Porfiria: la Fda approva il farmaco givosiran


Porfiria epatica: la statunitense Fda approva il givosiran, primo farmaco per gli attacchi epatici acuti sviluppato dalla biotech Alnylam

Porfiria epatica: la statunitense Fda approva il givosiran, primo farmaco per gli attacchi epatici acuti sviluppato dalla biotech Alnylam

Con tre mesi e mezzo di anticipo sulla normale tabella di marcia, l’Fda ha approvato il farmaco givosiran per il trattamento di adulti con attacchi acuti di porfiria epatica, un disturbo genetico che provoca l’accumulo di molecole tossiche di porfirina che si formano durante la produzione di eme (che aiuta a legare l’ossigeno nel sangue).

“Questo accumulo può causare attacchi acuti, noti come attacchi di porfiria, che possono portare a forti dolori e paralisi, insufficienza respiratoria, convulsioni e cambiamenti di stato mentale. Questi attacchi si verificano improvvisamente e possono produrre danni neurologici permanenti e morte,” ha detto Richard Pazdur, direttore del centro di eccellenza di oncologia dell’Fda e direttore dell’Office of Oncologic Diseases presso il Center for Drug Evaluation and Research della Fda. “Prima dell’approvazione odierna, le opzioni terapeutiche hanno fornito solo un sollievo parziale dal dolore intenso e incessante che caratterizza questi attacchi. Il farmaco approvato oggi può trattare questa malattia contribuendo a ridurre il numero di attacchi che sconvolgono la vita dei pazienti”.

Sviluppato dalla biotech Alnylam, azienda farmaceutica americana leader nella tecnologia della RNA interference, sarà messo in commercio con il marchio Givlaari. E’ il primo farmaco indicato per le forme epatiche di porfiria.

Givlaari è il secondo farmaco che agisce con il meccanismo della interference per il quale Alnylam ha ottenuto l’approvazione. Il primo è stato Onpattro (patisiran) indicato per i pazienti con amiloidosi da trasntirertina.

Givosiran ha come bersaglio l’acido aminolevulinico sintasi 1 (ALAS1). La riduzione sostenuta dei livelli di AlaS1 epatico indotti dalla malattia si traduce una diminuzione fino a livelli quasi normali degli intermedi neurotossici dell’eme, l’acido aminolevulinico (Ala) e il porfobilinogeno (Pbg). In questo modo givosiran può potenzialmente prevenire o ridurre l’insorgenza di attacchi gravi e pericolosi per la vita, tenere sotto controllo i sintomi cronici e ridurre il carico della malattia.

«Il farmaco a oggi utilizzato, l’arginato di eme, è efficace negli attacchi acuti ma ha una durata di tempo limitata, quindi nei malati che hanno crisi ricorrenti è necessario instaurare una terapia di mantenimento con arginato di eme che però può essere gravata da effetti collaterali importanti. Per esempio è necessario il posizionamento di un accesso venoso centrale, possono insorgere problemi a livello venoso e anche trombosi e, col tempo, anche un accumulo di ferro a livello epatico» aveva dichiarato ai microfoni di Pharmastar in occasione dell’EASL il professor Paolo Ventura, del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-Infantili e dell’Adulto – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, nonchè segretario del Gruppo Italiano Porfiria e membro del board European Porphyria Network.

L’efficacia del farmaco è stata valutata nello studio ENVISION (NCT033333888816), un trial multinazionale randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, che ha arruolato 94 pazienti con AHP. I pazienti sono stati randomizzati (1:1) per ricevere una volta al mese iniezioni sottocutanee di givosiran 2.5 mg/kg o placebo durante un periodo di 6 mesi in doppio cieco.

La principale misura di efficacia è stata la frequenza di attacchi di porfiria che richiedevano ricoveri ospedalieri, visite mediche urgenti o somministrazione endovenosa di emina a casa. Il tasso medio di attacchi in un periodo di 6 mesi era di 1.9 (95% CI:1.3,2.8) per i pazienti che ricevevano givosiran e di 6.5 (95% CI:4.5, 9.3) per i pazienti che ricevevano placebo. In media, i pazienti con AHP in terapia con givosiran hanno sperimentato il 70 per cento in meno (95% CI: 60%, 80%) di attacchi di porfiria rispetto al placebo.

Le reazioni avverse più comuni (>20% dei pazienti) includevano nausea e reazioni nel sito di iniezione. L’etichetta contiene avvertenze per le reazioni anafilattiche, tossicità epatica e renale e reazioni nel sito di iniezione. La tossicità epatica è stata principalmente l’elevazione delle transaminasi. La tossicità renale è stata principalmente l’aumento della creatinina sierica e la riduzione del tasso di filtrazione glomerulare stimato.

La dose raccomandata di givosiran è di 2,5 mg/kg una volta al mese per iniezione sottocutanea.