Diabete tipo 2: canagliflozin riduce rischio insufficienza renale


Diabete tipo 2: il nuovo farmaco Canagliflozin riduce di oltre il 30% il rischio di insufficienza renale secondo lo studio di fase 3 “Credence” condotto su 4mila adulti

Diabete tipo 2: il nuovo farmaco Canagliflozin riduce di oltre il 30% il rischio di insufficienza renale secondo lo studio di fase 3 "Credence" condotto su 4mila adulti

Il diabete in Italia colpisce circa il 6,34% della popolazione, pari a 3,84 milioni, a cui si aggiunge un altro 2% circa di sommerso. E un rapido incremento è previsto nei prossimi decenni.  Se non adeguatamente trattati, i pazienti diabetici corrono un rischio maggiore di sviluppare gravi complicanze, fra le quali la malattia cardiovascolare e la nefropatia diabetica, che colpisce circa il 40% dei diabetici, percentuale che corrisponde a quasi 1,5 milioni di persone nel nostro Paese. La nefropatia diabetica è invece la principale causa di progressione verso la malattia renale allo stadio terminale, che rappresenta il 50% dei casi nel mondo sviluppato. Ma oggi, riferisce l’Agenzia Dire (www.dire.it), grazie al nuovo farmaco Canagliflozin si riesce a ridurre di oltre il 30% il rischio di progressione renale e di circa il 40% l’incidenza di scompenso cardiaco nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 e malattia renale cronica. Lo dimostrano i dati dello studio internazionale di fase 3 ‘Credence’ (Canagliflozin and renal events in diabetes with established nephropathy clinical evaluation), presentato oggi a Roma (unica tappa italiana), all’indomani del Congresso mondiale di Nefrologia di Melbourne.

LO STUDIO CREDENCE

La sperimentazione dello studio ‘Credence’ è stata condotta in più di 4.400 adulti con diabete mellito di tipo 2 ed associata malattia renale cronica diabetica, in 659 siti in 34 paesi in Nord America, America Latina, Europa, Sud Africa e Asia-Pacifico.

“Oggi con questo farmaco i pazienti diabetici possono prevenire una complicanza su cui finora non si era riusciti a intervenire – dice Luca De Nicola,professore associato di Nefrologia all’Università della Campania ‘L. Vanvitelli’, nel board dello studio ‘Credence’- Le terapie finora disponibili riducono del 20% la progressione del danno renale verso la dialisi, ma lasciano ad alto rischio ben il 40-50% dei pazienti trattati. Questo nuovo farmaco garantisce unaprotezione decisamente più efficace ai pazienti con nefropatia diabetica. La somministrazione di 1 compressa da 100 mg al giorno, in aggiunta ai farmaci nefroprotettivi di uso comune, riduce più del 30% il rischio di progressione renale”.

Inoltre, questo farmaco è un cardioprotettivo con una riduzione “di circa il 40% dell’incidenza di scompenso cardiaco- aggiunge De Nicola- la complicanza cardiovascolare più importante nel paziente diabetico. La terapia è anche più facilmente tollerabile: ci sono minori effetti collaterali nel gruppo trattato con questo approccio terapeutico rispetto al gruppo sottoposto alla cura tradizionale”.