Ilva, accordo sindacati-ArcelorMittal: Di Maio soddisfatto


Ilva, è fumata bianca: sindacati e ArcelorMittal hanno raggiunto un accordo di massima. Il vicepremier Di Maio: “Miglior risultato che si potesse ottenere nelle peggiori condizioni possibili”

Ilva, è fumata bianca: sindacati e ArcelorMittal hanno raggiunto un accordo di massima. Il vicepremier Di Maio: "Miglior risultato che si potesse ottenere nelle peggiori condizioni possibili"

Sindacati e ArcelorMittal hanno raggiunto un accordo di massima sullo stabilimento Ilva. Gli acquirenti dello stabilimento della ex acciaieria della famiglia Riva, come riferisce l’agenzia Dire hanno infatti accettato la richiesta di incrementare il numero di assunzioni dai 10.100 della proposta iniziale ai 10.700 pretesi dai sindacati.

Ieri sera la disponibilità messa nero su bianco da ArcelorMittal era quella di assumere 10.100 lavoratori entro il 2018, altri 200 entro il 2021 e a fare una proposta agli operai che nel 2023 dovessero essere restati senza posto (e non abbiano beneficiato degli incentivi all’esodo).

All’uscita dell’incontro i sindacati avevano usato toni duri, parlando di “clima pesanti” e “grandi distanze”. Oggi, però, è arrivata la tanto attesa fumata bianca.

Ilva, parla Di Maio: “miglior risultato possibile nelle peggiori condizioni possibili”

Sull’accordo è intervenuto il vicepremier e Ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Luii Di Maio: ”

Quando siamo arrivati al Ministero dello Sviluppo economico, lo stabilimento Ilva era stato già venduto con un contratto sottoscritto nel 2017 e tenuto nascosto dal precedente Governo. Un contratto che prevedeva meno garanzie ambientali e non prevedeva l’accordo sindacale, mai visto un caso del genere. Un paradosso nel paradosso, perché dal 15 settembre 2018 l’azienda acquirente, che si è sempre comportata correttamente, sarebbe comunque entrata in ILVA nonostante una gara viziata.

Vi avevamo promesso che avremmo accertato la legalità e così abbiamo fatto, qualora si fossero verificati i presupposti legali avremmo annullato la gara, che si è rivelata illegittima per eccesso di potere come dimostrato prima dall’ANAC e poi dall’Avvocatura dello Stato. Ma ci siamo ritrovati a gestire una situazione che rappresentava il delitto perfetto a danno di tutti: dei cittadini di Taranto, delle migliaia di lavoratori, dell’interesse collettivo generale. Per l’annullamento non basta, per legge, l’illegittimità; serve un interesse pubblico concreto ed attuale che non si è verificato, in quanto i fatti risalgono a circa due anni fa. Due anni in cui è successo di tutto. Inoltre, se anche una sola azienda avesse chiesto di poter essere reintegrata nella gara, avremmo potuto annullarla per opportunità. Ma l’unica altra cordata che partecipò a questa gara, oggi, dopo due anni, non esiste più.

Il piano ambientale così come il piano occupazionale raggiunti rappresentano il miglior risultato possibile nelle peggiori condizioni possibili. Per quanto riguarda il primo, è stato ottenuto che l’aumento della produzione di acciaio oltre sei milioni di tonnellate annue sia condizionato alla dimostrazione da parte dell’azienda – documentata al Ministero dell’Ambiente – che le emissioni complessive di polveri dell’impianto non superino i livelli collegati alla produzione a 6 milioni. In conformità ai limiti che pone l’ARPA Puglia.

Un altro miglioramento riguarda il problema della diffusione delle polveri: rispetto alla scadenza iniziale del 2021, è stato ottenuto l’anticipo della copertura dei parchi minerari entro il 2019. Per la prima volta sono stati fissati anche i tempi intermedi per la copertura dei parchi: entro aprile 2019 l’azienda sarà obbligata a coprire il 50% della zona del parco più vicino al quartiere Tamburi.

Grazie all’introduzione dei termini intermedi e all’obbligo della presentazione della documentazione al Ministero dell’Ambiente, il Governo per la prima volta si è dotato di due nuovi strumenti per vigilare sul rispetto degli obblighi dell’azienda. Non faremo sconti a nessuno.

Sul piano occupazionale si partiva da 10000 assunzioni e centinaia di esuberi, si è arrivati a 10700 con zero esuberi: tutti i dipendenti riceveranno una proposta di lavoro. All’ILVA di Taranto non si applicherà il Jobs Act: gli operai saranno assunti mantenendo integro l’articolo 18 e tutti i diritti pregressi, anche quelli economici e di anzianità.

Questo accordo è il miglior risultato che si potesse ottenere nelle peggiori condizioni possibili. I miglioramenti che sono stati raggiunti durante le trattative dimostrano che, oggi come negli scorsi anni, i rilanci in materia ambientale e occupazionale erano possibili e anzi doverosi per garantire la tutela dell’interesse pubblico. I responsabili di questo scempio pagheranno.

A proposito di futuro, quello di Taranto non è essere ostaggio di una sola azienda. È questa idea miope di sviluppo ad aver reso Taranto un deserto. Sappiamo bene che lo Stato da oggi dovrà seriamente riconquistarsi la fiducia dei suoi cittadini. Io ci metterò la faccia. Questo Governo vigilerà ogni giorno per garantire che tutti gli impegni presi vengano rispettati, e come detto non faremo sconti a nessuno.

Taranto ha bisogno di una legge speciale per ripartire dopo decenni in cui si è giocato con la vita delle persone e dei lavoratori. Una vera riconversione economica, partecipata dai cittadini, che impegnerà il Governo nel destinare risorse straordinarie per il rilancio di questa città, già a partire dalla prossima Legge di Bilancio e con una serie di azioni legislative mirate.

La battaglia per quanto mi riguarda non finisce qua. Oggi abbiamo fatto un passo, impegnando l’azienda a dare garanzie importanti che nessuno fino ad ora aveva preteso. Oggi inizia l’operazione “fiato sul collo” per verificare che si mantengano gli impegni presi soprattutto sul versante ambientale”.

Sono un cittadino della terra dei fuochi, ed è lì che ancora ogni giorno respira la mia famiglia, quindi posso capire che cosa provano i tarantini. Nella mia terra per anni ci hanno detto che erano stati firmati nuovi impegni ambientali, ma noi abbiamo sempre chiesto i fatti. Da semplice attivista del Movimento 5 Stelle per la Terra dei fuochi e i cittadini campani mi sono battuto per anni per chiedere un vero diritto alla salute, mi batterò ora da ministro perché l’Ilva non inquini e i cittadini di Taranto possano tornare a respirare. La struttura commissariale agirà come un poliziotto ambientale, pronto a intervenire al primo allarme e sempre pronto a vigilare sugli obblighi da rispettare. E le porte del Ministero saranno sempre aperte ai comitati e ai cittadini. Andiamo avanti insieme.

Oggi abbiamo fatto solo il primo passo di un percorso molto lungo che si concluderà quando l’azienda avrà portato a termine tutti gli impegni qui elencati e che sono previsti nell’accordo”.

Codacons frena gli entusiasmi

Frena gli entusiasmi il Codacons sull’accordo raggiunto tra ArcelorMittal e sindacati che prevede l’assunzione di 10700 lavoratori e zero esuberi.

“Esprimiamo soddisfazione per l’accordo sull’occupazione ma avvisiamo il ministro Di Maio che se nella modifica dei provvedimenti che recepiranno i nuovi accordi non sarà previsto un risarcimento per i cittadini danneggiati, sarà inevitabile impugnare anche questo accordo dinanzi al TAR e al Consiglio di Stato” spiega il presidente Carlo Rienzi.

“Questo perché non è né ammissibile né immaginabile giungere ad accordi che riguardino una sola parte in causa (i lavoratori) dimenticando i diritti di quei soggetti (cittadini di Taranto e ricorrenti) che da Ilva hanno subito un danno e verso i quali deve essere previsto dal Mise e dalla stessa ArcelorMittal un indennizzo equo e dignitoso”.