Coldiretti: tagli alla Politica Agricola Comune (PAC) insostenibili


Riforma europea della Politica Agricola Comune (PAC): l’Italia rischia di perdere 2,7 miliardi con le proposte del Commissario Europeo all’agricoltura Phil Hogan

Riforma europea della Politica Agricola Comune (PAC): l'Italia rischia di perdere 2,7 miliardi con le proposte del Commissario Europeo all’agricoltura Phil Hogan 

Le ipotesi di taglio alla Politica Agricola Comune (PAC) sono insostenibili in un settore chiave per vincere le nuove sfide che l’Unione (UE) deve affrontare, dai cambiamenti climatici, all’immigrazione, alla sicurezza.

Ad affermarlo è il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare le proposte di riforma della PAC presentate dal Commissario Europeo all’agricoltura Phil Hogan che secondo alcune analisi sui dati della Commissione potrebbero far perdere all’Italia circa 2,7 miliardi a prezzi correnti rispetto all’attuale periodo di programmazione.

L’ ipotesi di riduzione dei fondi è stata giustamente bocciata dal Parlamento Europeo oltre che dagli stessi cittadini dell’Unione che per il 90% – sottolinea la Coldiretti – sostengono la politica agricola a livello comunitario per il ruolo determinante per l’ambiente, il territorio e salute secondo la Consultazione pubblica promossa dalla stessa Commissione europea.

Ma soprattutto preoccupa l’impatto negativo di questa riduzione di bilancio sui redditi degli agricoltori impegnati a garantire i migliori standard di qualità, sanitari ed ambientali. “Occorre – continua la Coldiretti – mantenere il budget per la PAC al livello attuale in prezzi costanti e garantire una più equa distribuzione delle risorse tra gli Stati superando gli squilibri che hanno caratterizzato il passato”.

“Solo in questo modo – conclude Coldiretti – si potranno cogliere gli elementi positivi pur presenti nella proposta di Riforma che vanno dal maggiore sostegno ai giovani agricoltori all’importanza della sostenibilità, dall’attenzione al concetto di vero agricoltore fino al maggior peso del lavoro, anche familiare, e dei criteri socioeconomici per la ridistribuzione interna dei pagamenti diretti”.