Dolore pelvico cronico: ne soffre 1 donna su 3


Parte la campagna di sensibilizzazione sul dolore pelvico cronico, che colpisce 1 donna su 3, di Onda Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere

Parte la campagna di sensibilizzazione sul dolore pelvico cronico, che colpisce 1 donna su 3, di Onda Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere

È una malattia misconosciuta e sottovalutata, dal momento che 1 donna su 5 non consulta un medico in presenza di dolore e molte pazienti riferiscono di non essere sempre credute dal ginecologo e dal partner in merito alla veridicità e intensità del dolore. Parte la campagna di sensibilizzazione sul dolore pelvico cronico di Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, da sempre attenta allo studio dei principali temi della salute femminile.

Il dolore pelvico cronico interessa 1 donna su 3, ma solo 1 su 10 ha ricevuto una diagnosi – La malattia ha un considerevole impatto sulla qualità della vita: il 22% delle donne che ne soffre si sente a disagio e il 9% si dichiara addirittura esausta.

“Persiste ancora oggi un gap culturale legato al dolore che fa sì che questo sia sottovalutato e sottratto: è ancora considerato quasi normale o fisiologico che una donna provi dolore a causa di un problema ginecologico. Il mancato riconoscimento sociale del dolore cronico come patologia vera e propria, grave e invalidante è responsabile di un ulteriore aggravio del vissuto delle pazienti”, dichiara Francesca Merzagora, Presidente di Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere a commento dell’indagine quali-quantitativa.

“Il dolore pelvico: il punto di vista di ginecologi, delle pazienti e della popolazione femminile”, condotto da Elma Research per conto dell’Osservatorio su un campione di 600 donne di età compresa tra i 18 e i 55 anni, coinvolgendo anche 23 ginecologi e 10 pazienti, nell’ambito della campagna sul dolore pelvico cronico lanciata con il contributo incondizionato di Alfasigma. La campagna ha l’obiettivo di promuovere la sensibilizzazione e l’informazione su questa malattia, per aiutare le donne a dare un nome al proprio dolore e a comunicarlo al medico.

Dai dati raccolti emerge che 1 donna su 3 dichiara di soffrire di dolore pelvico, ma solo 1 su 10 ha ricevuto una diagnosi da una figura medica. È un dolore descritto come fastidioso, lancinante e assillante, che ha un notevole impatto sulla qualità della vita: il 22% delle donne dichiara di sentirsi a disagio, il 20% è nervosa, il 13% è frustrata, mentre il 9% si dichiara addirittura esausta.

Questi dati confermano il fatto che si tratta di una problematica ancora poco capita e troppo spesso sottovalutata sia dal partner che dal ginecologo a tal punto che le pazienti dichiarano di non essere sempre credute in merito alla veridicità e intensità del dolore. Anche chi ne soffre sottovaluta la malattia: 1 donna su 5, infatti, alla comparsa dei primi sintomi, non si è recata dal medico.

Inoltre, i risultati dell’indagine dimostrano che la popolazione femminile è fortemente disinformata sull’argomento: benché l’85% delle donne abbia sentito parlare del dolore pelvico, ben 4 su 5 ritengono di non essere adeguatamente informate e più della metà di esse desidera maggiori informazioni. Il 72% vorrebbe ricevere notizie sulla malattia attraverso i canali medici istituzionali, il 50% tramite i media (stampa, TV) e il 46% predilige materiali informativi come opuscoli o libri, anche se dai dati emerge che è Internet il canale più utilizzato per cercare informazioni dal 38% delle donne.

Per contribuire a colmare il gap di conoscenza, è disponibile negli ospedali con i Bollini Rosa la brochure “Conoscere, comunicare, curare il dolore pelvico cronico” che mira a far conoscere la malattia e le varie attività realizzate nell’ambito del progetto, accanto a una campagna di comunicazione sui social.

È stata ideata, inoltre, una App per la ginnastica intima femminile che mette a disposizione una serie di semplici esercizi da inserire nella routine quotidiana della donna e che si propone come utile strumento informativo di prevenzione. Aiuta, infatti, a comprendere meglio il corpo femminile e, nello specifico, il pavimento pelvico, contribuendo al benessere e al miglioramento della qualità della vita della donna.

Da ultimo, per le donne che soffrono del disturbo, è anche disponibile, sul sito web di Onda, il “Diario mensile del dolore pelvico femminile”, da compilare giornalmente per almeno tre mensilità, registrando in modo sistematico il proprio dolore e i diversi aspetti che lo accompagnano e da presentare poi al proprio medico, in modo da fornirgli una rappresentazione completa e oggettiva dei disturbi.

La finalità del diario è quella di rendere più agevole il dialogo medico-paziente e di migliorare la comunicazione del dolore, spesso complicata dal disagio avvertito e dalla difficoltà di trovare le parole più corrette.

“Il progetto di Onda sul dolore pelvico cronico ha l’obiettivo di sensibilizzare le pazienti su questa malattia”, sottolinea ulteriormente Francesca Merzagora “e di dare loro alcuni strumenti utili a comunicare in modo efficace con il medico per migliorare una relazione che spesso è complessa a causa della difficoltà di descrivere intensità e qualità del dolore.”

Dall’indagine emerge bene quanto sia ancora importante promuovere attività di sensibilizzazione ad ampio raggio e con diversi obiettivi, che coinvolgano non solo le donne che ne soffrono, ma anche gli stessi medici.

Dal punto di vista medico, infatti, il dolore pelvico è un sintomo che può dipendere da molti fattori, non sempre, per altro, afferenti a un ginecologo, e comporta una diagnosi differenziale che deriva da una progressiva esclusione delle varie cause fisiologiche. È quindi un percorso diagnostico-terapeutico che prevede più di una visita, ma che non ha un approccio univoco.

“La sindrome da dolore pelvico cronico oggi si può curare in modo efficace con numerosi approcci terapeutici”, spiega Filippo Murina, Responsabile Servizio di Patologia del Tratto Genitale Inferiore, Ospedale V. Buzzi – Università degli Studi di Milano. “Fondamentale è porre una corretta e tempestiva diagnosi di una condizione che se apparentemente non presenta elementi visibili, può essere facilmente diagnosticata con un accurato e mirato esame clinico che consideri l’esistenza del problema”.