Alzheimer: parte la seconda fase di Train the Brain


Al via con 100 pazienti anziani la seconda fase del progetto basato sullo stile di vita per prevenire le demenze. “Una medicina senza medicine”, spiega il neurologo Ubaldo Bonuccelli che presenterà l’iniziativa al 9° Congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer

In rampa di lancio all’ospedale S. Chiara di Pisa Train the Brain, seconda fase del progetto ideato dal neurobiologo Lamberto Mattei per combattere l’Alzheimer con lo stile di vita

In rampa di lancio all’ospedale S. Chiara di Pisa Train the Brain 2, seconda fase del progetto ideato dal neurobiologo Lamberto Mattei per combattere l’Alzheimer con lo stile di vita. “Visto che i farmaci fanno flop, proviamo ad allenare neuroni e muscoli in un contesto socializzante”, spiega il professor Ubaldo Bonuccelli, direttore del reparto di Neurologia – Neurofisiopatologia, riferimento dell’iniziativa che coinvolge anche il CNR.

Train the Brain 2 sarà presentato ufficialmente al 9° Congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer in calendario a Montecatini Terme, Teatro Verdi, il 18 e 19 maggio, per l’organizzazione dell’Università di Firenze con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. Bonuccelli ne anticipa qui temi e caratteristiche messi a punto sul modello del primo progetto sperimentato nel 2014 con risultati assai promettenti.

“In sostanza”, dice, “Train the Brain è una medicina senza medicine che si rifà all’antico detto mens sana in corpore sano. L’obiettivo è di aiutare gli anziani a tenere attivi mente e corpo per prevenire e/o rallentare il decadimento cerebrale, ossia demenze e Alzheimer. Abbiamo reclutato 100 pazienti a rischio o già affetti da lieve deficit: 70 parteciperanno per 7 mesi al programma completo. Gli altri 30 faranno invece attività pro forma, tipo placebo. Così, alla fine, potremo mettere a confronto i due risultati in modo statisticamente adeguato”.

Mancando farmaci miracolosi, anche Train the Brain 2 utilizzerà dunque armi alla portata di tutti: spettacoli, giochi, rapporti sociali e attività fisica con una serie di esercizi di complessità crescenti rispetto alla precedente esperienza. Comunque sempre cineforum, incontri, musicoterapia, racconti di gruppo, danza, cyclette e stretching allo scopo di tonificare insieme gambe e cervello.

Il programma è strutturato in 8 cicli, ognuno dei quali diviso in 18 sessioni di attività destinate a stimolare varie funzioni cognitive: attenzione uditiva e visiva, memoria visuo-spaziale, immaginazione, orientamento spazio-temporale e personale, memoria verbale, abilità lessicali, memoria affettiva, per volti e nomi, logica. Sono previste due sessioni di 60 minuti al giorno, tre volte a settimana. Ogni ciclo durerà tre settimane, poi le stesse sedute saranno riproposte aumentando le difficoltà.

I partecipanti saranno via via sottoposti a controlli e analisi. Sotto l’aspetto scientifico Train the Brain 2 ha infatti un obiettivo primario con particolare riferimento ai marcatori della neuro-infiammazione coinvolta nel processo di Alzheimer: capire, attraverso alcune sofisticate metodologie di biologia molecolare e di neurochimica, che cosa causa il miglioramento registrato nei pazienti grazie all’esercizio fisico e alle attività socializzanti/cognitive.

“Che un stile di vita sano abbia effetti benefici è ormai accertato”, osserva Bonuccelli, “Il metodo Train the Brain andrebbe dunque applicato su larga scala. C’è che occorrono strutture specifiche con personale e risorse ingenti. Impossibile? In realtà non sarebbe niente di più costoso, anzi forse costerebbe meno, di quanto in Italia Stato e famiglie spendono ogni anno per i 2,5 milioni di malati: almeno 50 mila euro a testa tra costi diretti (farmaci, assistenza, ricoveri, analisi) e indiretti (badanti, pazienti e familiari costretti a lasciare il lavoro)”.