Ortoressia: quando mangiare sano diventa patologico


Ortoressia, un nuovo disturbo alimentare: dalla pianificazione maniacale dei pasti alla fissazione per certi tipi di alimenti, ecco come riconoscerla

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Una pianificazione dei pasti maniacale con ore e ore spese al supermercato a scegliere solo alimenti sani. E’ il tratto distintivo di un nuovo disturbo alimentare ancora poco conosciuto. Si chiama ortoressia e una recente indagine ci mette in guardia sulla sua diffusione.

Sono stati pubblicati nei mesi scorsi dal Ministero della Salute i nuovi dati relativi a un’indagine promossa da “Nutrimente”, associazione per la prevenzione, la cura e la conoscenza dei disturbi del comportamento alimentare, condotta su circa 1200 italiani tra uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni.

Sono oltre 3 milioni gli italiani con disturbi alimentari e di questi circa il 15% soffrirebbe di ortoressia, con una netta prevalenza degli uomini (11,3%) rispetto alle donne (3,9%). Un italiano su 3, inoltre, ha dichiarato di avere almeno un amico fissato con l’alimentazione, che non vuol dire soffrire di ortoressia, ma rientrare nella categoria di potenziali “vittime” di questa patologia. Un disturbo che sembra appannaggio delle metropoli, visto che Milano è la prima città per diffusione (33%), la seconda è Roma (27%), la terza Torino (21%).

Le fissazioni più comuni che contraddistinguono l’italiano-medio a rischio ortoressia sono: la pianificazione dei pasti (78%), cioè dedicare gran parte della domenica a cucinare per la settimana ventura, calcolando alla perfezione le dosi di pranzo e cena, con il fine di evitare cibi ricchi di sale, zucchero o geneticamente modificati.

Al secondo posto si posiziona il tempo trascorso al supermercato (75%) con spese interminabili alla ricerca degli alimenti più salutari presenti sugli scaffali. Al terzo posto il pensiero ricorrente del cibo (71%): cosa prendere e come preparalo? Il dilemma diventa così il centro di gravità delle preoccupazioni giornaliere.

L’ortoressico sviluppa una vera e propria fobia per i cibi considerati “pericolosi”. “Questa ossessione porta ad una dieta molto restrittiva che può condurre all’isolamento sociale – indica il Direttore della Nutrizione Clinica, struttura che a Niguarda ospita uno dei più importanti Centri per il Trattamento dei Disturbi Alimentari a livello nazionale – . È come se il cibo sano diventasse una missione morale, preponderante su tutti gli altri aspetti della vita. Un’altra fonte di rischio è che la conoscenza di questi soggetti spesso non si fonda su una reale competenza riguardo la nutrizione, ma su convinzioni personali, sentito dire, notizie pseudoscientifiche trovate su internet”.

Quando un comportamento alimentare diviene ortoressico in maniera rigida, si può affrontare con una buona psicoterapia, che sottolinei i benefici e lelimitazioni di tale rigidità e che aiuti a individuare delle alternative menoossessive. La psicoterapia, inoltre, può essere affiancata da un approccio dietologico che vada a correggere le carenze nutrizionali che possono insorgere.