi, per aprire a logiche nuove; protesta contro l’assunto che al male vada restituito il male. Ci ricorda che dentro la ferita, dentro la memoria del male subito e al di là di ogni convenienza, esiste la possibilità di un incontro. E che questa possibilità non ci sfida dall’alto dei cieli, ma è concreta, laica e umana.