Protesta pastori sardi: in crescita acquisti di pecorino


La solidarietà dei consumatori italiani ai pastori sardi che continuano la protesta per il prezzo del latte ovino. Secondo Coldiretti +10% di acquisti di pecorino

La solidarietà dei consumatori italiani ai pastori sardi che continuano la protesta per il prezzo del latte ovino. Secondo Coldiretti +10% di acquisti di pecorino

Sono aumentati almeno del 10% gli acquisti di pecorino in Italia spinti dal sostegno dei consumatori di fronte all’allarme lanciato dai pastori sardi impegnati in una difficile mobilitazione per il giusto prezzo del latte. È quanto stima la Coldiretti per la seconda decade di febbraio rispetto a quella precedente, sulla base delle indicazioni dei mercati di Campagna Amica dove si svolgono iniziative di sostegno come il pecorino day che si sono estese dal weekend alla grande distribuzione nei gruppi Auchan Retail, Bennet, Carrefour, Despar, Esselunga, Famila, Gruppo Végé, Iper, Italmark, Magazzini Gabrielli, Pam Panorama, Selex, Unes mentre anche Conad ha annunciato il suo impegno contro le speculazioni e sostegno ai pastori e Coop riconosce ai fornitori del prodotto a proprio marchio un valore, all’acquisto del pecorino, in grado di assicurare agli allevatori il prezzo di 1 euro al litro.

Con azione promozionale che riguarda migliaia di punti vendita lungo tutta la Penisola e una decisa condivisione dei cittadini per la battaglia dei pastori, è importante ora che questa diffusa solidarietà si trasferisca direttamente negli allevamenti travolti da una crisi senza precedenti e per questo un primo passo è rappresentato dall’apertura la prossima settimana del tavolo tecnico presieduto dal Prefetto di Sassari sull’indicizzazione per fissare un prezzo equo del latte di pecora, oggi fissato sotto i costi di produzione.

Un impegno per salvare le 6,2 milioni di pecore sopravvissute in Italia e dare un futuro ad un mestiere antico ricco di tradizione che consente anche la salvaguardia di razze in via di estinzione e vantaggio della biodiversità del territorio.

Dal latte di pecora si ottengono in Italia circa 60 milioni di chili di formaggi pecorini dei quali oltre la metà a denominazione di origine (Dop). Nella produzione Made in Italy a denominazione di origine a fare la parte del leone è il Pecorino Romano Dop, ma hanno ottenuto la protezione comunitaria come denominazioni di origine anche il pecorino Sardo, il Siciliano, il Crotonese il Toscano, quello di Filiano, di Picinisco, delle Balze volterrane oltre al Fiore Sardo, al Canestrato Pugliese, al Canestrato di Moliterno alla Vastedda della Valle del Belice, al Murazzano e alla Robiola di Roccaverano che usa anche caprino.

Accanto ai pecorini tutelati dall’Unione Europa sono circa un centinaio quelli tradizionali censiti dalle regioni, ma numerose sono le versioni proposte dagli allevatori dal “sottocrusca” al “sottograno” fino allo “stagionato in grotta” e curato con olio. Spesso vittima di fake news, il pecorino romano è un alleato della salute che può essere assunto anche da chi è intollerante al lattosio ma è importante anche per combattere un consumo di calcio insufficiente che è tra le cause dell’osteoporosi.

Sostenere con i propri acquisti la produzione nazionale di pecorino significa aiutare il proprio territorio e contrastare anche l’abbandono delle aree più difficili dove i pastori svolgono un ruolo insostituibile di presidio. Secondo una recente indagine Doxa più di un italiano su dieci (12%) inserisce il pecorino nella lista dei formaggi preferiti ed è immancabile in molti primi piatti storici, dal cacio e pepe alla carbonara, dalla gricia al pesto alla genovese fino alla pasta alla pecorara. Ma arricchisce anche secondi piatti soprattutto in frittate e polpette e non manca neanche nei dolci come ad esempio nelle pizze salate di Pasqua, senza dimenticare l’irrinunciabile abbinamento fave e pecorino tradizionale per la festa dei lavoratori.

Con quasi un quarto della produzione esportata l’andamento del pecorino dipende molto anche dalle esportazioni all’estero dove a pesare negativamente sono le imitazioni diffuse in tutto il mondo a partire dagli Stati Uniti, che sono il mercato più importante per le nostre esportazioni, dove si stima che 2 pecorini di tipo italiano su 3 sono “tarocchi” nonostante il nome richiami esplicitamente al Made in Italy.

Si tratta di produzioni realizzati negli Stati del Wisconsin, California e New York, venduti ad esempio con il nome di “romano” cheese, ma anche di formaggi importati dall’estero, soprattutto dall’Europa, da paesi come la Romania che fanno concorrenza sleale alle produzioni Made in Italy. In questo contesto è importante un impegno delle istituzioni per difendere le produzioni nazionali nei negoziati internazionali ma anche nel combattere frodi ed inganni che purtroppo avvengono grazie alle maglie troppo larghe della legislazione.

La pastorizia è un mestiere ricco di tradizione molto duro che costringe ogni giorno alla sveglia alle 5 del mattino per la prima mungitura che sarà ripetuta nel pomeriggio per ottenere da ogni pecora circa un litro di latte al giorno che viene sottopagato. Un impegno di elevato valore ambientale poiché si tratta di un’attività che è concentrata nelle zone svantaggiate e che garantisce la salvaguardia di razze in via di estinzione a vantaggio della biodiversità del territorio, dalla rustica pecora sarda alla pecora sopravissana dall’ottima lana, dalla pecora comisana con la caratteristica testa rossa a quella massese dall’insolito manto nero che rappresentano un patrimonio di biodiversità il cui futuro è minacciato da un concreto rischio di estinzione. Un patrimonio che gli agricoltori di Campagna Amica sono impegnati a difendere con “I sigilli”, prodotti e animali della biodiversità agricola italiana che nel corso dei decenni sono stati strappati all’estinzione o indissolubilmente legati a territori specifici.