Malattie reumatologiche: così incidono sulla fertilità


Fertilità in pazienti reumatologici di sesso maschile: l’infiammazione cronica sottesa a queste patologie influenza negativamente la funzione riproduttiva

Fertilità in pazienti reumatologici di sesso maschile: l'infiammazione cronica sottesa a queste patologie influenza negativamente la funzione riproduttiva

La discussione dei problemi legati alla fertilità con pazienti reumatologici di sesso maschile è importante, in quanto l’infiammazione cronica sottesa a queste patologie influenza negativamente la funzione riproduttiva del maschio, o interferendo con l’asse gonadico-ipofisario-ipotalamico oppure con la spermatogenesi. Di qui la necessità di tenerne conto per assicurare una vita riproduttiva al pari dei soggetti sani.

Sono queste le riflessioni fatte dalla prof.ssa Monika Ostensen  (Sorlandet Hospital Kristiansand, Norvegia), a margine di una sessione sui temi relativi alla riproduzione in reumatologia, tenutasi a Madrid, in occasione del congresso annuale EULAR, nel corso della quale ha tenuto una presentazione al riguardo.

“Nei pazienti di sesso maschile – ha spiegato la prof.ssa Ostensen, sono le patologie reumatologiche in sé o la terapia a condurre all’infertilità: ad esempio, un’attività di malattia elevata, accompagnata da sintomatologia depressiva e ansiogena, può essere spesso causa di riduzione dell’attività sessuale. In questi casi, il controllo dell’attività di malattia rappresenta l’intervento più importante che il clinico possa garantire”.

Lo studio

Nello studio presentato al congresso, è stata passata in rassegna la letteratura scientifica sull’argomento e non sono stati documentati casi di un’alterazione della fertilità a seguito dell’assunzione settimanale di MTX a dosaggi compresi tra 5 e 25 mg.

La prof.ssa Ostensen ha anche aggiunto come alcuni case report relativi ad uomini affetti da psoriasi che assumevano dosi ridotte di MTX abbiano documentato sia casi di oligospermia che di azoospermia, che situazioni di normalità.

Dall’analisi di letteratura è emerso, invece, che la ciclofosfamide, somministrata sia in pazienti adulti che pediatrici affetti da lupus e vasculiti, si associa ad un danno alle gonadi che è dose-dipendente. Il danno si estrinseca in una ridotta presenza, o assenza, di sperma, livelli ridotti di testosterone e livelli elevati di ormone follicolo-stimolante. Non solo: dosaggi superiori a 7,5 g/m2 si associano ad un rischio elevato di infertilità permanente nell’adulto.

Quanto a sulfasalazina, invece, questa può essere responsabile di infertilità transitoria, dal momento che la qualità dello sperma ritorna nella norma dopo 1-3 mesi dalla sospensione del farmaco.

“I pazienti reumatologici di sesso maschile possono, qualche volta, andare incontro a problemi di fertilità quando si somministra loro MTX, sulfasalazina o ciclofosfamide per assicurare il controllo dell’attività di malattia – ha affermato la prof.ssa Ostensen a chiusura della sua comunicazione -. E’ opportuno, ora, approfondire le conoscenze su questi effetti anche in bambini e adolescenti che necessitano di trattamento con ciclofosfamide, ed è compito del medico informare i pazienti di sesso maschile sugli effetti collaterali di questi farmaci, consigliando degli interventi che preservino la fertilità”.