I malati reumatici scrivono a Mattarella


I rappresentanti dei malati reumatici scrivono una lettera al Presidente Mattarella: “No ai risparmi imposti a scapito della salute”

Le malattie reumatiche costano 4 miliardi di euro all'anno: anche strutture specializzate regionali possono essere una risorsa

“No alla sostituzione forzata delle terapie a tutti i pazienti in trattamento per alcune gravi malattie reumatologiche. Al medico va garantita la libertà prescrittiva che deve essere sempre condivisa con il paziente”.

E’ questo il principale messaggio contenuto in una lettera che l’Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus (ANMAR) ha oggi inviato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La missiva fa seguito alla decisione di cinque Regioni (Piemonte Lazio, Sardegna, Valle d’Aosta e Veneto) di unirsi per l’acquisto di un farmaco utilizzato nella cura dell’artrite reumatoide e dell’artrite psoriasica.

“E’ stata una gara al ribasso che ha portato a risparmi ma di fatto imporrà l’uso del farmaco a minor costo per i pazienti di cinque importanti regioni italiane – afferma Silvia Tonolo, Presidente Nazionale Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus -. Come rappresentanti dei malati reumatici ci teniamo a precisare che non abbiamo nulla in contrario all’uso dei biosimilari che sono “simili” all’originator e che costano meno. Vogliamo però che non vi siano imposizioni dall’alto dettate solo ed esclusivamente da questioni di budget. Su tutto il territorio nazionale un paziente deve avere sempre a disposizione il farmaco più adatto. E questa scelta deve essere svolta solo ed esclusivamente dal medico curante. Si tratta di un diritto imprescindibile e riconosciuto anche dalla nostra Costituzione. Proprio per questo abbiamo deciso di rivolgerci direttamente al Capo dello Stato”.

“Vogliamo inoltre ricordare che lo switch, ovvero il passaggio dall’uso di un farmaco biologico originator ad un biosimilare, può avere della conseguenze nefaste per la salute di un paziente reumatico – aggiunge la Tonolo -. Negli ultimi anni la nostra associazione ha dovuto, più volte, denunciare i tentativi di alcune regioni di imporre questa pratica clinica. I risparmi per i vari sistemi sanitari regionali non possono essere ottenuti sulla pelle di pazienti che sono già alla prese con gravi malattie invalidanti come quelle reumatologiche”.