La rivincita della carne: 2 italiani su 3 abbandonano la dieta vegana


Bistecca Day al Villaggio Coldiretti a Torino: un milione di italiani torna a carne, latte e uova nonostante le fake news. I vegani passano dal 3% della popolazione allo 0,9%

Bistecca Day al Villaggio Coldiretti a Torino: un milione di italiani torna a carne, latte e uova nonostante le fake news

Sono già migliaia gli allevatori, i consumatori, i cuochi, i nutrizionisti e i gourmet scesi in campo per la Giornata nazionale della carne italiana con l’apertura al pubblico dei Giardini Reali per il Villaggio della Coldiretti di Torino in Piemonte, la regione con il primato italiano nella valorizzazione delle carni da razze storiche italiane. E’ la rivincita della carne con il #bisteccaday per circa il 95% degli italiani che, nonostante gli allarmismi infondati, le provocazioni e le campagne diffamatorie, non rinuncia ad un alimento determinante per la salute.

Sono già state accese griglie, forni e spiedi con i tutor della carne e gli agrichef si preparano a realizzare i piatti a base di carne con i tagli cosiddetti poveri.

“Si tratta – spiega la Coldiretti – di una operazione verità sulla carne italiana ed i suoi primati qualitativi e di sostenibilità ambientale, ma anche una occasione per aiutare con equilibrio e buonsenso a fare scelte di acquisto consapevoli e non cadere in pericolose mode estreme”.

Sono in arrivo il Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio e quello dell’Ambiente Sergio Costa mentre è già presente il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo per il primo Report Coldiretti su “La rivincita della carne” con analisi, dati sorprendenti, primati e le fake news che colpiscono il settore.

Addio dieta vegana

Due italiani su tre dicono addio all’alimentazione vegana abbandonata da oltre un milione di cittadini che sono tornati a consumare carne, latte o uova nel 2018. A renderlo noto è sempre la Coldiretti su dati Eurispes.

Gli italiani che hanno scelto uno stile alimentare vegan rappresentano nel 2018 appena lo 0,9% del totale rispetto al 3% dello scorso anno.

Le diete vegane escludono dall’alimentazione la carne di qualsiasi animale e tutti i prodotti di origine animale, dai formaggi alle uova, dal burro allo yogurt, dalla panna al gelato, dal latte al miele. All’interno della dieta vegana basata su cereali, legumi, verdura e frutta sono nate correnti di pensiero alimentare ancora più estremiste come i fruttariani (che mangiano solo frutta caduta dagli alberi, ma escludono limoni, kiwi e ananas), i melariani (che si nutrono solo di mele), i fruttariani crudisti (che ingeriscono solo frutta non cotta e non condita).

Ad oggi sono rimasti quindi circa 460mila gli italiani che seguono queste diete restrittive tra i quali a prevalere per oltre i 2/3 sono le donne (68%) ed i giovani, con la percentuale che sale al 2% tra quelli di età compresa tra i 18 ed i 24 anni, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Eurispes. Una scelta sul cui giudizio l’Italia è divisa in due con il 49,4% che la ritiene radicale, fanatica e segnata dall’intolleranza mentre il resto pensa che sia una opzione rispettabile ed anche ammirevole.

“A spingere le convinzioni alimentari sono però spesso – continua la Coldiretti – le fake news che rimbalzano sui social dove non è difficile trovare che mangiare carne, latte o uova faccia sempre male o che chi è intollerante al lattosio non deve mangiare nessun formaggio, tra le bufale alimentari virali in rete”.

“Invece non esiste nessuno studio che provi che mangiare carne anche in giuste quantità sia dannoso per la salute mentre al contrario, i vantaggi di una dieta completa che la includa sono scientificamente indiscussi. Se ne può fare a meno integrando la sua mancanza con altri prodotti animali, come uova in primis, latte e derivati, e in alcuni casi assumendo integratori di vitamine e minerali” aggiunge Coldiretti.

“Serve educazione e buon senso e soprattutto rispetto per tutti i diversi stili alimentari ai quali l’agricoltura italiana può offrire grandi opportunità di scelta grazie ai primati conquistati nella qualità e nella biodiversità” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

“Proprio il rispetto dei principi della dieta mediterranea ha garantito fino ad ora all’Italia una speranza di vita da record a livello mondiale di 82,8 anni, 85 per le donne e 80,6 per gli uomini” ha aggiunto.

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Nel 2018 acquisti di carne col segno più

Nel 2018 si registra una storica inversione di tendenza con l’aumento di oltre il 5% della spesa delle famiglie italiane per la carne, il valore più alto degli ultimi sei anni che avevano fatto registrare un brusco calo dei consumi.

“L’aumento dei consumi – sottolinea la Coldiretti – riguarda tutte le diverse tipologie di carne da quella di pollame (+4%) a quella di maiale (+4%) fino a quella bovina (+5%) che fa registrare il maggior incremento nel primo trimestre rispetto all’anno precedente, in un quadro di sostanziale stagnazione della spesa alimentare (+1,4%)”.

Il consumo medio annuo in Italia di carne (pollo, suino, bovino, ovino) è sceso ai livelli di 79 chilogrammi pro-capite, tra i più bassi in Europa dove i danesi sono a 109,8 chilogrammi, i portoghesi a 101 chilogrammi, gli spagnoli a 99,5 chilogrammi, i francesi e i tedeschi a 85,8 e 86 chilogrammi. E la situazione non cambia se il confronto viene fatto a livello internazionale visto che, secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, nel 2018 il consumatore medio americano mangerà 222,2 chili tra carne rossa e pollame.

Nel Belpase si assiste ad una decisa svolta verso la qualità con il 45% degli italiani che privilegia quella proveniente da allevamenti italiani, il 29% sceglie carni locali e il 20% quella con marchio Dop, Igp o con altre certificazioni di origine secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’.

Vola, infatti, il consumo di bistecca “Doc” con un balzo del 20% nel numero di animali di razze storiche italiane allevati negli ultimi 20 anni sulla base delle iscrizioni al libro genealogico.

Le razze storiche conquistano il mercato

La domanda di qualità e di garanzia dell’origine ha portato ad un vero boom nell’allevamento delle razze storiche italiane da carne che, dopo aver rischiato l’estinzione, sono tornate a ripopolare le campagne dagli Appennini alle Alpi. La razza piemontese con lo storico riconoscimento comunitario dei “Vitelloni Piemontesi della Coscia” a Indicazione Geografica Protetta (Igp) è la più diffusa e può contare su oltre 315mila capi mentre sono più di 52mila quelli di razza marchigiana, quasi 46mila di chianina, 12mila di romagnola, 11mila di maremmana e più di 35mila di podolica per un totale di oltre 472mila animali allevati.

Un patrimonio consolidato anche grazie a iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l’adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne da parte degli allevatori attraverso le fattorie e i mercati di Campagna Amica.

Le carni nazionali sono più sane, perché magre, non trattate con ormoni (a differenza di quelle americane) e ottenute spesso nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali.

Il risultato è una vera rivoluzione nell’offerta di carne in Italia che si estende dalle macellerie ai supermercati, dallo street food alle hamburgherie, fino all’arrivo della carta delle carni nei menu proposti dai ristoranti più prestigiosi. La conoscenza delle caratteristiche specifiche dei diversi tipi di carne è diventato un valore aggiunto che arricchisce l’offerta enogastronomica nella ristorazione.

“Una domanda di trasparenza che va soddisfatta estendendo l’obbligo di indicare la provenienza sulle tavole della diverse forme della ristorazione fuori casa dove ormai si concentra oltre 1/3 dei consumi alimentari” conclude il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “l’obbligo dell’etichetta di origine per la carne vige al momento solo per il commercio al dettaglio”.