Digiuno intermittente e diabete: un nuovo studio


Il digiuno intermittente migliora la sensibilità all’insulina e protegge dal fegato grasso ma uno studio pubblicato su Metabolism ha rilevato un basso contenuto di grasso pancreatico

Il digiuno intermittente migliora la sensibilità all'insulina e protegge dal fegato grasso ma uno studio pubblicato su Metabolism ha rilevato un basso contenuto di grasso pancreatico

È noto che il digiuno intermittente migliora la sensibilità all’insulina e protegge dal fegato grasso, ma è stato appena scoperto che i topi sottoposti a questo regime alimentare mostravano anche un basso contenuto di grasso pancreatico, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Metabolism.

Se il fegato grasso viene ampiamente studiato in quanto condizione sempre più frequente e che può evolvere in fibrosi e insufficienza epatica, si conosce poco sull’accumulo eccessivo di grasso a livello pancreatico indotto da un elevato peso corporeo e sui suoi effetti sull’insorgenza del diabete di tipo 2.

I ricercatori del centro tedesco per la ricerca sul diabete (DZD, Deutsches Zentrum fuer Diabetesforschung) hanno mostrato il meccanismo attraverso il quale il grasso pancreatico potrebbe contribuire allo sviluppo del diabete di tipo 2.

Guidati da Annette Schürmann e da Tim Schulz del German Institute of Human Nutrition (DIfE), hanno scoperto che i topi in sovrappeso a rischio di diabete avevano un elevato accumulo di cellule adipose nel pancreas. Invece i topi geneticamente resistenti al diabete, nonostante l’eccesso di peso, non avevano quasi grasso a livello pancreatico ma presentavano depositi adiposi nel fegato.

“Gli accumuli di grasso al di fuori del tessuto adiposo, come nel fegato, nei muscoli o persino nelle ossa, hanno un effetto negativo su questi organi e sull’intero organismo” ha detto Schürmann. “Fino a oggi non era chiaro quale fosse l’impatto delle cellule di grasso all’interno del pancreas”.

Il digiuno intermittente riduce il grasso pancreatico

Il team di ricerca ha diviso in due gruppi gli animali in sovrappeso a rischio di sviluppare il diabete: il primo aveva accesso illimitato a una dieta ricca di grassi e poteva nutrirsi quanto voleva ogni volta che lo desiderava, mentre il secondo è stato sottoposto a un regime di digiuno intermittente, cioè un giorno riceveva cibo senza alcun limite e il giorno dopo non veniva nutrito.

Dopo cinque settimane il primo gruppo presentava un accumulo di cellule adipose nel pancreas mentre il secondo gruppo mostrava una migliore omeostasi del glucosio e un minore accumulo di grasso sia nel pancreas (-32%) che nel fegato (-35%) rispetto al primo gruppo.

Nel tentativo di comprendere come le cellule di grasso possano compromettere la funzione pancreatica, gli autori hanno isolato dal pancreas dei topi le cellule precursori degli adipociti e hanno permesso loro di differenziarsi in cellule adipose mature.

Se in seguito queste ultime venivano coltivate insieme alle isole di Langerhans pancreatiche, le cellule beta delle isole secernevano sempre più insulina. «Sospettiamo che la maggior secrezione di insulina induca le isole di Langerhans degli animali a rischio di diabete a esaurirsi più rapidamente e, dopo un po’ di tempo, a smettere completamente di funzionare. In questo modo l’accumulo di grasso nel pancreas potrebbe contribuire allo sviluppo del diabete di tipo 2», ha ipotizzato Schürmann.

Digiuno intermittente possibile approccio terapeutico

Questi risultati suggeriscono che per prevenire il diabete di tipo 2 non si dovrebbe ridurre solo gli accumuli di grasso nel fegato. «In determinate condizioni genetiche, l’accumulo di grasso nel pancreas può avere un ruolo decisivo nello sviluppo di questa condizione», ha aggiunto Schulz.

Il digiuno intermittente, noto per migliorare l’omeostasi del glucosio e la resistenza all’insulina, potrebbe essere un approccio terapeutico promettente in futuro, con il vantaggio di non essere invasivo, di non richiedere l’utilizzo di farmaci e di essere di facile integrazione nella vita di tutti i giorni.

Questo regime alimentare prevede di non assumere cibo durante determinate fasce orarie, anche se acqua, tè non zuccherato e caffè nero sono ammessi tutto il giorno. A seconda del metodo, il digiuno dura tra le 16 e le 24 ore o, in alternativa, si possono consumare al massimo 500-600 calorie in due giorni nell’arco di una settimana. La forma più conosciuta di digiuno intermittente è il metodo 16:8 che prevede di mangiare solo durante una finestra di otto ore durante il giorno e di digiunare per le restanti 16 ore, eliminando uno dei pasti, in genere la colazione.