Morbillo, i pediatri: troppi 7mila casi in Italia


In Italia oltre settemila casi di morbillo in soli due anni: per la Società italiana di Pediatria è un numero inaccettabile, bisogna aumentare la cultura della vaccinazione

In Italia oltre settemila casi di morbillo in soli due anni: per la Società italiana di Pediatria è un numero inaccettabile, bisogna aumentare la cultura della vaccinazione 

“Circa 1 bambino su 10 non riceve una dose sufficiente di vaccino contro malattie altamente pericolose e mortali come la difterite, il tetano, la pertosse e il morbillo. Addirittura quest’ultima ha colpito in Italia 5.000 persone nel 2017 e 2.200 nel 2018. Un numero inaccettabile per un paese come il nostro”. Commenta così alla Dire (www.dire.it) Walter Pasini, vicepresidente della Società italiana di medicina del turismo, i nuovi dati dell’Oms e dell’Unicef ad Unomattina Estate.

“L’Italia ha una rete vaccinale importante e bisogna aumentare la cultura della vaccinazione nella popolazione. Nel mondo- aggiunge Pasini- la povertà e i conflitti impediscono di raggiungere molti bambini. In altri paesi, invece, come il Pakistan, la Nigeria e l’Afghanistan l’accesso ai vaccini è impedito per ragioni ideologiche. Qui esiste ancora il virus della Polio. Teniamo alta la guardia”. Fa il punto in Italia Rino Agostiniani, vicepresidente della Società italiana di pediatria (Sip). “Dal 2000 al 2017 abbiamo avuto un calo progressivo delle coperture vaccinali. La situazione si è modificata in modo positivo quando è stata introdotta la legge sull’obbligo vaccinale- spiega Agostiniani- che nel giro di poco più di un anno ha fatto risalire le coperture vaccinali, soprattutto contro la difterite, il tetano, la pertosse il e morbillo”.

Il morbillo può dare sia delle “complicanze facilmente gestibili, come la diarrea e l’otite, ma anche altre quali la polmonite o forme di encefalite che possono diventare mortali. La gravità delle malattie dipende dell’equilibrio che si crea tra l’aggressività dell’agente infettante e la capacità dell’individuo di difendersi. Per questo motivo- sottolinea il medico- ci sono delle categorie di persone, quali i bambini molto piccoli, i bambini in condizione di fragilità, come quelli con malattie croniche, e gli anziani nei quali queste malattie possono risultare particolarmente rischiose e pericolose per la vita“.