Ocean Viking e Open Arms: interviene l’UNICEF


Circa 130 bambini sono attualmente sulle navi Viking Ocean e Open Arms: per l’UNICEF il salvataggio deve essere prioritario rispetto alle decisioni politiche

Circa 130 bambini sono attualmente sulle navi Viking Ocean e Open Arms: per l'UNICEF il salvataggio deve essere prioritario rispetto alle decisioni politiche

“E’ irragionevole che ancora una volta le scelte politiche abbiano avuto la priorità rispetto a salvare la vita dei bambini che sono bloccati nel Mar Mediterraneo”. Così Afshan Khan, Direttore Regionale UNICEF per l’Europa e l’Asia Centrale e Coordinatore Speciale per la risposta dei rifugiati e dei migranti in Europa, interviene sui casi delle navi Viking Ocean e Open Arms.

“Circa 130 bambini sono attualmente sulle navi Viking Ocean e Open Arms. È stato riferito che solo 11 dei 103 bambini che si trovano a bordo della Ocean Viking sono accompagnati da un genitore o tutore. Questi bambini, molti dei quali  sono fuggiti da violenze, conflitti e atrocità impensabili hanno diritto di essere salvati e protetti” prosegue.

L’UNICEF sta sollecitando che sia disponibile immediatamente un porto sicuro, in modo che questi bambini, insieme a tutti gli altri a bordo delle due navi, possano sbarcare in tutta sicurezza.

“La tragica perdita di vite nel Mediterraneo centrale di quest’estate sottolinea l’immediata necessità di maggiori sforzi nella ricerca e salvataggio. Il salvataggio di bambini, donne e uomini vulnerabili non dovrebbe essere un crimine. Le strutture di accoglienza e di identificazione per i bambini rifugiati e migranti devono garantire un rifugio sicuro e adeguato, nonché un rapido accesso all’assistenza sanitaria, al sostegno psicosociale e alle procedure di asilo. Sono urgentemente necessari maggiori impegni per il reinsediamento che diano priorità ai bambini e accelerino le procedure di ricongiungimento familiare degli Stati membri dell’UE” aggiunge.

“L’UNICEF accoglie con favore i recenti progressi verso un piano per una maggiore solidarietà e condivisione delle responsabilità tra i governi europei. I bambini non dovrebbero essere bloccati in mare o annegare al largo delle coste europee. Le discussioni politiche devono ora muoversi verso un’azione a livello regionale che possa salvare vite e porre fine ad ulteriori sofferenze”.