In Sardegna il mare d’inverno non è un bello spettacolo


Erosione costiera, plastiche, inciviltà ma anche tanta bellezza nell’ultimo report del WWF Sardegna “Il mare d’inverno”

Erosione costiera, plastiche, inciviltà ma anche tanta bellezza nell'ultimo report del WWF Sardegna "Il mare d'inverno"

Un grido di dolore per la condizione delle spiagge e del mare, ma anche una dichiarazione d’amore per un bene comune prezioso da tutelare per poter essere consegnato alle generazioni future. Questo il dossier WWF “Il mare d’inverno” pubblicato dal WWF Sardegna, che documenta con foto inequivocabili degrado, rifiuti sulle spiagge ed erosione costiera. La fotografia di copertina che apre il dossier documenta un barile “rigettato” insieme a tanta plastica dalle burrasche su una spiaggia del nord-Sardegna.

“Una presenza aliena simbolo “concreto” di un uso scorretto del Mare Nostrum” denuncia Carmelo Spada, delegato regionale WWF Sardegna.

Studi scientifici (Ispra) documentano che tra i principali impatti del cambiamento climatico sulle coste dell’isola, negli ultimi 50 anni, si sono perse superfici di spiaggia lungo circa 107 km di costa, mentre secondo le valutazioni del Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero le erosioni si sono manifestate lungo 165 km pari al 36% delle coste sabbiose.

Viene rilevato un arretramento di quasi 20 metri nell’area costiera di Porto Torres. Il mare e le spiagge sono beni comuni che non possono essere considerati oggetti di consumo “usa e getta” utilizzabili senza freni nel periodo estivo sfruttandone le risorse ben oltre i limiti di sostenibilità per poi abbandonarli all’incuria nel periodo invernale. Il mare d’inverno ha anche una magica bellezza selvaggia che nessuno deve svilire. Una passeggiata lungo la linea di costa può costituire un’esperienza indimenticabile e far scoprire sulla battigia le “tracce” di specie come quelle della Pinna nobilis, delle alghe (Codium bursa) dalla caratteristica forma di palla o le foglie spiaggiate della Posidonia oceanica, vera e propria pianta del mare Mediterraneo importantissima per l’ecosistema marino.

“Auspichiamo – continua Spada – che si prenda collettivamente coscienza dell’erosione, delle plastiche e di tutti i rifiuti che vengono irresponsabilmente gettati in mare. Altre foto emblematiche documentano in maniera inequivocabile l’erosione in atto nella spiaggia di Maria Pia di Alghero; in alcuni tratti, le dune sono state letteralmente smantellate in altezza per diversi metri lasciando scoperte le radici dei ginepri e dei pini. Sono necessarie azioni per la ricostituzione e consolidamento delle dune anche con la messa a dimora delle piante pioniere e il riposizionamento della posidonia, naturale protezione del litorale”.

In Italia, quasi il 90% degli habitat dunali è in uno stato di conservazione inadeguato, per contrastare queste situazioni si attuano progetti di mitigazione come il Life Redune coordinato dall’Università Ca’ Foscari Venezia” che prevede, tra l’altro, la messa a dimora di oltre 150 mila piante su 80 ettari costieri di diversi comuni della città metropolitana di Venezia.

Tutti insieme dobbiamo mobilitarci per salvare la biodiversità del Mediterraneo, un mare di straordinaria bellezza, con oltre 17.000 specie, di flora e fauna minacciata dalla pesca eccessiva ed illegale, dall’inquinamento (plastica e contaminanti chimici), dal traffico marittimo in continuo aumento, dall’invasione di specie aliene e dall’acidificazione delle acque, tutti fenomeni che incidono negativamente sul delicato equilibrio su cui si regge l’ecosistema del Mare Nostrum. Per questo il WWF ha lanciato la campagna Generazione Mare e l’iniziativa Spiagge pulite #plasticfree per liberare le nostre spiagge dalla plastica. Qui i prossimi appuntamenti con la pulizia delle spiagge.