Giornata Mondiale Ambiente: plastica nemico numero uno


Oggi, martedì 5 giugno, si celebra la Giornata mondiale dell’Ambiente 2018: contrastare l’inquinamento da plastica è fondamentale per salvare il Pianeta. Innovazioni e consigli per uno stile di vita sostenibile e plastica free

Martedì 5 giugno si celebra la Giornata mondiale dell’Ambiente 2018: contrastare l’inquinamento da plastica è fondamentale per salvare il Pianeta. Innovazioni e consigli per uno stile di vita sostenibile e plastica free

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente del 5 giugno, che si celebra a partire dal 1972, anno della proclamazione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e quest’anno dedicata alla lotta all’inquinamento da plastica (#BeatPlasticPollution), ENEA fa il punto sulle ricerche in questo settore, invitando ad adottare comportamenti individuali e collettivi all’insegna di uno stile di vita ecosostenibile.

Da quando il chimico italiano Giulio Natta scoprì il Polipropilene isotattico, che gli è valso nel 1963 il Premio Nobel per la chimica insieme al collega tedesco Karl Ziegler, i materiali polimerici derivati dal petrolio, che comunemente chiamiamo plastiche, costituiscono la maggior parte degli oggetti che utilizziamo tutti i giorni; questo perché il basso costo, l’alta funzionalità e l’estrema resistenza rendono la plastica adatta a mille usi, dai contenitori usa e getta alle valvole cardiache.

Ma in pochi anni la sua grande diffusione si è anche trasformata in un’emergenza ambientale. Infatti, da un recente studio dell’ENEA è emerso che oggetti e frammenti di plastica rappresentano oltre l’80% dei rifiuti raccolti sulle coste e nelle acque del Mediterraneo.

Negli ultimi dieci anni la produzione della plastica è stata superiore a quella di tutto il XX secolo e, secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), se non si inverte il trend attuale, nel 2050 nei mari ci sarà più plastica che pesce.

Le tecnologie per recupero e riciclo

Oggetti e frammenti di plastica rappresentano oltre l’80% dei rifiuti raccolti sulle coste e nelle acque del Mediterraneo

“Da tempo l’ENEA studia e sviluppa nuove tecnologie e processi per il recupero e il riciclo di materie prime da rifiuti al servizio del Paese; dal 2015, è anche impegnata nell’attività di monitoraggio e caratterizzazione delle plastiche nei mari, nei laghi, nei fiumi e nelle spiagge; inoltre si occupa di analizzare i fragili equilibri degli ecosistemi”, sottolinea Roberto Morabito, direttore del dipartimento Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali dell’ENEA. “Partendo da queste attività e dall’esperienza pluriennale dei nostri ricercatori, intendiamo favorire comportamenti più compatibili con l’ambiente, riducendo il consumo di plastica ed evitandone l’abuso e l’uso scorretto, senza però ‘criminalizzare’ il materiale in sé”, aggiunge Morabito.

“I materiali polimerici sono materiali leggeri e resistenti dei quali non possiamo più fare a meno. Inoltre, si tratta di materiali che ‘appartengono’ alla Terra, provenendo dalle sedimentazioni millenarie che hanno generato il petrolio”, spiega Loris Pietrelli della divisione Protezione e valorizzazione del territorio e del capitale naturale dell’ENEA.

“Il vero cambiamento di paradigma sta nell’evitare gli usi impropri della plastica, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza delle nostre azioni quotidiane, ad esempio nell’acquisto di prodotti usa e getta e nel loro smaltimento. Ma come ricercatori puntiamo anche a trasformare la plastica da rifiuto disperso nell’ambiente a risorsa per produrre altri oggetti o energia, all’insegna di un’economia circolare”, conclude Pietrelli.

Azioni quotidiane plastica free

Le azioni quotidiane suggerite da ENEA possono riassumersi nel motto: Privilegia, Usa, Riduci, Evita.

PRIVILEGIA

Conoscere il modo in cui gli oggetti di plastica vengono smaltiti o dispersi nell’ambiente ci permette di sceglierli in modo più consapevole. Sarebbe opportuno ridurre la nostra impronta ecologica, privilegiando l’uso di oggetti realizzati in materiali che non ci sopravviveranno, soprattutto per prodotti monouso.

  • tessuti di fibre naturali

Da studi recenti è emerso che per ogni lavaggio in lavatrice si possono scaricare fino a 700mila microfibre, la maggior parte di origine sintetica, che a causa delle dimensioni ridotte non vengono trattenute dagli impianti di depurazione delle acque reflue e si diffondono nell’ambiente. I tessuti realizzati con le fibre naturali sono più idonei per l’ambiente in quanto rilasciano quantità inferiori di microfibre ed essendo traspiranti sono più adatti anche per il nostro corpo.

  • acqua del rubinetto

Per ogni litro di acqua imbottigliata se ne consumano almeno 5 di acqua di processo e si usano 35 g di plastica, pari a 100 cm3 di petrolio, producendo 80 grammi di CO2. Per trasportare una bottiglia di plastica si consumano mediamente circa 20 cm3 di petrolio con emissione di 48 grammi di CO2. Ogni anno in Italia si consumano 270 litri di acqua minerale pro capite, equivalente a 180 bottiglie da 1,5 litri con un impatto ambientale pari a 22 litri di petrolio, 108 litri d’acqua e 23 kg di CO2.

  • cialde per il caffè compostabili

Sono 10 miliardi le capsule per il caffè in plastica vendute nel mondo. Solo queste in Italia producono circa 120mila tonnellate di rifiuti all’anno. Tutto ciò solo per mettere 5 g di polvere di caffè in un imballaggio monouso! Meglio privilegiare cialde biodegradabili oppure l’uso della moka o di altre caffettiere.

  • prodotti con packaging ridotto, biodegradabile o compostabili, prodotti alla spina e ricariche

Rifiuti in plasticaSecondo studi ENEA oltre il 17% del packaging rinvenuto sulle spiagge italiane è costituto da materiale utilizzato per avvolgere cibo. Spesso affidiamo al packaging una ragione estetica piuttosto che funzionale “impacchettando” anche ciò che è già “protetto” in natura (come ad esempio la noce di cocco o il melone). Tra i vari tipi di imballaggi, il packaging multi-materiale è difficilmente riciclabile mentre tra quelli più utilizzati vi è il polistirolo espanso (PSE) che a causa della sua bassa densità, non sempre viene riciclato. A questo proposito, l’ENEA sta sviluppando un processo di solubilizzazione che consente di recuperare il polimero vergine.

  • raccolta differenziata

Secondo studi recenti nel 2017 la raccolta differenziata ha registrato un trend positivo con 52,5% (+5% rispetto al 2015), ma siamo comunque in ritardo rispetto all’obiettivo del 65% fissato per il 2012. La raccolta differenziata favorisce il riciclaggio delle plastiche, la riduzione degli impatti sull’ambiente e la sostenibilità economica.

USA

Gli oggetti di plastica che utilizziamo nelle nostre azioni quotidiane vivranno con noi e dopo di noi per un periodo più o meno lungo. Nel frattempo, se non correttamente smaltite, si degradano e interagiscono con molecole inquinanti diffuse nell’ambiente che possono essere veicolate nelle varie catene alimentari fino ad arrivare nei nostri piatti.

  • contenitori di lunga durata, stoviglie riutilizzabili o biodegradabili

I polimeri più comunemente utilizzati (polipropilene, polietilene, polistirene) per realizzare i contenitori permangono nell’ambiente fino a centinaia di anni. Se non è possibile utilizzare oggetti di lunga durata come quelli di vetro, è preferibile usare oggetti in materiale biodegradabile o compostabile come i biopolimeri (ad esempio quelli derivati da zuccheri).

  • shopper bag riutilizzabili, biodegradabili o compostabili

Il consumo mondiale annuale di sacchetti di polietilene è stimato in 500 miliardi. Da studi ENEA è emerso che la maggior parte dei frammenti di plastica ritrovati in mare, nei laghi e lungo le spiagge derivano dalla degradazione di sacchetti di polietilene i cui frammenti (<2,5 cm) rappresentano il 22% dei rifiuti plastici che invadono le nostre spiagge. La maggior parte di essi viene utilizzata una sola volta e poi gettata via.

  • simbologia presente sugli oggetti di plastica

Attenzione ai materiali utilizzati per gli imballaggi: si può imparare a riconoscere i diversi materiali polimerici attraverso la simbologia prevista dalla Direttiva 94/62/CE (art. 219 c. 5) che invita i produttori a indicare le caratteristiche dei materiali utilizzati. Sulle confezioni di plastica, il nastro di Moebius (le tre frecce che si rincorrono formando un triangolo) è il simbolo della riciclabilità, mentre i numeri presenti al suo interno (da 1 a 7) indicano il polimero utilizzato secondo un codice prestabilito che, in alcuni casi, è accompagnato anche da sigle. Questo può aiutare nella gestione della plastica a fine vita.

RIDUCI

Quando facciamo la spesa acquistiamo solo ciò di cui abbiamo bisogno, favorendo uno stile di vita più rispettoso dell’ambiente.

  • utilizzo di bottiglie di plastica

le bottiglie di plastica sono state rinvenute nel 92% delle spiagge italiane monitorate (studio ENEA). Per produrre le bottiglie per l’acqua usate in un anno negli Stati Uniti, occorrono 17 milioni di barili di petrolio (mentre il 20% della popolazione mondiale non ha accesso all’acqua potabile). Per portare l’acqua sempre con noi, possiamo utilizzare bottiglie riutilizzabili per un tempo più lungo.

  • acquisto di prodotti alimentari freschi già confezionati (ortofrutta, pane, formaggi)

Da studi ENEA il 74 % della plastica rinvenuta nelle acque dei principali laghi italiani è costituita da frammenti spesso riconducibili al packaging e circa il 20% è costituta da PSE.

  • uso di accendini usa e getta

Da studi ENEA è emerso che gli accendini sono presenti nel 42% delle spiagge italiane monitorate. Sono difficili da riciclare perché costituti da più materiali che vivranno molto a lungo. È preferibile utilizzare quelli ricaricabili.

EVITA

Il 97 % dell’acqua del pianeta si trova negli oceani che, oltre a regolare la vita sulla Terra, costituiscono un serbatoio di CO2, determinano il clima e contengono la maggior parte delle specie del pianeta. Eppure oltre 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare ogni anno, trasportati dai fiumi. Se il rifiuto esiste in natura, è solo grazie alla nostra specie: la natura non conosce questo termine.

  • cotton fioc non biodegradabili

I bastoncini per la pulizia delle orecchie gettati nel wc superano gli impianti di depurazione e, attraverso i fiumi, raggiungono il mare. Da una recente ricerca ENEA è emerso che tutte le spiagge italiane sono cosparse di questi bastoncini colorati che si degradano formando microplastiche che rappresentano il 46% degli “oggetti” rinvenuti. Non solo: lungo le spiagge italiane ne sono stati stimati 100 milioni. Se li mettessimo in fila, raggiungerebbero il centro della Terra. Dal primo gennaio 2019 scatterà il divieto di commercializzare in Italia cotton fioc non biodegradabili.

  • cannucce per bere

Da studi ENEA, le cannucce integre costituiscono l’1,1% dei rifiuti di plastica trovati sui litorali italiani e sono presenti nel 75% delle spiagge monitorate. Le usiamo per pochi minuti, spesso sono a loro volta impacchettate, il loro utilizzo termina lì ma la loro vita e il loro “naufragare” continua per decenni contribuendo poi alla produzione di microplastiche.

  • prodotti usa e getta in genere

La goccia di petrolio che serve per creare un bicchiere di plastica, che si usa per pochi minuti, impiega 70 milioni di anni a formarsi. Riflettiamo sul fatto che si fabbricano oggetti che si utilizzano per pochi minuti con materiali che durano per sempre. L’UE ha proposto nuove regole che introdurranno il divieto di commercializzare alcuni prodotti di plastica: laddove esistono alternative facilmente disponibili ed economicamente accessibili, gli oggetti monouso saranno esclusi dal mercato. Oltre ai bastoncini per le orecchie a alle cannucce, il divieto si applicherà a posate, piatti, mescolatori per bevande e aste per palloncini, tutti prodotti che dovranno essere fabbricati esclusivamente con materiali sostenibili.

  • utilizzo di cosmetici con microplastiche (scrub, creme e dentifrici)

Secondo recenti studi europei, ogni anno si usano oltre 4 mila tonnellate di microsfere (microbead), pari a 17,5 mg pro capite ogni giorno, che non vengono trattenute dai depuratori e si riversano totalmente in mare. Oltre il 90% è costituita da polietilene. Recentemente è stata approvata una normativa che ne vieterà l’uso a partire dal 2020.

  • utilizzo di rasoi usa e getta

Sono difficilmente riciclabili poiché assemblati con materiali diversi fra loro. In un anno, rasandoci ogni giorno produciamo 1,65 kg di rifiuti se si utilizzano rasoi usa e getta mentre se si opta per i rasoi ricaricabili, la quantità di rifiuti è 12 volte inferiore[2] (0,14 kg).

I geologi: “Plastica problema da affrontare su scala mondiale”

Oggetti e frammenti di plastica rappresentano oltre l’80% dei rifiuti raccolti sulle coste e nelle acque del Mediterraneo
Un tratto del lungomare Marconi a Torre Annunziata

“L’uso indiscriminato e l’abbandono di tonnellate di rifiuti plastici non biodegradabili nei mari e negli oceani costituiscono una grave minaccia e un pericolo per l’habitat marino ricco di biodiversità e fondamentale per la vita dell’uomo”. Lo dichiara Vincenzo Giovine, Vice Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi e coordinatore della Commissione Ambiente CNG, in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente 2018.

“L’inquinamento e la diffusione delle microplastiche sono problematiche che devono essere affrontate su scala mondiale sia con azioni di sensibilizzazione verso i governi e le popolazioni – spiega il Vice Presidente CNG – sia, a livello pratico, con l’incentivazione delle attività di recupero e di riciclo dei materiali plastici”.

Per il coordinatore della Commissione Ambiente CNG, oltre al tema della riduzione dell’inquinamento della plastica, che costituisce un’emergenza mondiale di estrema attualità, permangono tantissime altre criticità ambientali irrisolte.

A livello prettamente ambientale, possiamo citare la necessità del recupero delle aree dismesse come opportunità per uno sviluppo sostenibile, per la tutela della salute e la rigenerazione del territorio con conseguente riduzione del problema legato al consumo di suolo.

Di fondamentale importanza, inoltre, risulta la tutela della risorsa idrica superficiale e sotterranea per un uso consapevole, razionale, programmato e duraturo nel tempo. Se il riciclo è un’operazione indispensabile di salvaguardia dell’ambiente, altrettanto può esserlo, l’incentivazione con adeguato controllo e monitoraggio delle risorse naturali per la produzione di energia, come ad esempio la geotermia.

“Per raggiungere l’auspicato obiettivo di salvaguardare il pianeta e l’ambiente in cui viviamo, – spiega Giovine – è necessario formare e diffondere una cultura ambientale sia a livello scolastico per le nuove generazioni sia a livello tecnico normativo come sostegno per la politica nel suo compito di formulare ed emanare leggi più attente agli aspetti preventivi purtroppo sempre richiamati, ma mai applicati con la dovuta decisione”.

Come Consiglio Nazionale, dobbiamo rilevare che occorre fare di più sui temi ambientali poiché coinvolgono direttamente la vita delle persone. I segnali positivi degli ultimi tempi devono trovare maggiore spazio nell’agenda politica per avviare, con maggiore convinzione, programmi e azioni di mitigazione dei rischi naturali a tutela dell’ambiente e dei cittadini” conclude.

Coldiretti: “Solo il 57% fa la raccolta differenziata”

Il riciclo degli imballaggi in plastica finisce al vaglio della Procura della Repubblica. Il Codacons presenta un esposto contro Conai e Corepla e chiede alla magistratura di verificare il rispetto degli obiettivi minimi fissati dalla legge.

Solo il 57% degli italiani fa la raccolta differenziata per la maggior parte dei propri rifiuti per il riciclo nonostante il servizio sia offerto da quasi la totalità dei Comuni italiani (98%) che coprono il 99,5% della popolazione, secondo l’accordo Anci-Conai.

Ad affermarlo è la Coldiretti in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente dedicata al problema della plastica, sulla base dei dati Eurobarometro.

“Gli italiani – sottolinea la Coldiretti – si pongono ben al di sotto della media dell’Unione Europea dove il 65% dei cittadini pratica la raccolta differenziata per i rifiuti. Un comportamento che si scontra con il fatto che ben il 95% degli italiani ritiene importante proteggere l’ambiente messo a rischio, nell’ordine, dalla quantità crescente di rifiuti, dall’inquinamento atmosferico e dai cambiamenti climatici”.

“In realtà si assiste anche in Italia ad una maggiore consapevolezza dell’importanza di adottare comportamenti più sostenibili come dimostrano le scelte di acquisto che portano a privilegiare prodotti meno inquinanti a partire, ad esempio – conclude la Coldiretti -, dalla spesa a chilometro zero dal contadino”.

Adoc: “Raccolta differenziata fondamentale per tutelare l’ecosistema”

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente l’Adoc pubblica e diffonde la guida “Raccolta differenziata: come farla nel modo giusto”. Un utile compendio di consigli per evitare gli errori più comuni.

“Ancora oggi molti consumatori incontrano delle difficoltà nello smaltire correttamente i propri rifiuti domestici – dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc – Spesso accade che alcuni materiali vengano inseriti nei cassonetti sbagliati, ad esempio i bicchieri di cristallo nella raccolta del vetro oppure gli scontrini fiscali nella raccolta della carta e del cartone. Ci sono infatti numerosi prodotti “trabocchetto” con cui è facile cadere in errore. La raccolta differenziata offre una valida alternativa al classico smaltimento dei rifiuti eseguito in discarica, offrendo numerosi benefici, sia di ordine ambientale e salutistico, sia a livello economico diretto e indiretto. Inoltre è un elemento fondamentale alla base dell’economia circolare, al fine di aumentare il livello di sostenibilità e della qualità della vita.”

I 5 errori più comuni

Al primo posto troviamo, come detto, gli scontrini fiscali nella raccolta della carta. Al contrario gli scontrini, dato che sono fatti con carte termiche, i cui componenti reagiscono al calore, creando problemi di riciclo, vanno inseriti nel cassonetto del non riciclabile.

Al secondo posto gli oli vegetali: una volta usato in cucina, l’olio diventa rifiuto altamente inquinante: per il sottosuolo, per la flora, per qualsiasi specchio d’acqua e per i depuratori. Non va quindi gettato né negli scarichi né nell’umido ma raccolto e consegnato negli appositi centri di raccolta.

Al terzo posto troviamo il cartone della pizza: spesso lo troviamo gettato nella carta ma quello è il suo posto solo se pulito e privo di residui di cibo, altrimenti va messo nell’umido o nell’indifferenziato (a seconda dei Comuni).

Al quarto posto incontriamo le lampadine nella raccolta del vetro: è assolutamente sbagliato in quanto vanno gettate negli appositi centri di raccolta o nell’indifferenziato se sono ad incandescenza.

Al quinto posto, per finire, i piccoli elettrodomestici (es. asciugacapelli o rasoi elettrici) nell’indifferenziato. Ricordiamo che tutti i dispositivi elettronici di dimensione inferiore a 25 centimetri, con una tensione non superiore a 1000 volt se alternata e a 1500 volt se continua, e provenienti dai nuclei domestici, anche senza l’acquisto di un elettrodomestico equivalente, possono essere consegnati nei negozi appositi e da questi smaltiti (c.d. Uno Contro Zero).

Per ovviare a questi ed altri errori e per realizzare una raccolta perfetta, l’Adoc ha realizzato una guida completa alla gestione della raccolta differenziata, evidenziando quali prodotti possono essere riciclati e quali no. Dall’umido/organico alla plastica, dalla carta al vetro, dai farmaci ai rifiuti elettronici, la guida copre tutti o quasi i materiali che vengono quotidianamente utilizzati dai consumatori. Fermo restando che la raccolta varia da Comune a Comune, in particolare per alcuni materiali come il polistirolo e l’alluminio. Per questo consigliamo ai consumatori di chiedere sempre al proprio Comune di residenza la corretta procedura di smaltimento.

Ministro Centinaio: “Impegno per ridurre uso plastica e sprechi alimentari”

“Siamo la Patria della biodiversità, unici al mondo per modelli produttivi capaci di unire storia, paesaggi e tradizioni. Ecco perché abbiamo una responsabilità in più e possiamo guidare la discussione, anche internazionale, in tema di ambiente ed economia circolare. Sono necessari strumenti nuovi di condivisione e investimenti concreti nei settori delle energie rinnovabili, contrasto al consumo del suolo, deforestazione. Questo vuol dire anche ridurre l’impiego della plastica come nel caso delle vaschette per alimenti e proseguire la lotta agli sprechi alimentari, dando vita alla catena virtuosa del riciclo. Prendersi cura della Terra passa anche dalla somma di gesti quotidiani e da una svolta collettiva. Su questi temi c’è l’impegno del Ministero che guido. Ma c’è bisogno anche di quello di tutti i cittadini. Lavoriamo insieme. Per cambiare.”