Tumore ovarico, 5mila nuovi casi l’anno e pochi test Brca. Sette donne su 10 secondo una ricerca del World Ovarian Cancer Coalition non conoscono la patologia
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In Italia, ogni anno, 5mila donne ricevono una diagnosi di cancro all’ovaio, ma il test genetico che permette di prevedere, diagnosticare precocemente e trattare al meglio molte forme di questo tumore, si pratica in meno del 70% dei casi. Nonostante il caso della celebre Angelina Jolie (che dopo aver scoperto di essere portatrice del gene mutato si è sottoposta a chirurgia preventiva) abbia dato risonanza al fenomeno, è ancora grande il numero di donne che non conosce affatto il tumore ovarico: 7 su 10 secondo una ricerca del World Ovarian Cancer Coalition presentata all’Esmo 2018. E nel mondo solo il 54,7% delle pazienti è stata sottoposta al test genetico Brca, percentuale che in Italia raggiunge il 65,2%, complice anche la disparità di accesso tra territori.
Un dato allarmante, spiega l’Agenzia Dire (www.dire.it) perché il tumore ovarico è una malattia insidiosa che nell’80% dei casi, in mancanza di sintomi specifici e di esami che consentano la diagnosi precoce, viene scoperta in fase avanzata, motivo per cui la mortalità resta elevata. È sempre più urgente, dunque, ricostruire un’alleanza comunicativa tra medici e pazienti dalla quale il giornalismo scientifico può trarre spunti positivi per portare nel modo giusto all’opinione pubblica le conoscenze, i progressi e le speranze.
“Oggi sappiamo che nel 20% delle donne affette da tumore alle ovaie il tumore si sviluppa perché esiste una trasmissione ereditaria legata alla presenza di un gene che si chiama Brca. Ne esistono il tipo 1 e il tipo 2 – ha spiegato Sandro Pignata, direttore dell’Irccs Fondazione Pascale di Napoli -. Se oggi noi andiamo a testare nelle pazienti affette da tumore se c ‘è stata la mutazione del gene, qualora fosse presente, possiamo andare nelle loro famiglie a identificare i soggetti sani che sono a rischio di sviluppare i tumori e mettere in atto delle misure di prevenzione”.
Ha aggiunto Claudia Marchetti, ginecologa: “Il test è il primo grande ausilio che abbiamo per identificare le pazienti a rischio tumore dell’ ovaio oppure per caratterizzare la storia del tumore e fare scelte terapeutiche di un certo tipo”.
Ha concluso Adriana Bazzi, giornalista scientifica del Corriere della Sera: “La prevenzione dei tumori non è un argomento amato dai media, perché troppo focalizzato sugli stili di vita che fanno fatica a diventare notiziabili e poi ci sono i casi particolari, come i test genetici che servono a predire malattie, primo tra tutti i test per i geni BRCA 1 e 2 per il tumore del seno e, in particolare, il tumore dell’ovaio per il quale non esiste diagnosi precoce. I media potrebbero avere un nuovo ruolo, ancora tutto da definire”.