Brexit: Londra chiude le porte ai lavoratori europei


La premier britannica Theresa May: “Con la Brexit stop all’ingresso di chi viene in Gran Bretagna a cercare lavoro senza qualifiche”

La premier britannica Theresa May: “Con la Brexit stop all'ingresso di chi viene in Gran Bretagna a cercare lavoro senza qualifiche”

Con la Brexit trovare lavoro nel Regno Unito sarà più difficile per chi non è suddito di sua Maestà la Regina Elisabetta II. Il Primo Ministro britannico Theresa May su Facebook ha avvertito che “non sarà più permesso alle persone di arrivare dall’Europa nella remota possibilità che possano trovare un lavoro”. “Accoglieremo sempre – aggiunge – i professionisti qualificati che aiutano la nostra economia a prosperare, dai dottori alle infermiere, agli ingegneri e agli imprenditori ma, per la prima volta da decenni, avremo il pieno controllo dei nostri confini”.

Sono quasi 15mila i giovani italiani under 40 che si sono trasferiti in Gran Bretagna con il cambiamento di residenza nel 2016, l’ultimo anno disponibile.

Secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat più di un giovane italiano su tre (34 per cento) si dice disposto a cambiare nazione per trovare lavoro e un 22 per cento è convinto che il suo futuro sarà all’estero, anche se una ridotta minoranza (14 per cento) ha già avuto esperienze lavorative in un’altra nazione.

“E la Gran Bretagna – sottolinea la Coldiretti – rappresenta la meta preferita per i giovani connazionali in cerca di occupazione anche perché consente di completare l’esperienza di vita all’estero con l’apprendimento della lingua più diffusa a livello lavorativo. Ora con la Brexit e lo stop agli arrivi annunciato dalla premier inglese si aggrava il problema degli sbocchi occupazionali e l’Italia deve essere pronta ad offrire alternative valide alle nuove generazioni”.

Opportunità che possono essere offerte anche dal settore agricolo dove è in atto un ritorno epocale alla terra, che non avveniva dalla rivoluzione industriale, con quasi 30mila giovani che nel 2016/2017 hanno presentato in Italia domanda per l’insediamento in agricoltura dei Piani di sviluppo rurale (Psr) dell’Unione Europea, con ben il 61% concentrato al sud e nelle isole e il 19% al centro e il resto al nord, secondo l’analisi della Coldiretti.