Il disertore latente dell’ospedale pitagorico: la privacy


Privacy all’ospedale di Crotone: e il Tribunale del Malato dov’è? C’è ma non si “vede”

Il disertore latente dell’ospedale di Crotone: la privacy. E il Tribunale del Malato dov’è? C’è ma non si “vede”

Il cittadino che si trova a contatto con le strutture sanitarie deve sapere che ha dei diritti, racchiusi in un codice. E la privacy è un diritto che tutela i dati sensibili di un paziente. Ma non ci dovrebbe essere il Tribunale del Malato all’interno degli ospedali? Che dovrebbero dare assistenza contro la malasanità ed essere una guida ai bisognosi.

Certo che la privacy quando si entra nell’ospedale, non è la prima preoccupazione. Per chi varca la soglia nel dolore a Crotone, il primo pensiero è “che Dio me la mandi buona”. Non ci si preoccupa dei dati personali, che fine fanno e, di avere un diritto trascurato. Ci sono delle notizie che i medici dovrebbero mantenere confidenziali se non a confronto con il paziente e nel caso del familiare stretto. Ma quante volte nelle stanze di ospedali il medico davanti a degenti fa domande al malato a voce alta, dando, di conseguenza agli astanti, la possibilità di ascoltare tutto il percorso di una vita, magari di stenti, che finisce in una cartella clinica. Oggi in un dischetto.

Allora c’è un codice sulla protezione dei dati che dovrebbe essere preso come un Vangelo nel momento in cui si fa l’anamnesi. I dati sanitari sono tutte quelle informazioni personali idonee a rivelare lo stato di salute, la vita sessuale e le condizioni corporee e mentali di una persona, sono considerati anche dati genetici, incluse le foto quelle scattate per interventi. Si può, nel caso ci fosse bisogno per far valere i propri diritti, ricorrere all’Autorità giudiziaria o con ricorso al Garante. “Le norme del Codice della privacy, in aderenza alla disciplina dell’Unione Europea, assicurano che il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali (tutelati,

in generale, dalla Costituzione della Repubblica), nonché della dignità delle persone fisiche, con particolare riferimento alla riservatezza e all’identità personale”. Il Codice inoltre, prevede che, l’Interessato abbia diritto: di conoscere l’esistenza di trattamenti che lo riguardino e di essere informato dal titolare circa le finalità del trattamento; di ottenere l’aggiornamento, la cancellazione, la rettifica dei dati trattati, il blocco o la loro trasformazione in forma anonima se i dati sono usati in difformità di quanto previsto dalla legge; di opporsi in tutto o in parte, per motivi legittimi, al trattamento di dati che lo riguardino.

È giusto che la sanità rispetti la dignità del malato. E chi si erge a paladino come alcune associazioni come il Tribunale del Malato deve, imperativo, assicurare un servizio che è quello di tutelare chi varca la soglia dell’ospedale e non solo. Se vogliamo parlare dell’umanizzazione delle cure, siamo molto lontani. Chi ascolta i guai di poveri cristi non può schernirne le sventure. Abbiamo bisogno di interlocutori che sappiano vigilare sulle inadempienze che vanno a colpire il malato. Al San Giovanni di Dio di Crotone sembra che il tempo si è fermato, in cui la privacy è un optional. E l’indiscrezione delle persone viene messa a disposizione di un pubblico da fiction, solo che in questo caso i personaggi sono veri.