Lavoratori distaccati: parte la riforma voluta dall’Europa


Nuove regole per i lavoratori distaccati approvate dal Parlamento europeo: migliori condizioni salariali e lotta alla concorrenza sleale tra le novità

Nuove regole per i lavoratori distaccati approvate dal Parlamento europeo: migliori condizioni salariali e lotta alla concorrenza sleale tra le novità

I lavoratori che vengono temporaneamente inviati all’estero (i cosiddetti lavoratori distaccati) riceveranno un salario uguale per lo stesso lavoro nello stesso posto, secondo le nuove regole votate dal Parlamento europeo in seduta plenaria. La nuova legge mira a migliorare le condizioni di lavoro e assicurare una competizione leale fra le aziende europee.

A Strasburgo il dibattito sul tema è stato acceso, per la necessità di trovare un equilibrio fra i diritti dei lavoratori e una giusta competizione economica.

La riforma (dopo l’entrata in vigore della direttiva, gli stati membri hanno tempo due anni per recepire le norme nella legislazione nazionale) ha lo scopo di assicurare che i lavoratori beneficino di condizioni salariali giuste, che abbiano una reale protezione sociale e che le imprese possano competere in maniera leale.

La mobilità lavorativa nell’UE: chi sono i lavoratori distaccati?

La libertà di fornire di servizi in tutti gli stati membri dell’UE è uno dei pilastri del mercato unico. In termini concreti, la “libera circolazione dei servizi” comporta che le imprese possano fornire un servizio in un altro stato membro senza doversi stabilire in tale paese. A tal fine le imprese devono poter inviare i loro dipendenti in un altro stato membro per effettuare il lavoro richiesto.

Il lavoratore “distaccato” è inviato dal datore di lavoro a prestare un servizio in un altro stato membro per un periodo limitato. La presenza di lavoratori distaccati in un altro stato membro è strettamente collegata alla prestazione del servizio. I lavoratori distaccati rimangono quindi alle dipendenze dell’impresa che li invia e il loro soggiorno è temporaneo.  Per questo i lavoratori distaccati non si integrano nel mercato del lavoro del paese che li riceve e rimangono coperti dal sistema di sicurezza sociale del paese d’origine.

Oltre che in base a valutazioni economiche, il lavoro distaccato viene usato per far fronte alla mancanza di personale in particolare nei casi di bisogno di personale altamente specializzato. Il distacco dei lavoratori è particolarmente usato in alcuni settori economici: il 69,1% dei lavoratori distaccati è impiegato nel settore industriale –il 45% nella sola edilizia-, il 24,9% nel settore dei servizi e l’1,5% nell’agricoltura e pesca.

Non bisogna confondere i lavoratori distaccati con i cosiddetti lavoratori mobili dell’UE. I lavoratori mobili dell’UE si spostano in un altro stato membro per entrare nel mercato del lavoro per un lungo periodo o su base permanente. I lavoratori mobili si integrano quindi nel mercato del lavoro del paese ospitante e sono coperti dal sistema di sicurezza sociale del paese ospite.

Libertà di offrire un servizio e protezione dei diritti dei lavoratori: il giusto equilibrio

Le regole attuali si riferiscono a una direttiva UE del 1996 e stabiliscono una serie di condizioni minime per la protezione di cui beneficiano i lavoratori distaccati, come delle tariffe minime, la durata massima dei periodi di lavoro, le ferie retribuite e le condizioni di impiego.

Negli ultimi vent’anni il mercato del lavoro e l’economia dell’Unione europea sono molto cambiati. Una revisione delle regole è stata quindi necessaria. In particolare, le differenze nel costo del lavoro nei vari paesi UE hanno involontariamente favorito il lavoro distaccato.

Lacune nell’attuale legislazione hanno anche portato a una crescita di pratiche fraudolente come compagnie di facciata con solo un indirizzo postale o sub-appalti finti, con il risultato di sfruttare i lavoratori distaccati e rappresentare una concorrenza sleale alle imprese locali.

I punti principali della riforma

Il punto cruciale della riforma è assicurare che i lavoratori distaccati siano trattati secondo le stesse regole con cui sono trattati i lavoratori locali per quanto riguarda ad esempio il salario. Le regole locali sono stabilite a seconda dei casi da accordi di categoria o da le leggi nazionali. Il datore di lavoro deve farsi carico delle spese di viaggio, amministrative e di alloggio anziché trattenerle dallo stipendio del lavoratore. Il lavoro distaccato può durare fino ad un massimo di 12 mesi con possibilità di estendere la permanenza di ulteriori 6 mesi.

Una volta superato il periodo massimo, si applicano le regole del paese in cui si svolge la prestazione di lavoro. Le agenzie di lavoro temporaneo devono garantire ai lavoratori distaccati le stesse condizioni che si applicano ai lavoratori temporanei assunti nel paese dove viene prestato il lavoro.

Le nuove regole si applicano anche al settore dei trasporti, una volta entrata in vigore la normativa settoriale. Infine, viene rafforzata la cooperazione nei casi di frode.

I numeri del lavoro distaccato

Nel 2016 sono stati registrati 2.3 milioni di lavoratori distaccati nell’Unione europea. Fra il 2010 e il 2016 il loro numero è aumentato del 69%. Tuttavia i lavoratori distaccati restano una minoranza nel mondo del lavoro, non arrivando a rappresentare l’1% dei lavoratori totali nell’UE. I lavoratori distaccati ricevuti in Italia sono lo 0.3% della popolazione attiva italiana.

L’82,3% dei lavoratori distaccati si trova in 15 paesi. Germania, Francia e Belgio ricevono il numero più alto di lavoratori e da sole ospitano circa il 50% di tutti i lavoratori distaccati. I paesi che più inviano lavoratori distaccati all’estero sono la Polonia, la Germania e la Slovenia. Nella metà dei casi i lavoratori distaccati vengono inviati in un paese confinante a quello di origine.