Raid USA, GB e Francia su Damasco e Homs: Russia infuriata


Alta tensione dopo gli attacchi della notte condotti da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia su Damasco e Homs. Mosca: “Ci saranno conseguenze”

Alta tensione in Siria e a livello mondiale dopo i raid compiuti nella notte da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia con bombardamenti a Damasco e Homs.

Alta tensione in Siria e a livello mondiale dopo i raid compiuti nella notte da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia con bombardamenti a Damasco e Homs.

Ad annunciare l’attacco, ipotizzato in seguito al presunto uso di armi chimiche da parte del governo siriano di Assad smentito da Damasco e dalla Russia, è stato il presidente americano Donald Trump in un discorso alla nazione.

Secondo la Casa Bianca i raid hanno colpito obiettivi ben definiti, come centri di produzione o stoccaggio di armi chimiche. Sarebbero stati colpiti un centro di ricerca, un sito di stoccaggio per a Homs e un posto di comando.

Come riferisce l’agenzia Dire il governo francese ha mostrato sui suoi account Twitter aerei Rafale in decollo, mentre quattro Tornado britannici partiti sembrerebbe dalla base cipriota di Akrotiri hanno condotto l’operazione contro una installazione vicino Homs.

Le parole di Trump, May e Macron

I raid notturni sono stati concordati e portati avanti da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Trump ha parlato di “un’azione congiunta contro barbarie e brutalità” mentre la premier britannica Theresa May ha spiegato che “abbiamo ritenuto fosse giusto e legale intervenire militarmente con alleati per alleviare ulteriori sofferenze umanitarie riducendo la capacità di usare armi chimiche da parte del regime”.

May ha spiegato che non si tratta “di interferire in una guerra civile, né di cambiare un governo: è un attacco limitato con chiari confini che vuole evitare l’escalation e altre vittime civili”.

“La linea rossa fissata dalla Francia nel maggio del 2017 è stata superata. Quindi ho ordinato alle forze armate francesi di intervenire questa notte, nell’ambito di un’operazione internazionale congiunta con gli Stati Uniti d’America e il Regno Unito e diretta contro arsenali chimici clandestini del regime siriano” ha affermato invece il presidente francese, Emmanuel Macron.

La reazione della Russia

Il presidente russo Vladimir Putin, da poco rieletto, ha definito i raid “un atto di aggressione contro una nazione sovrana. La Russia condanna fortemente l’attacco in Siria, dove i militari siriani stanno aiutando il governo legittimo nella guerra contro il terrorismo”.

“Con le loro azioni, gli Stati Uniti stanno peggiorando sempre di più la catastrofe umanitaria in Siria, portando sofferenze ai civili” è spiegato in una nota del Cremlino. “Gli Stati Uniti, Paese che ha il più grande arsenale di armi chimiche, non hanno il diritto morale di accusare altri Paesi. Per Putin “i raid sono stati condotti in violazione della carta delle Nazioni Unite e dei principi del diritto internazionale. Questa azione non resterà senza conseguenze”.

Le reazioni in Italia

Il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è stato costantemente informato questa notte degli sviluppi degli attacchi militari in Siria, mantenendosi in contatto con i ministri Esteri e Difesa e con i vertici militari. Nella mattinata il Premier ha tenuto una dichiarazione dalla Sala Galeoni di Palazzo Chigi e ha parlato di raid “motivati dall’uso di armi chimiche”.

Un’azione “circoscritta, mirata a colpire le armi chimiche, che non può e non deve essere l’inizio di un’escalation. Questo è quanto l’Italia ha ribadito nei giorni scorsi e continuerà a ribadire” ha spiegato Gentiloni.

“Non è troppo tardi per lavorare alla soluzione della crisi siriana. Anzi, anche quello che è successo, che deve restare circoscritto, può essere un ulteriore campanello d’allarme e uno stimolo a dare centralità al dialogo. Ne ho parlato anche in queste ore con il responsabile delle trattative per le Nazioni Unite, l’ambasciatore De Mistura – ha proseguito -. Non è momento dell’escalation, ma di mettere al bando le armi chimiche, della diplomazia e del lavoro per dare stabilità e pluralismo alla Siria dopo sette anni di conflitto tormentato e terribile”.