Con sacchetti bio meno frutta sfusa e più prodotti confezionati


Coldiretti: dall’introduzione dei sacchetti biodegradabili a pagamento calo delle vendite di frutta sfusa

Nei primi tre mesi del 2018, per effetto dell’introduzione dell’obbligo dei sacchetti, si registra una flessione delle quantità vendute di “sfuso” del 3,5% (-7,8% la spesa) a fronte di un’impennata senza precedenti degli acquisti di ortofrutta fresca confezionata

Il calo dei consumi colpisce l’ortofrutta nel primo trimestre dell’anno, che fa registrare anche l’introduzione dei sacchetti biodegradabili a pagamento nei supermercati per l’acquisto di frutta e verdura sfusa.

La flessione arriva dopo il record italiano del decennio, con 8,52 miliardi di chili acquistati nel 2017, un aumento del 2,2% rispetto all’anno precedente ed una storica inversione di tendenza rispetto al passato secondo un’analisi di Coldiretti a commento delle elaborazioni Ismea.

Nei primi tre mesi del 2018, per effetto dell’introduzione dell’obbligo dei sacchetti, si registra una flessione delle quantità vendute di “sfuso” del 3,5% (-7,8% la spesa) a fronte di un’impennata senza precedenti degli acquisti di ortofrutta fresca confezionata (+11% in volume e +6,5% la spesa).

Le polemiche attorno ai sacchetti – sottolinea la Coldiretti – rischiano di colpire uno dei settori più importanti del Made in Italy agroalimentare che ha un impatto rilevate sull’economia, sul lavoro, sull’ambiente ma anche sulla qualità dell’alimentazione”.

“Occorre sostenere i consumi di alimenti – spiega Coldiretti – alla base della dieta mediterranea che hanno garantito all’Italia primati di conquistare primati mondiali di longevità, tanto che la speranza di vita degli italiani è salita a 82,8 anni, 85 per le donne e 80,6 per gli uomini”.

In una situazione in cui la frutta e verdura è la principale voce di spesa degli italiani per un importo pari a circa 1/4 del totale, il consiglio della Coldiretti è di verificare l’origine dei prodotti acquistati e di privilegiare quelli italiani o a chilometri zero per sostenere l’economia e l’occupazione nazionale ma anche garantirsi maggiore freschezza, genuinità e sicurezza. L’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il 99,4% dei prodotti ortofrutticoli che sono risultati regolari per residui chimici secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute.