Ciclo Mahler- Schubert, al Maggio dirige il maestro Fabio Luisi


Primo appuntamento dell’anno per il ciclo Mahler-Schubert sabato 12 gennaio

Fabio Lusi al Maggio Fiorentino (foto Pietro Paolini)
Fabio Luisi al Maggio Fiorentino (foto Pietro Paolini)

Il maestro Fabio Luisi sale sul podio del Maggio per il primo appuntamento dell’anno del ciclo Mahler/Schubert, che sabato 12 gennaio alle 20 lo vede impegnato insieme all’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino nell’esecuzione della Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore D. 485 di Franz Schubert e nella Sinfonia n.7 in mi minore di Gustav Mahler.

La Quinta sinfonia di Schubert fu composta nel 1816 (periodo fruttuoso per il compositore viennese che in quell’anno diede vita a opere per pianoforte, composizioni di musica sacra, un quartetto, oltre cento Lieder e due Sinfonie, la Quarta in do minore“Tragica” e la Quinta in si bemolle maggiore) e si ispira alla levità e alla grazia delle sinfonie mozartiane. Eseguita in quello stesso anno dalla piccola orchestra che si riuniva in casa Schubert o nelle abitazioni di amici – in cui lo stesso compositore si esibiva alla viola – la Quinta deve le sue proporzioni ridotte, quattro movimenti brevi ed equilibrati, e l’organico contenuto, senza trombe, clarinetti e timpani, alla sua destinazione domestica. Gioiello sinfonico in abiti più classici che romantici, laQuinta di Schubert si mostra fedele al modello mozartiano non solo nella citazione diretta del salisburghese ma, soprattutto, nella freschezza dell’invenzione melodica, nella scrittura sicura e cristallina e nel carattere spigliato e gioioso della musica.

Opera enigmatica e complessa, la Sinfonia n. 7 in mi minore fu composta da Mahler tra il 1904 e il 1905. Come la Quinta e la Sesta, anche la Settima vive in una dimensione puramente strumentale carica di presentimenti oscuri e di richiami ai suoni della natura, consacrati in due movimenti, il secondo e il quarto, che recano il titolo di Nachtmusik (musica notturna). La bellezza della natura vagheggiata nelle opere precedenti è adesso sentita come un bene irrimediabilmente perduto e a Mahler non resta che la confessione amara della distanza abissale che lo separa da quel mondo di irraggiungibile incanto. Agli archi nel registro grave e al corno tenore è affidato il compito di introdurre gli slanci funerei e carichi di pathos del primo movimento su ritmo di marcia funebre, inevitabile elemento della scrittura mahleriana, mentre i morbidi impasti timbrici dei legni sono chiamati a dar voce ai suoni di natura nella prima Nachtmusik: richiami di caccia, gorgheggi di creature silvestri, rumori ed echi lontani di vita pastorale su cui grava tuttavia un’ombra di tristezza. Nel terzo movimento le movenze sinistre e spettrali dello Scherzo fanno da contraltare al sentimentalismo del secondo Notturno, una pagina cameristica di leggerezza straordinaria che evoca l’immagine evanescente delle serenate al chiaro di luna attraverso i tenui colori strumentali di mandolino, arpa e chitarra. La conclusione spetta inaspettatamente a un Rondò tanto magniloquente quanto ambiguo. Scandito dalle sonorità massicce di ottoni, colpi di timpani e fanfare gioiose, il movimento finale ostenta un carattere baldanzoso, decisamente inusuale per Mahler, che ha il sapore dolce amaro di un gesto retorico esibito ad arte.