Codacons e NCC contro il decreto del Governo


Alfonso Riva, presidente di FAI – Trasporto Persone, e il Codacons attaccano il Governo sul decreto legge che regolamenta il settore NCC: ecco perché

Alfonso Riva, presidente di FAI – Trasporto Persone, e il Codacons attaccano il Governo sul decreto legge che regolamenta il settore NCC: ecco perché

“Una norma che nulla ha a che vedere con le problematiche del settore NCC ma che autorizza il monopolio dei taxi. Una legge che avrà gravi ripercussioni sull’occupazione, sul gettito delle imprese coinvolte e sulla mobilità degli italiani e dei visitatori del nostro Paese”.

Non va per il sottile Alfonso Riva, presidente di FAI – Trasporto Persone riguardo al DL 143/2018  “partorito dal Consiglio dei Ministri alle 4 di mattina del 28/12 con modalità al vaglio della procura della repubblica” sottolinea lo stesso Riva.

“Un decreto legge che come conseguenza rende illegittima l’attività di Noleggio con Conducente. Un settore che impiega circa 200.000 persone se si considera l’indotto. Un decreto che modifica la Legge 21/92, la legge che regola Taxi ed NCC, ma che di fatto si occupa unicamente di NCC. Il nostro è un servizio di eccellenza che si rivolge ad un’ utenza con esigenze diverse rispetto a quella che sceglie il taxi” conclude Riva.

Dello stesso avviso Carlo Rienzi, presidente e fondatore Codacons – Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori: “Il decreto danneggia in modo pesante i fruitori finali del servizio, ossia i consumatori. Le abnormi limitazioni alla concorrenza determinate dalle norme del Governo causano infatti un inevitabile incremento delle tariffe e una riduzione della scelta per gli utenti, i quali vengono di fatto spinti in modo artificioso verso il servizio taxi. Norme inoltre medievali che cozzano in modo netto con le nuove opportunità offerte dalla moderna tecnologia”.

Di seguito i principali aspetti che secondo FAI – Trasporto Persone e Codacons danneggiano la categoria e i consumatori.

Entrambe le associazioni sottolineano che il provvedimento è stato approvato senza alcuna discussione nelle sedi competenti e senza che mai il Ministro Danilo Toninelli si sia reso disponibile ad un confronto con la categoria.

  1. Territorialità troppo rigida su base provinciale

Vi sono territori di confine dove gli operatori lavorano a cavallo tra due province e spesso tra due regioni. Del resto come è possibile avere un servizio taxi in Lombardia che si interscambia su 44 comuni e 3 province e pretendere che gli ncc siano imprigionati in una sola?

  1. Foglio di servizio immodificabile

Ci viene imposto l’obbligo di autocertificare il comportamento futuro di terzi precompilando un foglio di servizio senza possibilità di modifiche. Significa che basterà un ritardo di un aereo o di un treno, o un cambio piano del passeggero per trovarci tecnicamente fuori legge con rischi anche in ambito penale. Inoltre la modalità cartacea è in violazione della recente direttiva europea GDPR. È senz’altro inattuabile e il foglio di servizio andrebbe quantomeno sostituito con l’esibizione dei contratti/prenotazioni ai sensi del codice civile.

Peraltro il combinato disposto tra la definizione di una territorialità all’interno di un ambito regionale e il foglio di servizio, costituiscono pregiudiziali di incostituzionalità. È noto infatti come il Titolo V della Costituzione nonché diverse sentenze dell’alta Corte, abbiano circoscritto le competenze statali nell’esclusivo ambito della salvaguardia della concorrenza. Con il Dl 143 lo Stato impone modalità organizzative ai vettori che sono di competenza regionale e non si capisce quale sarebbe l’utilità per la collettività. A proposito della concorrenza l’effetto di queste misure è anch’esso incostituzionale in quanto spingerebbe forzosamente gran parte della domanda NCC, in un rafforzamento dell’offerta semi monopolista operata dalle organizzazioni economiche tassiste, libere da qualsiasi vincolo operativo, unici a poter garantire l’anonimato dei passeggeri, unici a poter prestare un servizio veloce e privo di burocrazia,  perfino esente dalla emissione di un semplice scontrino fiscale.

  1. Art. 5 bis che deriva dalla vecchia norma che si è rinviata per 10 anni

È opportuno ricordare che il DL 143 non si è sostituito al cd 29/1 quater ma si è aggiunto ad esso. Tra le principali criticità è rimasto l’art. 5 bis che è quello che consente ad ogni Comune di escludere dal proprio territorio ogni NCC che non abbia l’autorizzazione da esso emessa. Tale disposizione da un lato espone ogni candidato alla pressione di gruppi di interesse che potrebbero indirizzare il loro voto a chi promettesse l’esclusione degli NCC, dall’altro dà al comune una competenza sulla concorrenza che è esclusiva statale.