Psoriasi, secukinumab efficace fino a 5 anni


Psoriasi, secukinumab efficace e sicuro fino a 5 anni: è quanto emerge dai dati di alcuni studi presentati al World Congress of Dermatology (WCD) 2019

Psoriasi: grazie alle nuove terapie sfiora il 90% la percentuale di guarigione a cui può ambire oggi un paziente

Nei pazienti affetti da psoriasi il trattamento con secukinumab ha dimostrato anche negli studi di real-life un’elevata efficacia e un favorevole profilo di sicurezza a lungo termine che si sono mantenuti fino a 5 anni, in particolare nei soggetti naïve alla terapia biologica. È quanto emerge dai dati di alcuni studi presentati al World Congress of Dermatology (WCD) 2019 che si è tenuto a Milano dal 10 al 15 giugno.

Negli ultimi anni, diversi ricerche hanno dimostrato il ruolo chiave dell’interleuchina-17 (IL-17) nella patogenesi della psoriasi, fornendo un nuovo obiettivo terapeutico per il trattamento della malattia. La IL-17 è una citochina proinfiammatoria prodotta principalmente da linfociti T helper 17 ed è coinvolta nelle risposte biologiche che portano a infiammazione, chemiotassi neutrofila e angiogenesi.

Sulla base di questi risultati sono stati sviluppati diversi nuovi agenti biologici mirati alla IL-17 per il trattamento della psoriasi e, tra questi, secukinumab è stato il primo a essere approvato dalla Food and Drug Administration statunitense e dalla Agenzia europea per i medicinali per il trattamento della psoriasi da moderata a grave e dell’artrite psoriasica in pazienti adulti.

Dati real-life a 52 settimane
L’efficacia di secukinumab nel trattamento dei pazienti affetti da psoriasi a placche è stata ampiamente dimostrata in un contesto di sperimentazione clinica. Tuttavia, i dati riguardanti la sua efficacia nelle impostazioni del mondo reale sono scarsi, in particolare i dati relativi alla sua capacità di ridurre la gravità della malattia valutata dal raggiungimento di punteggi assoluti ridotti nello Psoriasis Areas and Severity Index (PASI).

Uno studio real-life con l’obiettivo di analizzare l’efficacia del trattamento con secukinumab in pazienti con psoriasi a placche afferenti a 11 centri europei di dermatologia, ha valutato la risposta al trattamento in termini di punteggio assoluto PASI, che è attualmente considerato un obiettivo terapeutico di trattamento clinicamente significativo, in particolare in un contesto reale.

Sono stati raccolti i dati di pazienti affetti da psoriasi a placche e trattati con secukinumab nella pratica clinica quotidiana per almeno 52 settimane tra gennaio 2016 e febbraio 2018. Tutti i dati di efficacia mancanti in punti temporali diversi sono stati sottoposti ad analisi as-treated.

Lo studio ha incluso in totale 268 pazienti, il 67% dei quali era di sesso maschile e il 55% era naïve alla terapia biologica. Il punteggio PASI basale era di 16,88 e si riduceva rapidamente dopo 4 settimane dal trattamento, raggiungendo un punteggio medio di 4,59, con il 75,8%, il 52,4%, il 30,9%, il 17,1% dei pazienti che ottenevano rispettivamente un punteggio PASI ≤ 5, ≤ 3, ≤ 2, ≤1.

Al termine delle 52 settimane il punteggio PASI ≤ 5, ≤ 3, ≤ 2, ≤1 è stato raggiunto rispettivamente del 95%, 89,1%, 76,8% e 62,3% dei pazienti, con percentuali di risposta significativamente più basse nei pazienti non-naïve ai biologici (p<0,05).

I risultati, hanno concluso gli autori, hanno confermato in un contesto di pratica clinica reale l’elevata e rapida efficacia di secukinumab nel trattamento di pazienti con psoriasi a placche già osservata negli studi clinici. Variabili cliniche come la precedente esposizione ad altri agenti biologici possono avere un impatto negativo sull’efficacia della terapia.

Dati real-life a 24 mesi: il registro PURE
Al congresso sono stati presentati i risultati di un’analisi provvisoria dei dati di PURE, un registro internazionale di pazienti adulti provenienti dal Canada e dall’America Latina con psoriasi da moderata a grave, sull’efficacia di secukinumab al follow-up a 24 mesi sulla psoriasi a placche cronica.

Nei 45 pazienti che hanno completato i 24 mesi di follow-up su 490 soggetti arruolati e trattati con secukinumab, il punteggio PASI medio è diminuito dal basale (13,6) già dopo 3 mesi (variazione media -11,4) e gli effetti del trattamento si sono mantenuti a 6 (-11,2), 12 (-11,7), 18 (-12,5) e 24 mesi (-15,8) di follow-up.

La percentuale di pazienti che hanno raggiunto un punteggio PASI ≤5 a 3, 6, 12, 18 e 24 mesi è stata rispettivamente dell’88,1%, 86,3%, 83,4%, 78,4% e 80,0%. Un totale di 76,5%, 75,6%, 69,8%, 65,5% e 66,7% dei pazienti ha raggiunto un punteggio PASI ≤3 mentre il 33,5%, 34,3%, 28,3%, 26,7% e 36,6% dei pazienti hanno raggiunto la pelle chiara (Investigator’s Global Assessment score = 0) rispettivamente a 3, 6, 12, 18 e 24 mesi.

Questi risultati, ritengono gli autori dello studio, hanno dimostrato una efficacia sostenute di secukinumab nella pratica clinica reale per un periodo di 24 mesi.

Dati real-life a 2 anni: la regione Campania 
Data la scarsità di dati di real-life a lungo termine su efficacia, inefficacia secondaria, sicurezza e persistenza del trattamento con secukinumab in pazienti con psoriasi moderata-grave, è stato condotto uno studio retrospettivo multicentrico della durata di 2 anni che ha coinvolto 7 centri dermatologici di riferimento nella regione Campania.

«Per definire la psoriasi di grado moderato-severo ci sono vari parametri oggettivi e soggettivi. I parametri numerici ci dicono quando l’indice di gravità è superiore a 10, in realtà noi consideriamo una psoriasi moderata-severa quando non è più curabile con i soli farmaci topici o perché non funzionano o per via delle sedi difficili da raggiungere ed è richiesta una terapia sistemica» ha spiegato il prof. Giampiero Girolomoni, ordinario di dermatologia e Direttore della Clinica Dermatologica, Università degli Studi di Verona, intervistato da Pharmastar. «Quindi anche una psoriasi non molto estesa, ma che impatta sulla qualità della vita del paziente e che non si riesce comunque a contrastare con i soli farmaci topici, merita una terapia sistemica».

Al basale e durante diversi follow-up (4, 24, 48, 60, 72 e 84 settimane) sono stati raccolti i dati demografici, durata della psoriasi, comorbidità, precedenti trattamenti sistemici per la malattia, durata della terapia con secukinumab e il motivo di una eventuale interruzione, nonché il punteggio PASI, il Body Surface Area (BSA) e il Dermatology Life Quality Index (DLQI).

Lo studio nel complesso ha valutato 324 pazienti (63% maschi, età media 50,18 anni) che in gran parte (66,7%) presentavano una o più comorbidità. Tutti avevano precedentemente sperimentato almeno un trattamento sistemico convenzionale e il 68,5% era stato sottoposto a una precedente terapia biologica.

È stata rilevata una durata elevata del trattamento con secukinumab (in media 11,7 mesi). Solo il 9,5% dei soggetti aveva interrotto la terapia con secukinumab: il 5,2% per inefficacia secondaria, l’1,8% per via degli effetti collaterali e il 2,5% a causa di altri motivi.

A ogni visita di follow-up i tre parametri PASI, BSA e DLQI sono migliorati significativamente rispetto al basale: la PASI media è diminuita da 15,27 fino a 0,5 alla settimana 84. Una tendenza simile è stata osservata per la BSA, che si è ridotta da 21,4 a 0,7 e la DLQI da 11,7 a 0,2, con una efficacia di secukinumab comparabile tra i pazienti naïve ai biologici e quelli non naïve.

Per gli autori, questo studio multicentrico di real-life reale della durata di 2 anni ha dimostrato l’efficacia e la sicurezza di secukinumab nei pazienti psoriasici, confermando gli esiti dei trial clinici in un contesto più complesso (comorbilità, politerapia ecc.). Ha inoltre evidenziato un’efficacia pressoché comparabile di secukinumab nei soggetti sia naïve che non alla terapia biologica, oltre che una bassa percentuale di interruzione del trattamento con secukinumab dovuta a una mancanza secondaria di efficacia o agli eventi avversi.

Sicurezzza di secukinumab a 5 anni
Le terapie anticorpali monoclonali possono essere associate alla produzione di anticorpi anti-farmaco emergenti dal trattamento (TE-ADA, treatment-emergent anti-drug antibodies) che possono influenzare la farmacocinetica, ridurre la risposta o causare reazioni di ipersensibilità. L’incidenza di immunogenicità di secukinumab in pazienti con psoriasi a placche da moderata a severa è stata in precedenza valutata nel programma clinico di fase III con risultati di TE-ADA <1% fino a 52 settimane.

Attraverso due studi di estensione dei trial di fase III si è voluto determinare l’immunogenicità del trattamento con secukinumab fino a 5 anni in pazienti con psoriasi a placche moderata-severa. I TE-ADA sono stati definiti come segnali anticorpali anti-farmaco positivi rilevati in campioni post-trattamento da pazienti con segnali negativi al basale. I campioni confermati positivi sono stati ulteriormente analizzati per il loro potenziale neutralizzante.

Gli studi di estensione hanno coinvolto complessivamente 1821 pazienti. Tra quelli trattati con secukinumab e valutati per gli anticorpi anti-farmaco (n=1636) sono stati sviluppati 32 TE-ADA, pari a un’incidenza di nuovi casi inferiori all’1% all’anno. Gli anticorpi neutralizzanti sono stati rilevati nel 31% dei soggetti con TE-ADA, e la metà dei casi ADA-positivi era transitoria.

Tra i campioni farmacocinetici misurati ai tempi della determinazione dell’immunogenicità (n=9992) il 5,4% presentava concentrazioni di secukinumab superiori al valore di tolleranza del farmaco >53,8 μg/ml. Non sono stati osservati effetti di TE-ADA, inclusi anticorpi neutralizzanti, sull’efficacia, la sicurezza o la farmacocinetica di secukinumab.

I ricercatori hanno concluso che dopo 5 anni di trattamento l’incidenza annuale di immunogenicità con secukinumab è stata costantemente inferiore all’1% nei pazienti con psoriasi a placche da moderata a severa. Qualsiasi TE-ADA, compresi gli anticorpi neutralizzanti, non era associato alla perdita di efficacia del farmaco o a problemi clinici.

«Secukinumab è un anticorpo monoclonale che blocca la IL-15, una citochina essenziale nello sviluppo della malattia. Essendo molto selettiva, il suo blocco non interferisce sul sistema immunitario in generale e quindi non provoca immunodepressione», ha commentato Girolomoni. «I dati a 5 anni confermano quanto si sapeva con i risultati a 1 anno, ossia che la maggior parte dei pazienti mantiene un’efficacia molto elevata con un miglioramento superiore al 90% e questo risultato si mantiene almeno fino a 5 anni. Ma noi sappiamo che nella gran parte dei casi si mantiene anche per un tempo superiore, sempre associato a un ottimo profilo di sicurezza, cioè assenza di qualsiasi tipo di effetto collaterale significativo».