Colombia, le Farc riprendono le armi


Colombia, le Farc riprendono le armi: “Lo Stato ha tradito lo storico accordo di pace. Nuova modalità operativa. Noi risponderemo solo in caso di attacchi”

Colombia, le Farc riprendono le armi: “Lo Stato ha tradito lo storico accordo di pace. Nuova modalità operativa. Noi risponderemo solo in caso di attacchi”

Vari ex capi della milizia delle Farc hanno annunciato che torneranno ad imbracciare le armi: lo ha annunciato l’ex numero due del movimento armato, Ivan Marquez, spiegando che le Farc “rinascono dalle ceneri” per dare inizio alla “seconda lotta” del movimento armato, per sconfiggere l’oligarchia e la corruzione in Colombia.

Si tratta di un duro colpo all’accordo di pace di fine 2016 siglato a L’Avana, con cui il governo di Bogotà era riuscito a convincere i guerriglieri a consegnare le armi e a diventare un partito politico. Un successo politico che poneva fine a quasi 50 anni di violenze, e che è valso anche il Nobel per la pace all’allora presidente Juan Manuel Santos. Secondo Marquez, lo Stato “ha tradito” quell’accordo, e pertanto dovrà fare i conti con “una nuova modalità operativa. Noi risponderemo solo in caso di attacchi”.

Nel video Marquez ha parlato circondato da una decina di combattenti armati, nonché da un altro ex vertice del gruppo, Jesus Santrich, indagato dalle autorità degli Stati Uniti per droga e contro cui anche la magistratura colombiana ha spiccato un mandato d’arresto a luglio, causandone la fuga all’estero. Tra gli ex vertici dei combattenti, Marquez si era distinto per non aver mai rinnegato la lotta armata. Quanto a Sanchez, è ritenuto uno dei tanti che nelle Farc gestiscono i traffici di droga.

Dalla firma dell’Accordo di pace, molte cellule – soprattutto quelle lungo le frontiere – si erano rifiutate di rinunciare alle armi e ai propri affari illegali, proseguendo tali attività. Chi ha cercato di denunciarli – attivisti, giornalisti, leader sociali, agricoltori residenti – in qualche caso ha pagato con la vita.

Come ricordano i media internazionali, proprio da vari organismi della società civile colombiana era giunto il monito circa un indebolimento delle clausole dell’accordo: stime non confermate parlavano di 1.800 combattenti dissidenti.

Anche la chiesa cattolica locale, riferisce l’Agenzia Dire (www.dire.it) si è impegnata in vari modi: lunedì scorso il Consiglio nazionale per la pace, la riconciliazione e la coesistenza (Cnprc), presieduto da mons. Hector Fabio Henao, direttore della Pastorale sociale della Caritas colombiana, ha promosso un incontro in cui i presidenti di vari partiti politici hanno firmato il ‘Patto per una cultura politica e la non violenza nella campagna elettorale’. A tale patto hanno aderito anche l’attuale presidente Ivan Duque e il leader del partito Farc, Rodrigo Londono.