Minibot: come pagare un creditore con una cambiale


No secco della CGIA ai minibot: sarebbe come saldare un creditore con una cambiale che potrebbe non essere addirittura coperta

No secco della CGIA ai minibot: sarebbe come saldare un creditore con una cambiale che potrebbe non essere addirittura coperta

La CGIA risponde seccamente no, alla proposta avanzata dalla maggioranza di Governo di pagare i debiti della Pubblica Amministrazione con i minibot.

“Ma stiamo scherzando ? – esordisce il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – pagare un fornitore di un ente pubblico con un minibot, sarebbe come saldare un creditore con una cambiale che potrebbe non essere addirittura coperta. Insomma, una modalità di pagamento surreale del tutto irricevibile”.

La CGIA, che negli ultimi mesi ha intensificato la sua storica battaglia affinché tutta la PA paghi i propri fornitori secondo le disposizioni previste dalla legge (entro 30 massimo 60 giorni dall’emissione della fattura), ricorda:

“Le aziende creditrici dello Stato pagano i dipendenti, i fornitori, le materie prime con soldi alla mano – conclude Zabeo –  non capiamo perché lo Stato, invece, dovrebbe onorare i suo impegni commerciali con un surrogato inaccettabile”.

E invece di inventarsi modalità di pagamento improbabili, la CGIA chiede al Governo di sanzionare le Amministrazioni pubbliche che non rispettano la legge.

“Ancorché la nostra PA sia tra i peggiori pagatori d’Europa – segnala il Segretario Renato Mason – molti si erano convinti che i tempi di pagamento si sarebbero drasticamente ridotti grazie all’introduzione, partita gradualmente dal luglio del 2017, dell’obbligo da parte di tutti gli enti pubblici di trasmettere le informazioni relative ai singoli pagamenti attraverso il sistema Siope+ [1]. Questa modalità doveva consentire a regime la quantificazione dell’ammontare delle passività  commerciali e il monitoraggio continuo dei tempi di pagamento delle amministrazioni debitrici. Purtroppo tutto ciò non è ancora avvenuto per l’avversione di moltissimi enti a rispettare le disposizioni di legge, con il risultato che lo stock del debito è ancora spaventosamente elevato ”.

Secondo la stima riportata nella “Relazione annuale 2018”, presentata la settimana scorsa dal Governatore della Banca d’Italia, l’ammontare complessivo dei debiti commerciali della nostra Pubblica Amministrazione (PA) sarebbe pari a 53 miliardi di euro [2]. In calo, rispetto al 2017, di  4 miliardi.

L’utilizzo del condizionale, comunque, è d’obbligo, visto che la periodica indagine condotta dai ricercatori di via Nazionale si basa su indagini statistiche, condotte sulle imprese, e dalle segnalazioni di vigilanza da cui emergono dei risultati che, secondo gli stessi estensori delle stime, sono caratterizzati da un elevato grado di incertezza [3]. Insomma oltre a pagare enormemente in ritardi in violazione alle disposizioni di legge, lo Stato non conosce a quanto ammonta precisamente il debito commerciale nei confronti delle proprie aziende fornitrici.