Statine per 91 giorni aumentano rischio diabete


L’uso di statine per un minimo di 91 giorni è associato a un maggior rischio di diabete di nuova insorgenza e conseguentemente di infezioni cutanee e dei tessuti molli

L'uso di statine porta a una riduzione del rischio di mortalità e di ictus cerebrale nei pazienti affetti da demenza: lo dimostra una nuova ricerca

L’uso di statine per un minimo di 91 giorni è associato a un maggior rischio di infezioni cutanee e dei tessuti molli, sia attraverso meccanismi diretti che, indirettamente, tramite il fatto di favorire il diabete di nuova insorgenza, a sua volta un fattore predisponente per le infezioni. Sono i risultati di uno studio pubblicato sul British Journal of Pharmacology.

L’attuale letteratura clinica supporta il concetto che le statine sono associate al diabete e che questo è un fattore di rischio per le infezioni cutanee, hanno scritto gli autori. I risultati dello studio si sono rivelati in linea con quanto emerso in precedenza, mostrando che le statine aumentavano il rischio di infezioni, che chi faceva uso di statine erano associato a un maggior rischio di diabete e che il diabete era associato ad un più alto rischio di infezioni.

Per gli autori, l’analisi ha rivelato che gli utilizzatori di statine sia diabetici che non diabetici presentavano un analogo aumento significativo del rischio di infezioni, suggerendo che l’uso di statine rappresenti un importante fattore di rischio per le infezioni. In generale si può ipotizzare che le statine siano associate a un aumento del rischio di infezioni sia attraverso meccanismi diretti non diabetogeni che tramite un meccanismo diabetogeno indiretto.

«L’uso diffuso di statine probabilmente continuerà, dato che le linee guida di tutto il mondo ne raccomandano l’impiego per la prevenzione delle malattie cardiovascolari» ha detto l’autore principale dello studio Humphrey Ko, un dottorando della School of Pharmacy and Biomedical Sciences della Curtin University di Perth, in Australia. «È quindi necessario che i medici siano consapevoli che l’uso di statine può essere associato al diabete e a un possibile aumento del rischio di infezioni della pelle. Gli utilizzatori con una predisposizione al diabete trarrebbero probabilmente un beneficio dal monitoraggio della glicemia».

Rischio di infezioni cutanee e dei tessuti molli
I ricercatori hanno eseguito una sequence symmetry analysis (SSA), un metodo per la rilevazione degli effetti collaterali dei farmaci, usando i reclami raccolti dall’Australian Department of Veterans Affairs relativi ai farmaci prescritti nel periodo 2001-2011. Lo scopo era determinare le interrelazioni tra l’uso di statine e le infezioni della pelle e dei tessuti molli, l’uso di statine e diabete, diabete e infezioni della pelle e dei tessuti molli, e se le statine aumentano il rischio di infezioni della pelle e dei tessuti molli indipendentemente dallo stato del diabete. I ricercatori hanno calcolato rapporti di sequenza regolati a 91, 182 e 365 giorni di utilizzo di statine.

Complessivamente, le statine sono state associate a un rischio più alto di infezioni della pelle e dei tessuti molli, in misura simile a 91 giorni (rapporto di sequenza aggiustato = 1,4), 182 giorni (rapporto di sequenza aggiustato = 1,41) o 365 giorni (rapporto di sequenza aggiustato = 1,4) di utilizzo di statine. La più forte associazione tra infezioni della pelle e dei tessuti molli è stata osservata con l’uso di atorvastatina e simvastatina.

Le statine erano anche associate a un maggior rischio di diabete di nuova insorgenza, con una leggera e graduale diminuzione del rischio passando da 91 giorni (rapporto di sequenza aggiustato = 1,19) a 182 giorni (rapporto di sequenza aggiustato = 1,14) e 365 giorni (rapporto di sequenza aggiustato = 1,09).

«Atorvastatina e simvastatina hanno contribuito maggiormente a questo risultato, anche se i risultati individuali delle due molecole non erano statisticamente significativi a 365 giorni», hanno scritto i ricercatori.

Chi soffriva di diabete era associato a un maggior rischio di infezioni della pelle e dei tessuti molli a 182 e 365 giorni, con rapporti di sequenza aggiustati rispettivamente di 1,2 e 1,24, ma non a 91 giorni.

«Sono necessari ulteriori studi clinici per confermare questi meccanismi, come anche per accertare l’effetto delle statine sulla disbiosi intestinale, sul metabolismo degli acidi biliari compromesso, sui livelli di vitamina D e sulla compromissione della funzione di barriera della pelle a seguito dell’inibizione della sintesi epidermica di colesterolo», hanno concluso gli autori. «Indipendentemente dai meccanismi attuali, i medici dovrebbero prudentemente monitorare i livelli di ematici glucosio nel sangue di chi fa uso di statine ed è predisposto al diabete, oltre a essere consapevoli dei possibili rischi di infezione della pelle e dei tessuti molli in questi pazienti».