Tetano: mortalità alta nonostante i vaccini


Vaccini tetano: nei Paesi sviluppati mortalità fino al 20%, l’esordio della malattia può variare da 3 a 21 giorni

Tetano, cosa c’è da sapere e le domande più frequenti dopo il caso della bambina di Verona che lo ha contratto dopo una caduta

Il tetano è una gravissima malattia neuromuscolare acuta, causata dal batterio Clostridium tetani. Le spore batteriche presenti nel suolo possono entrare nel corpo attraverso una lesione della pelle, con conseguente insorgenza di sintomi dopo circa 7-10 giorni, anche se l’esordio della malattia puo’ variare da 3 a 21 giorni.

“Dagli Anni 40, l’uso diffuso di vaccini contenenti tossoide (vaccino inattivato con tossoide tetanico o un vaccino combinato contenente tossoide tetanico) e di immunoglobuline umane tetaniche per la gestione delle ferite ha portato a un calo del 95% del numero di casi di tetano e una diminuzione del 99% del numero di decessi correlati al tetano.

Tuttavia, tutte le persone non vaccinate o con protezione vaccinale non adeguata sono a rischio di tetano, indipendentemente dall’eta’“. All’Agenzia Dire (www.dire.it) parla Paolo Biban, direttore della Uoc di Pediatria ad Indirizzo Critico dell’Ospedale di Verona dov’e’ ricoverata la bambina di 10 anni affetta da tetano.

Il medico, come esempio, riporta il caso di un bambino di 6 anni, residente negli Stati Uniti, che “nel 2017 aveva subito una lacerazione sulla fronte mentre giocava all’aperto in una fattoria. La ferita era stata pulita e suturata a casa. In precedenza non aveva ricevuto alcun ciclo vaccinale.

Dopo circa sei giorni- sottolinea l’esperto- il bambino ha presentato episodi di pianto, mascella serrata (trisma) e spasmi muscolari involontari agli arti superiori, seguito da inarcamento del collo e della schiena (opistotono) e spasticita’ generalizzata. Per difficolta’ nella respirazione- racconta Biban- i genitori contattavano i servizi di emergenza territoriale, che trasportavano il bimbo direttamente in un ospedale pediatrico di terzo livello.

In seguito veniva posta la diagnosi di tetano, con necessita’ di ospedalizzazione e cure intensive durate circa 8 settimane, seguite da un programma di riabilitazione che fortunatamente ha permesso al piccolo paziente un buon recupero delle normali attivita’”. Tuttavia, prosegue il medico, “non tutti i pazienti mostrano un decorso favorevole, e la mortalita’ da tetano resta altissima nei paesi in via di sviluppo (circa il 40%), mentre nei Paesi avanzati si attesta al 10-20%”.

In fase iniziale i pazienti affetti da tetano “possono presentarsi in pronto soccorso con una sintomatologia talora sfumata, anche se spesso sono gia’ presenti i tipici spasmi muscolari alla mandibola (trisma). Va peraltro sottolineato- aggiunge Biban- che la diagnosi di tetano viene spesso effettuata sulla base dei soli riscontri clinici, in quanto la coltura del batterio Clostridium tetani puo’ dare spesso esito negativo.

Successivamente il quadro puo’ complicarsi progressivamente, con disturbi respiratori causati da spasmo diaframmatico e laringeo, spasmi muscolari ingravescenti e generalizzati, opistotono, rabdomiolisi, aritmie, ipertensione, tachicardia, insufficienza renale, febbre alta fino al decesso. Pertanto, dopo un’accurata revisione della ferita e iniziata la terapia antibiotica, il paziente deve essere assistito in un reparto di cure intensive, dove viene trattato con sedazione profonda, farmaci miorilassanti, intubazione endotracheale e ventilazione meccanica, supporto delle funzioni vitali e nutrizione artificiale.

Al piu’ presto devono essere somministrate immunoglobuline specifiche anti-tetano, per via intramuscolare ed intratecale, e il vaccino tossoide tetanico. Nei giorni successivi va considerata l’esecuzione di una tracheostomia precoce, alla luce della prolungata necessita’ di supporto ventilatorio invasivo.

Durante il ricovero in terapia intensiva pediatrica e’ buona pratica evitare eccessive stimolazioni per ridurre l’insorgenza e l’intensita’ delle crisi tetaniche, mantenendo il paziente profondamente sedato nelle prime due o tre settimane di malattia. In seguito, in base alla regressione degli spasmi muscolari e alla stabilita’ dei parametri vitali, il paziente va progressivamente svezzato dal supporto farmacologico e ventilatorio, fino alla ripresa della sua funzione respiratoria autonoma. Resta essenziale- conclude Biban- un adeguato programma di ripristino delle varie funzioni d’organo e di riabilitazione motoria”.